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UNA CAPITALE MUSICALE

Hendrik Vestmann, direttore della Oldenburgisches Staatsorchester - Ph St Pieper

Con le sue numerose sale da concerto sempre in funzione Amburgo ha una vitalità che la rende una delle capitali europee della musica 

AMBURGO, 24 ottobre 2022 – Storico nome legato a un famosissimo costruttore di strumenti musicali fin dalla seconda metà del settecento, il francese – seppure di origini tedesche – Sébastien Érard è al centro di un festival a lui dedicato in Amburgo, la città da anni fucina degli Steinway, i pianoforti oggi preferiti dai massimi virtuosi della tastiera. Sembrerebbe quasi una provocazione, ma una vera capitale della musica può permettersi escursioni ad ampio raggio in ogni ambito concertistico.

Dedicato a César Franck nel bicentenario dalla nascita, il secondo appuntamento dell’Érard-Festival 2022 ha avuto come cornice la Laeiszhalle, splendido edificio dalle sembianze barocche, sede di concerti sinfonici e cameristici dal 1908. Protagonista Mathias Weber, che naturalmente ha suonato su un pianoforte Érard: un esemplare storico, costruito nel 1863 e opportunamente restaurato, dalle caratteristiche tecniche assai diverse dagli strumenti attuali (soprattutto per la disposizione delle corde sulla tavola armonica), con un volume che non raggiunge forse la potenza e la brillantezza di quelli odierni, ma possiede un suono più caldo che l’ottima acustica della Großer Saal valorizza.

Hendrik Vestmann, alla guida della Oldenburgisches Staatsorchester

Visto poi che del programma faceva parte il Secondo concerto in la maggiore, scritto da Liszt nella sua piena maturità (l’ultima revisione è del 1861) e caratterizzato da una forte componente mistica, il brano ha offerto l’occasione per ascoltare un approccio al compositore ungherese diverso dal solito. In controtendenza rispetto a oggi, dove per tanti pianisti – complici tastiere tecnologicamente sempre più avanzate – la musica di Liszt diventa pretesto per gare di velocità che sconfinano in sterili sfoggi di virtuosismo, l’approccio di Weber è apparso differente. Il pianista tedesco si è preoccupato di ricondurre la musica lisztiana alla sua più autentica essenza, attraverso un fraseggio ben articolato da cui scaturisce una nitida visione dell’architettura formale del brano. E la sua interpretazione procedeva di comune accordo con la bacchetta di Hendrik Vestmann alla guida della Oldenburgisches Staatsorchester, solida compagine di cui è guida da alcuni anni. La concezione musicale del direttore estone è apparsa ancor più evidente nel poema sinfonico Les Préludes (1854) con cui si è aperta la serata, dove Vestmann ha sottolineato – valorizzandolo – il carattere eroico esposto da Liszt nel suo ‘programma’. Ha così accentuato lo stacco tra i passi più cantabili e quelli più maestosi, scandendo con chiarezza i massicci blocchi sonori di questo brano che si originano da un unico nucleo tematico, sottoposto poi a continue variazioni.

L’ultimo pezzo era inevitabilmente dedicato a Franck. Protagonista ancora Weber, sia nella consueta veste di pianista sia di trascrittore del celebre Quintetto per pianoforte e archi in fa minore (eseguito durante il primo appuntamento del Festival), trasformato da lui in una vera e propria Sinfonia per orchestra e pianoforte. Qui la dialettica fra i cinque strumenti della versione originale di Franck viene restituita sottotraccia, grazie a una serie di primi piani assegnati ai vari strumenti solistici: un bell’esempio, insomma, di scrittura sinfonica che “pensa” in termini cameristici.

Accanto a questa piacevole immersione nel passato, in una città come Amburgo – fra le più vivaci e vitali d’Europa dal punto di vista musicale – è possibile anche vivere il presente grazie a una struttura tra le più avveniristiche come la Elbphilarmonie, immenso edificio galleggiante sul fiume Elba inaugurato nel 2017, e al suo ricchissimo ventaglio di proposte che ogni sera spaziano attraverso ogni genere musicale. La sera del 22 ottobre, nella Großer Saal, era in programma un concerto monografico in onore di Wolfgang Rihm (per festeggiare i suoi settant’anni), oggi fra i più noti compositori tedeschi a livello internazionale. In programma l’Abschiedsstücke per voce femminile e piccola orchestra, suggestivo brano del 1993 affidato alla proteiforme vocalità del soprano Keren Motseri, e il Concerto «Séraphin» per sedici strumentisti, del 2008. Direttore il giovane Enno Poppe: perfettamente a suo agio con le polivalenti, materiche partiture di Rihm e nel guidare gli splendidi musicisti del camaleontico Ensemble Modern.

Giulia Vannoni