Home Spettacoli Un mezzosoprano da riscoprire nel teatro virtuale

Un mezzosoprano da riscoprire nel teatro virtuale

Il Teatro di Rimini è il simbolo forse più rappresentativo delle devastanti conseguenze della guerra. Il terribile bombardamento del 28 dicembre 1943, oltre ad aver causato la morte d’innumerevoli civili, danneggiò gravemente l’edificio del Poletti e non c’è bisogno di sottolineare quanto sia stata pesante questa perdita. Anche se ricordati di rado, eventi altrettanto tragici hanno stroncato le vite di quelli che nei teatri lavoravano. Se ne sa ancora troppo poco: sono pagine di storia che attendono ancora di essere scritte.

Qualche mese dopo, il 24 marzo 1944, nel crollo della sua casa di Marebello (erano numerosi gli artisti che fra le due guerre avevano preso casa a Rimini) causato dall’ennesimo bombardamento aereo moriva il mezzosoprano Irene Minghini Cattaneo. Si era esibita nei principali teatri italiani (pure all’estero, soprattutto al Covent Garden) e al Vittorio Emanuele aveva cantato in due occasioni. Era stata Azucena nel Trovatore diretto da Sergio Failoni il 28 agosto 1928, insieme a Giacomo Lauri Volpi, Carlo Tagliabue e al soprano Maria Carena, con Vittore Veneziani – più tardi costretto all’esilio per le leggi razziali – maestro del coro. La ritroveremo poi in un concerto vocale di beneficenza nel novembre 1939, ma quel Trovatore del ’28 era rimasto nelle memorie cittadine per il cast all stars, come raramente capitava persino in quegli anni, dove non mancavano certo le grandi voci.

Sebbene non sia stata una cantante “di cartello” (all’epoca così si definivano gli interpreti più popolari, quelli che si esibivano esclusivamente nei massimi teatri), la Minghini Cattaneo fu un ottimo mezzosoprano. Le prime incisioni discografiche complete sia di Aida (1929) sia di Trovatore (l’anno successivo), entrambe accanto ad Aureliano Pertile, vedono la sua presenza e Amneris – in particolare – fu il ruolo che forse più caratterizzò la sua carriera.

Della sua voce venivano apprezzate la naturale solidità corroborata da una notevole tecnica; la bellezza timbrica; la grande estensione (ebbe tra i suoi cavalli di battaglia anche ruoli contraltili come Ulrica del Ballo in maschera); il temperamento drammatico unito a un notevole gusto musicale, per quegli anni tutt’altro che scontato. Del resto è facile rendersene conto ancor oggi, ascoltando su youtube alcune sue pregevolissime registrazioni.

Irene Minghini era nata a Lugo nel 1892, rivelando presto notevoli doti vocali. Durante la Grande guerra andò a Milano a completare gli studi musicali con Ettore Cattaneo, famoso didatta di canto, che in seguito divenne suo marito. Con un Requiem verdiano a Roma, insieme ad Alessandro Bonci, nel 1922 prese avvio la sua ragguardevole carriera, che annoverava ruoli come Leonora della Favorita e Adalgisa della Norma, oltre naturalmente ai maggiori personaggi verdiani.

Accanto al repertorio sinfonico-vocale (la Nona di Beethoven e il Requiem di Verdi) e ad autori all’epoca contemporanei come Pizzetti e Ghedini, effettuò incursioni anche nel repertorio operistico extraitaliano, da Sansone e Dalila di Saint Saëns a Boris Godunov di Musorgskij, affrontando pure i più rilevanti ruoli wagneriani: Ortruda del Lohengrin a Bologna e Brangania del Tristano a Parma. Il ritiro dalle scene avvenne nel ’41 con una Gioconda alla Scala: interpretava la parte della Cieca, ma nei decenni precedenti aveva mietuto successi soprattutto nelle vesti di Laura.

Se la Minghini Cattaneo morì poco dopo aver smesso di cantare, trovò invece la morte sul campo il baritono Armando Borgioli. Nel gennaio 1945, mentre era in viaggio insieme ad altri colleghi per cantare un Rigoletto a Modena, un caccia angloamericano – nelle vicinanze di Codogno – bombardò uno degli automezzi che componevano la piccola carovana, uccidendo il quarantasettenne cantante. Due fini tragiche e riconducibili a un’unica causa.