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Una Comunità viva intorno all’altare

Tra il ventena ed il Conca, sulla ex provinciale Cattolica-Morciano, inglobando Isola di Brescia, la parrocchia Santa Croce di Pianventena è principalmente raccolta intorno alla chiesa con qualche significativo raggruppamento di case nella campagna.
“Negli ultimi anni si sono costruite tante case, – ci dice il parroco – ma la popolazione non è aumentata di molto, perché le case sono un po’ meno abitate di una volta. Oggi la parrocchia supera di qualche spicciolo le 2000 unità, con un incremento, dal 1998 ad oggi, valutabile intorno al +20%”.

A Pianventena è parroco da 11 anni don Luca Fantini. Mentre ci racconta la sua parrocchia scopriamo un particolare curioso.
“La parrocchia di Pianventena, intitolata alla Santa Croce, distende il suo territorio su tre Comuni: San Giovanni in Marignano, Saludecio e Morciano. Più che altro chi si è fatto la casa qui, l’ha fatta perché costa meno che altrove; ma per lavorare deve andare nel polo industriale di San Giovanni-Cattolica, o a Morciano o verso Tavullia. Praticamente per molte famiglie giovani e di recente insediamento, Pianventena è poco più di un dormitorio”.

Ma naturalmente per don Luca la Parrocchia non è il suo territorio, bensì le persone che in esso abitano, con le loro storie, le loro preoccupazioni e le loro gioie, la loro ricerca di cammini di fede e di spiritualità…
“Il mio primo impegno e tentativo, arrivando qui, è stato quello di lavorare sul concetto di Comunità. Per farlo mi sono accorto che dovevo, e dovevamo insieme, puntare prima di tutto su cammini di fede personalizzati, con le persone disponibili. Dovevo impegnarmi e impegnarli su fatti concreti di servizio, soprattutto a favore dei bambini o degli anziani, nella liturgia, nell’organizzazione delle attività aggregative e ricreative, nelle feste della parrocchia… In una parola, il concetto di Comunità doveva passare attraverso la realizzazione concreta di essa.
Oggi mi pare che siamo giunti al punto di poter riprendere il discorso Comunità in maniera più esplicita e diretta, grazie al desiderio sincero di tante persone di fare un buon cammino spirituale, alla buona partecipazione alla liturgia, all’adesione di alcuni giovani a servizio della crescita della nostra parrocchia. La gente è invitata a responsabilizzarsi, a mettersi alla prova, verificando nel concreto delle esperienze le cose ed il loro valore”.

La gente, gli anziani soprattutto, abituata a ritmi diversi o ad impegni meno stringenti, come ha reagito?
“Con gli anziani e con gli adulti non ho mai avuto problemi: quelli che non vengono in chiesa si lamentano comunque e di tutto: degli orari, delle novità, delle proposte… ma siccome non vengono le critiche si spengono da sole; quelli che frequentano abitualmente hanno capito e si impegnano a capire sempre più il discorso sulla Comunità, le cose belle e nuove che vogliamo vivere. Comunque io cerco di essere disponibile sempre per tutti”.

Ma coi giovani le cose vanno meglio?
“Credo di poter dire che i giovani della nostra parrocchia siano in controtendenza, rispetto al fuggi fuggi dalle parrocchie di cui parlano molti preti. La nostra Comunità può contare oggi su una ventina di giovani, dai 20 anni in su, che si dedicano con competenza e grande generosità al servizio della crescita di un centinaio di nostri bambini. È soprattutto su di loro che puntiamo per il futuro stesso della Comunità. La cosa sorprendente è che queste persone non le ho chiamate io a questo servizio, ma si sono offerte spontaneamente, con quelle competenze di cui dispongono, semplicemente”.

Allora questi giovani lavorano coi bambini nel catechismo…
“Sì e no. Noi non facciamo il catechismo in maniera tradizionale. Abbiamo sì dei temi guida, come la paternità di Dio, l’amicizia con Gesù e così via; ma puntiamo a tradurre tutto in esperienza di vita. Io penso che se questi bambini impareranno a venire a messa tutte le domeniche, quando avranno 20 anni avranno imparato tutto quello che c’è da sapere su Dio e Gesù, e continueranno il loro cammino cristiano; ma se non scelgono oggi di partecipare alla messa, a 20 anni avranno dimentica tutto quello che avevano imparato su Dio e Gesù”.

Ma la gente viene in chiesa, viene a Messa?
“Non ti dirò se e quanti vengono in chiesa. Voglio raccontarti invece una piccola, casuale esperienza che ha segnato un punto di maturazione per la partecipazione alla messa feriale. Qualche tempo fa, una mattina, quando stavamo per incominciare la messa, è venuta a meno la luce. Così ci siamo trovati in un buio pesto e senza microfoni per sentirci, tanto che io ho proposto ai presenti di non dire la messa. Qualche donna invece ha insistito per dirla ugualmente. «Magari veniamo tutti attorno all’altare per sentirci e accendiamo qualche candela in più per vederci». Quando, nei giorni successivi, siamo tornati alla normalità, sono state le persone stesse che hanno detto: «Però è più bello e più vero stare attorno all’altare». Ecco come è nato un nuovo senso di partecipazione e di coinvolgimento nella liturgia eucaristica. Poco a poco questo sentimento, speriamo, si comunicherà anche a tutta l’assemblea domenicale”.

Stringiamo questa nostra conversazione per giungere alla conclusione. E il Consiglio Pastorale Parrocchiale?
“Funziona bene ed è composto da 18 persone. Viene eletto con doppio turno. In un primo momento chiunque può indicare da 2 a 4 nomi di persone identificabili. Fra tutti questi vengono poi scelti i 40 che hanno avuto il maggio numero di indicazioni. Nel secondo turno si potranno scegliere i membri del Consiglio solo fra questi 40 indicati.
Col Consiglio Pastorale abbiamo stabilito una Regola di salvaguardia, vale a dire che nessuno in parrocchia deve svolgere più di due servizi. Non possiamo permetterci che la gente scoppi per i troppi impegni. Siamo una parrocchia troppo piccola per perdere qualcuno”.

Parafrasando la conclusione del Vangelo di Giovanni diremo che molte altre cose avremmo dovuto scrivere su questa parrocchia, ma ci basti sapere questo per sentirci in cammino con loro… ed il cammino porta sempre a qualche buona meta.

Egidio Brigliadori