Anche nei semivuoti giorni infrasettimanali dell’estate da poco finita la spiaggia libera dalle mie parti era sempre affollata: un melting pot di utenza variegata con una babele smontabile di ombrelloni e sedie da maxistore di casalinghi, e ci fossero mai due kit di colori simili. Zone franche che noi riminesi tradizionalmente vediamo con una certa diffidenza come terra di un turismo bassospendente. Ma in realtà oggi, oltre a tanti turisti estemporanei, nelle spiagge libere c’è anche chi risiede in albergo e risparmia sui servizi balneari perché la capacità di spesa è quella che è. Come noto a Rimini le spiagge libere sono state sempre meno di quanto dovrebbero essere e l’Amministrazione Comunale ha annunciato un incremento col nuovo piano dell’arenile. Come noto, le concessioni devono andare a bando e si è in attesa del decreto indennizzi, ma ritardo per ritardo (per colpa di governi di varia natura, specifichiamo) a questo punto far passare anche le elezioni Regionali non sarà un problema. E se veramente le spiagge rischiano di andare a finire alle multinazionali – questo lo dicono i balneari, mica io – perché non cercare di girare allora la questione a nostro favore?
Fino a oggi gli alberghi si sono promossi vantando di essere di fronte a spiagge attrezzate. E se domani il valore aggiunto, invece, fosse quello di trovarsi di fronte a una spiaggia libera? O, ancora meglio, trovarsi a portata sia di spiaggia attrezzata che di spiaggia free, così il turista può scegliere? E così la finiamo di considerare le spiagge libere come una scomoda presenza non fatturante da nascondere sotto la sabbia.

