Home La Settimana Una lumaca affannata dal nome Giustizia

Una lumaca affannata dal nome Giustizia

SIAMO alle solite il primo problema del Tribunale di Rimini è la mancanza di personale che possa registrare, ossia mettere “ufficialmente” nero su bianco il lavoro portato avanti nelle aule e negli uffici dei togati. A confermarlo ancora una volta è il Presidente del Tribunale, Francesco Casula che in merito si è espresso già in passato: “Purtroppo abbiamo una montagna di sentenze civili che pur essendo state chiuse dai giudici, attendono che il personale le batta. Ma come tutti sanno il personale è carente e non riesce a gestire tutta la mole di lavoro”. E di lavoro non si può dire che il tribunale di Rimini non ne abbia. Nell’ultimo anno quasi 20 mila procedimenti civili sono stati avviati con oltre 12 mila definiti.
Ma il problema esiste, anche se Rimini messa a confronto con altre città della regione si comporta tutt’altro che male. Analizzando i dati dei tribunali dell’Emilia Romagna, infatti, si legge che quegli 8 anni e 9 mesi necessari per sbrigare una causa civile (erano 7 anni e 11 mesi nel ’99) sono a Rimini scesi nel tempo.
Le aule di casa nostra vantano, inoltre, un indice di smaltimento del 58.5%, il secondo più alto dietro al primato di Piacenza (che in realtà tratta 4282 pendenze), con il dato della Corte di appello di Bologna, che si ferma al 53%.
In Regione tra il luglio del 2006 e il giugno del 2007 sono stati trattati 405 mila nuovi procedimenti, e anche se 406 mila sono stati definiti, ne rimangono altri 345 mila che sono in attesa di risposta. Esiste soluzione?

In città
A Rimini sono stati quasi mille i procedimenti civili avviati per separazione e per divorzi, cui seguono le 643 cause intentate per motivi di lavoro e di previdenza, e la parte sostanziosa del penale, con oltre quindici mila cause rivolte a ignoti e le oltre dieci mila rivolte verso persone note. Di tutti questi procedimenti, in generale, il 67.5% dei casi viene portato a termine nel giro di sei mesi; il 9.2% tra sei mesi e un anno; il 6% tra un anno e due anni; il 17.3% dopo i due anni.
Grandi numeri che se messi a confronto con quelli degli anni scorsi mostrano l’entità del problema.
Detta in parole povere, il numero dei reati sale a fronte di una quantità di personale che invece non sale per nulla. Sono questi gli ingredienti che come effetto hanno l’aumento dei numeri di cause pendenti o in attesa di definitiva chiusura.
Il boom dei “pendenti” si registra in sede civile. 11.367 le cause nel “limbo”, contro le oltre 12 mila definite.
Particolare la situazione del giudice monocratico, che delle 1830 sentenze che ha visto passare sotto il suo naso, oltre ad aver risolto con una condanna l’82.8% delle cause, riesce a sveltire i lavori in modo significativo.
Il 65.4% delle pratiche, infatti portano a casa la soluzione in 6 mesi, l’11.8% entro un anno, il 14.4% in un periodo compreso tra uno e due anni e il rimanente 8.4% si risolve in periodi più lunghi di due anni.

In tema di reati
Entrando più nel vivo della tipologia dei reati iscritti nel tribunale di Rimini, 1600 ossia il 40% del totale si riferisce a reati contro il patrimonio, cui seguono i quasi mille (943) reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica. Il 10.7% coinvolge eventi delittuosi rivolti sia alle persone che alle famiglie, con quest’ultimi che da soli arrivano a 426. E per finire, 1.294 le esecuzioni mobiliari definite a cui si vanno ad aggiungere le 1.125 nuove iscrizioni. Mentre sono stati 280 i procedimenti immobiliari eseguiti, contro i 229 nuovi. 1.034 sono le cause pendenti in materia di lavoro che dettagliatamente parlano di 832 già in corso e 643 nuove iscritte. Sono 1.745 i provvedimenti emessi dal giundice tutelare, contro i 1.302 dell’anno precendente. Uno scarto positivo di 443 che di certo non ha migliorato i problemi già esistenti. Condannati, in ultimo, il 52.4% dei casi esaminati.

(Angela De Rubeis)