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Una comunità che diventa famiglia

Tempo fa era una sola parrocchia, ma con due parroci. Oggi sono due parrocchie con un solo parroco. Parliamo di Scacciano e Villaggio Argentina quando, nel 1973, erano ancora una sola parrocchia col parroco don Giovanni Faitanini, ma incominciava anche l’avventura di don Claudio Signorini per la cura pastorale e la costituzione della parrocchia autonoma di San Giovanni Bosco al Villaggio. Poi, nel 1991, alla morte di don Giovanni, don Claudio ha dovuto prenderle entrambe a carico, e così ha continuato fino ad oggi, con due parrocchie ed un solo pastore.

Ai giorni d’oggi, con la penuria di preti, non era meglio unificare le due parrocchie in una sola?
“Si è pensato a questa soluzione già con monsignor De Nicolò, ma considerando le notevoli differenze fra le due realtà, abbiamo ritenuto più opportuno continuare a tenerle distinte. Scacciano è una parrocchia dalle antiche tradizioni e che fonda la sua storia nei secoli passati, mentre il Villaggio è una realtà nuova, formatasi molto rapidamente negli anni ’50-’60, con famiglie nuove, provenienti da varie situazioni. Da una parte dunque, si trattava di conservare tutto il patrimonio di tradizioni accumulatesi nei secoli, dall’altra si voleva invece costruire ex novo una comunità di fedeli, cucendo anche un tessuto sociale di relazioni, fragile perché agli inizi”.

Due parrocchie distinte significa anche doppio lavoro per il parroco: doppio Consiglio, doppia organizzazione, doppia economia…
“È vero, c’è un po’ da correre, ma i miei laici collaboratori sono molto bravi e riescono ad alleggerirmi di molto il lavoro. Così i due Consigli Pastorali, valorizzando operatori e operatrici parrocchiali, hanno saputo impostare in modo soddisfacente la Liturgia domenicale, la Catechesi in preparazione ai sacramenti, le iniziative educative e formative… Lo stesso dicasi dei due Consigli per gli Affari Economici: a Scacciano il Consiglio ha affrontato con senso di responsabilità la gestione finanziaria, con numerosi interventi di manutenzione straordinaria e ha gestito con competenza, iniziative che stanno assicurando alla Parrocchia entrate per porre mano a costosi progetti di restauro della chiesa, dell’oratorio e della canonica. Al Villaggio, nonostante le modeste entrate, è riuscito a trasformare il piccolo oratorio San Giuseppe in una decorosa chiesetta parrocchiale. È stata costruita una sacrestia ed una sala parrocchiale per il catechismo e per i vari incontri pastorali… Sono state comprate anche panche nuove per la chiesa e così ci sentiamo più in ordine e più raccolti nella preghiera”.

Una domanda maliziosa: ci sono rivalità fra le due comunità, dal momento che, pur essendo distinte, devono comunque dividersi un solo parroco?
“Oggi direi di no, anche se in passato ci sono state sicuramente incomprensioni. Attualmente ci sono parrocchiani, soprattutto del Villaggio, che vengono tranquillamente a messa anche a Scacciano. Anche se a volte affiorano atteggiamenti critici, ormai la quasi totalità dei fedeli ha capito che la Parrocchia è la Casa di tutti, dove ognuno può contribuire e collaborare per il bene di tutti”.

Entriamo allora in qualche dettaglio della vita delle due parrocchie, nelle attività e iniziative pastorali concrete.
“Prima di tutto devo dire che le due parrocchie camminano di pari passo sulle iniziative ordinarie della vita pastorale: la catechesi, la carità, l’impegno missionario… Ognuna col suo stile e con le sue forze. Sicuramente per me è fondamentale la collaborazione dei laici, non potendo io personalmente essere presente sempre ed ovunque.
Sia a Scacciano sia al Villaggio i catechisti portano avanti il prezioso compito dell’educazione alla fede delle giovanissime generazioni, dalla terza elementare alla seconda media, riscontrando poi qualche difficoltà nel coinvolgimento negli anni successivi, dovuta anche ai troppi impegni dei ragazzi.
Trovo soddisfacente il coinvolgimento dei genitori nell’itinerario dell’Iniziazione cristiana, mentre più problematica si rivela la catechesi degli adulti, che abbiamo tentato di realizzare attraverso i Centri di Ascolto del Vangelo. A Scacciano vi abbiamo rinunciato, mentre siamo alla ricerca di nuove iniziative in tal senso. Al Villaggio si continua nei tempi forti di Avvento e Quaresima, una volta alla settimana. Ma la partecipazione non è entusiasmante”.

