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Un ‘don’ amico dei lavoratori

Don Luigi Tiberti
Don Luigi Tiberti

In occasione del tredicesimo anniversario della scomparsa di Don Luigi Tiberti (nella foto), le Associazioni GiOC Gioventù Operaia Cristiana, CML Cristiani nel Mondo del Lavoro di Rimini e cooperativa Solidarietà organizzano un incontro domenica 29 gennaio 2023, alle ore 15, alla Chiesa della Resurrezione alla Grotta Rossa di Rimini.

Presentazione del libro Don Luigi Tiberti amico dei giovani e dei lavoratori.

Presentiamo qui di seguito alcuni stralci della prefazione del libro, scritta dal vescovo emerito di Rimini Francesco Lambiasi, che riassume in maniera scrupolosa e precisa la vita, il carattere e il ministero di Don Luigi, assistente dei nostri movimenti.

Don Luigi Tiberti: grinta da guida alpina e tenerezza da bambino, povero e puro di cuore. Granitica forza interiore. Entusiasmo sincero e appassionato. Franchezza totalmente aliena da piaggeria. Partecipazione fedele e propositiva nella e con la Chiesa diocesana. Capacità di accoglienza calda e generosa verso tutti. Proposta di un cristianesimo aperto alle vicende del mondo e al suo futuro.

Queste sono alcune pennellate del ritratto di don Luigi Tiberti, ricavate da alcune spigolature nel fascio di testimonianze raccolte su di lui, in occasione del suo “santo pellegrinaggio”, avvenuto ormai diversi anni fa. E ancora: di temperamento schivo e riservato, allergico all’esposizione mediatica.

Positivo, costruttivo, tenace.

Prete-prete, umile e povero, e sempre attento ai poveri, ai lavoratori in particolare. Ministero intenso e infaticabile.

Vita sacerdotale caratterizzata da grande spirito di preghiera.

Assoluta devozione, e leale, disponibile obbedienza al vescovo.

Dal faldone straripante del ricco e fecondo ministero di don Luigi, ritaglio alcuni fotogrammi: Duomo di Rimini, 27 giugno 1954, ordinazione sacerdotale. Unico regalo accettato per la prima Messa, nonostante avesse chiesto di non farne, una bicicletta.

Quindi, dopo appena un anno trascorso da cappellano a s.

Giovanni Battista, fu mandato in seminario per

dedicarsi alla pastorale giovanile della diocesi.

Ed ecco don Luigi, primi anni ’60, a Bruxelles, per conoscere il fondatore della JOC, il futuro cardinale mons. Cardijn. Fu, quella, una scoperta, che si trasformò in un impegno mai più abbandonato. Vedi il servizio pluriennale come Assistente delle Acli e primo Direttore del nuovo ufficio di Pastorale Sociale. Ma non fu mai un uomo del palazzo; fu sempre un prete, un fedele servitore dei lavoratori. Mai un funzionario, un burocrate freddo e distante. Molti lo ricordano davanti alle fabbriche per incontrare i giovani che finivano il turno di lavoro o a celebrare la Messa, in occasione della Pasqua. La sua parrocchia è stata il mondo del lavoro, che ha percorso in lungo e in largo, nella cura dei suoi “fedeli”, contattati e raggiunti uno ad uno. Sapeva porsi affianco ad un operaio con la stessa lealtà e disponibilità con cui si poneva davanti al vescovo.

Ed ora una istantanea che copre oltre trent’anni: Don Luigi a scuola, professore di religione a cattedra piena, fino alla pensione, all’Istituto Professionale Leon Battista Alberti.

Impostava l’insegnamento sul dialogo con i giovani, interessandosi a fondo delle loro condizioni di vita, dei loro interessi, dei loro problemi.

Erano giovani spesso avviati al lavoro in età precoce, molte volte lontani dalle parrocchie e dalla vita ecclesiale. Don Luigi non si limitò all’ora di lezione. Stabilì con gli alunni e con i colleghi insegnanti un rapporto molto intenso, che con alcune classi è durato fino agli ultimi anni. Il suo dialogo con gli studenti non era mai marginale, ma sapeva andare al fondo dei grandi problemi della vita, che aiutava a ricondurre alla proposta della fede cristiana.

L’ultima foto lo ritrae in casa del clero. È il don Luigi degli ultimi sei anni: forte e sereno, sempre sorridente. E sempre prete, mai a riposo, neanche durante la malattia: una continua litania di colloqui personali, confessione, direzione spirituale, accurata preparazione dell’omelia, celebrazione della Messa nella “sua” chiesetta di s. Agnese.

Il vivere la malattia come una “vocazione”, il portare la croce con fedeltà e pace, l’ostinata fiducia in un mondo migliore sono state le ultime pagine del suo diario.

Mi fermo qui con queste rapide pennellate su don Luigi, che dovrebbero bastare – a chi non lo avesse conosciuto, o a

chi ne riportasse un ricordo sbiadito – a presentarlo ai lettori di questo prezioso volume, dedicato non tanto a parlare del ‘don’, ma a farlo parlare ai lettori. In effetti non si tratta di un libro ‘sul’ don, ma di un libro ‘del’ don. È appunto un libro che don Luigi non sapeva di avere scritto.

Il profeta, anche se è morto, ancora parla.

Don Luigi non è stato solo un pastore. È stato anche un profeta.

Ma noi lo ascoltiamo ancora?

Mons. Francesco Lambiasi