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“Vendetta”per i martiri di Otranto

LA VICENDA. Sul finire del Quattrocento si susseguirono gli eventi che portarono Roberto Malatesta ad acquisire l’appellativo ‘il Magnifico’ e fama internazionale. Dalla battaglia di Campomorto agli onori di Roma

Roberto Malatesta, figlio illegittimo di Sigismondo Pandolfo Malatesta e di Vannetta De’ Toschi, nasce nella malatestiana Fano nel 1440. Pur giovanissimo si impone, sulle orme del padre, come valorosissimo capitano di ventura al servizio dei più importanti principi italiani.

Federico da Montefeltro, pur acerrimo nemico del padre, ha grande stima di Roberto e lo aiuta a difendere Rimini dall’assedio delle truppe papaline comandate da Napoleone Orsini. Siamo nel 1469, Federico consiglia di attendere rinforzi ma Roberto pur avendo un esercito inferiore vuole lanciarsi nella lotta. Federico si rassegna: “ Figliolo, da poiché comprendo l’animo vostro grande e virile, che ben dimostrate essere vero figliolo dell’ill.mo Sig. Sighismondo, il quale fo signore senza paura, ora sia al nome del beato San Giorgio: andate ad assalire animosamente, che sempre vi sarò alle spalle”. Non è poco come riconoscimento attribuito a Sigismondo da parte dell’odiato Federico.

Roberto sbaraglierà il nemico e susciterà tanta ammirazione in Federico da indurlo a concedergli la mano della figlia secondogenita Elisabetta. Purtroppo la fanciulla aveva solo 7 anni e il matrimonio si potè celebrare solo nel 1475 quando Elisabetta compì 13 anni. A Rimini furono organizzati festeggiamenti grandiosi, con invitati da tutte le corti d’Italia; tutta la città fu coinvolta con giochi, canti, danze e naturalmente cibo abbondante per tutti. Per l’occasione furono costruiti in zucchero i modellini dei principali monumenti della Città. Di fatto, da quel giorno, i due grandi nemici Federico e Sigismondo diventano consuoceri, anche se nel frattempo Sigismondo era venuto a mancare.

L’invasione di Otranto e la battaglia di Campomorto

Qualche anno dopo, il 14 agosto 1480 succede un fatto terribile che sgomenta tutta l’Europa cristiana: i turchi in forze attaccano Otranto e lo conquistano. Le donne e i bambini furono condotti in schiavitù, mentre furono decapitati sul colle della

Nel 1480 i turchi conquistano Otranto, decapitando 800 uomini che rifiutano di rinnegare la Fede.

Nel 1482 Malatesta difende Roma dal Regno di Napoli, che aveva assoldato proprio le truppe turche

Minerva 800 otrantini (maschi dai 14 anni in su) che si erano rifiutati di rinnegare la religione cristiana: essi sono ricordati come i santi Martiri di Otranto. L’anno dopo Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, riconquista Otranto ma non si fa scrupolo di assoldare truppe turche per muovere contro lo Stato Pontificio. Nel 1482 Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli, invade lo stato pontificio con le truppe al comando dello stesso Alfonso duca di Calabria e giunge alle porte di Roma.

Papa Sisto IV, terrorizzato, chiama in difesa il miglior condottiero del momento: Roberto Malatesta che organizza immediatamente le difese e contrattacca le truppe napoletane. Il 21 agosto del 1482 avviene un’epica battaglia sotto un terribile nubifragio, in una località delle paludi pontine chiamata Campomorto, vi furono migliaia di morti, cosa straordinaria per quei tempi, alla fine Roberto risultò vincitore sbaragliando i nemici e salvando lo Stato Pontificio.

Molti soldati napoletani nella fuga annegarono nelle paludi e Alfonso si salvò a stento aiutato dagli stessi mercenari turchi.

Roberto fu accolto a Roma in trionfo e gli venne attribuito il titolo di “magnifico”. Venne anche scolpito in marmo il suo ritratto equestre collocato, unico caso, entro la basilica di San Pietro. La scultura verrà poi trafugata da Napoleone e portata al Louvre ove si trova attualmente. Fu tale il clamore di questa battaglia che venne rappresentata nel registro inferiore della Cappella Sistina, affresco con il titolo di Mosè che attraversa il mar Rosso.

Nel dipinto (foto di apertura), attribuito a Cosimo Rosselli, si evidenzia il ritratto di Roberto Malatesta a fianco di Mosè mentre gli egiziani, vestiti da turchi, annegano nelle acque del Mar Rosso, con chiari riferimenti alle paludi di Campomorto.

Il triste epilogo

Poche settimane dopo Roberto morirà di malaria contratta nelle paludi, lasciando la povera Elisabetta vedova a soli venti anni. Lo stesso anno le morirà anche il padre, Federico da Montefeltro.

Elisabetta si ritirerà in un convento presso Urbino, assumendo il nome di Chiara.

A Roma, nel quartiere di Torpignattara, vi è ancora oggi una piazza e una importante via intitolata a Roberto Malatesta con tanto di stazione della metropolitana, linea “C” denominata proprio “Malatesta”.

Pier Luigi Foschi