Hai fatto un accenno all’impegno missionario…
“Un impegno missionario a distanza… naturalmente. Fra Scacciano e Villaggio Argentina abbiamo adottato a distanza una cinquantina di bambini di una parrocchia del Rwanda, dove c’è p. Lorenzo Rutinduka. Questo giovane sacerdote, quando ancora era studente di teologia, ha visto uccisi i suoi genitori e fratelli durante la guerra civile del 1994. Diventato prete gli è stata affidata la parrocchia di Kiziguro e 112 orfani di quella guerra. L’ultima bella testimonianza di padre Lorenzo è che la persona che ha ucciso i suoi genitori e fratelli, ora è uscita di prigione, frequenta la parrocchia e partecipa ai sacramenti. Il nostro aiuto ai ragazzi di padre Lorenzo continuerà fino a quando avranno raggiunto il diploma di scuola superiore e lo Stato garantirà loro un lavoro”.

Torniamo al tuo specifico impegno di presbitero e di guida delle due comunità. Come vivete la domenica?
“Come prete devo dividere il mio tempo per la celebrazione eucaristica fra le due comunità. In generale posso dire che le messe sono sempre ben preparate: si cura il canto, si preparano le Letture, si fa la processione offertoriale… Attraverso il coinvolgimento e l’impegno dei bambini si crea un bel clima di partecipazione di tutta l’assemblea liturgica. Poi ci sono le domeniche speciali, le domeniche di festa, e allora tantissima gente si coinvolge e partecipa volentieri alle varie iniziative”.

Accostiamoci ad un capitolo assai problematico un po’ ovunque: la famiglia. Come si vive questo rapporto nelle tue parrocchie?
“Le iniziative sono tante… Direi che tutta la vita della parrocchia è in funzione della famiglia, a partire dalla catechesi dei bambini, in cui vengono coinvolti anche i genitori, alla preparazione dei battesimi in casa dei giovani genitori, alla preparazione dei fidanzati al matrimonio attraversi corsi specifici… Poi ci sono anche attività molto concrete a cui tutti possono partecipare: il soggiorno in montagna, fatto non solo per il riposo, ma anche per imparare a vivere insieme con momenti di confronto e di preghiera; i pellegrinaggi che più di ogni alta cosa risvegliano nei parrocchiani la voglia di partecipare, di stare insieme e di crescere nella fede; o i momenti conviviali in parrocchia che ci aiutano a mantenere e ad accrescere il nostro sentirci comunità… Sarebbe però ingenuo e fuorviante non riconoscere che ci sono anche tante difficoltà alle quali la parrocchia non sempre riesce a dare una risposta, anche perché oggi chi affronta un disagio spesso preferisce rivolgersi direttamente all’avvocato anziché ricorrere al parroco”.

Non possiamo concludere questa nostra conversazione senza parlare della Caritas, dato che corrono tempo assai calamitosi…
“Da noi esiste una Caritas interparrocchiale piuttosto attiva, che riceve alimentari e vestiti dalla generosità dei cittadini e li distribuisce alle persone in difficoltà… persone che faticano a trovare lavoro, sono ammalate, non riescono a provvedere a se stesse e ai loro familiari… La Caritas interparrocchiale ha una organizzazione efficiente e può contare su operatori volontari molto motivati. Grazie poi alla disponibilità del Comune di Misano possiamo oggi contare su un locale messoci a disposizione per questa attività nella zona di Santamonica. A dirigere questa struttura è una signora, ministro della Comunione, della parrocchia del Villaggio Argentina”.

“Nella visita pastorale – scrive don Claudio ai suoi parrocchiani –il Vescovo viene prima di tutto per rallegrarsi con voi per la vostra fede e per confermarci nella verità che Dio Padre ci ha rivelato per mezzo del suo Figlio Gesù”.
È questo anche il motivo di esistere di tutte le nostre parrocchie.

Egidio Brigliadori