Home Attualita Una vita Serena. La gioia oltre la malattia

Una vita Serena. La gioia oltre la malattia

La fragilità del suo corpo faceva a pugni con la sua vitalità. E la sua solarità ha contagiato quanti hanno compiuto un pezzo di strada con lei: babbo Mario, mamma Gina, il fratello Roberto, i compagni di classe della III H di Villa Verucchio, gli amici del catechismo e di San Martino dei Mulini, dove viveva.
Affetta da progeria, rarissima malattia genetica che causa l’invecchiamento precoce (quattro i casi accertati in Italia), la dodicenne Serena Teresa Ciullo, per tutti semplicemente Serena, in pratica aveva 96 anni quando un anno fa ha iniziato a camminare nell’eternità.
Il rapporto speciale che legava gli amici a Serena non si è spezzato con la morte della 12enne di San Martino. Anzi, ha contagiato anche tanti adulti. “La sua è una testimonianza importante, una storia che ha lasciato un segno anche nell’Istituto. – assicura la preside vicaria dell’Istituto Comprensivo di Verucchio, la prof.ssa Ornella Scaringi –I compagni di classe sono fedeli custodi della memoria ma è giusto lasciare un ricordo anche a quanti siederanno dopo di loro sui banchi di scuola”.
Quando il prof. di spagnolo, Pratelli, in consiglio di classe ha lanciato la proposta di intitolare a Serena la biblioteca della media “Pazzini”, ha colto nel segno: quella “dedica” poteva diventare la traccia indelebile della storia di Serena, di questa vita perenne. L’intitolazione di una biblioteca a questa ragazza speciale, per il dirigente scolastico Agostina Melucci è “un invito che esprime un’umanità alla quale non si può non aderire”. I libri sono pagine che formano, che aiutano a guardare gli altri con occhi diversi e più profondi. Questa dedica, dunque, “è un gesto altamente simbolico: da una morte nascono infatti moltissime ragioni di vita”. E la cerimonia è diventata una festa.
La classe di Serena, la media III H, ha recitato una poesia (adattata) di madre Teresa di Calcutta, ha eseguito una danza, cantando una canzone “Vita che rinasce”, e ha suonato un brano. Poi lo scoprimento della formella di ceramica, elaborata dall’insegnante di Educazione artistica Giulia Menolascina, su disegno dei ragazzi, realizzata dal ceramista Zangoli e incorniciata da Angelo Montanari. La scuola ospita anche una mostra di disegni e poesie, il cui titolo è tratto dalla poesia che Linda Protti ha dedicato all’amica.
“Avere avuto Serena con noi è stato un grande dono, perché quello che ci ha lasciato in eredità, in questo suo passaggio sulla dimensione terrena, è davvero una grande ricchezza”. Nadia Ercolani, l’insegnante di Lettere, ne ha un ricordo vivo. Lei vitale, solare e caparbia. “Durante una consegna, l’esecuzione non la soddisfava. Le ho suggerito di lasciar perdere, l’avrebbe ripresa in seguito. Ma Serena non cercava deroghe e si è ributtata a capofitto per risolvere il compito”.
La malattia le ha rubato il tempo, non la vita. “Il sorriso il suo credo, la felicità il suo pane quotidiano, l’amore il suo inno alla vita. Ringrazio Dio per avermela data” la ricorda commosso babbo Mario. “La Madonna ci ha fatto la grazia di un angelo caduto dal cielo: – aggiunge mamma Gina –: disponibile, presente, sensibile. È grazie a lei che siamo qui”.
Grazie ad una ragazza Serena che ha realizzato la sua passione per l’esistenza in modo singolare e imprevedibile.

Paolo Guiducci