Tutte del prossimo con la carità

    “Le prime Suore di Maria Bambina sono arrivate a Rimini il 20 ottobre 1902 – ci testimonia Suor Anna Enrica dall’Oglio, Superiora dell’Istituto Maccolini – Entrarono nel Seminario di Rimini richieste dalla Commissione amministratrice su proposta di mons. Ugo Maccolini. Il primo nucleo era costituito da suor Teodolinda dell’Acqua, suor Elisa Savio, suor Santina Zanetti e dalle sorelle mandatarie suor Maria Lago e Luigia Turchet.
    Nel 1905 la Madre Generale dell’Istituto permise che una suora della comunità del Seminario si recasse a visitare e confortare le “povere vecchie sole e abbandonate” ospiti al Ricovero, aperto nel 1900, dalla signorina Annetta Maccolini.
    Nel 1909, poiché il Ricovero esigeva una vigilanza assidua e un’assistenza completa, venne costituita una nuova comunità totalmente ed esclusivamente dedita alle ‘povere vecchie’”.
    Oggi, nella Diocesi di Rimini, dove sono presenti le Suore di Maria Bambina?
    “La nostra presenza è ancora nel solco della tradizione: scuola per l’infanzia, convitto universitario, servizio agli anziani, ma con forte dimensione ecclesiale che si esprime in vari modi. In particolare:
    a Rimini l’Istituto Maccolini: casa di riposo femminile (RSA) e l’Istituto Maria SS. Bambina: Scuola per l’Infanzia – Convitto Universitario.
    a San Savino: – Collaborazione pastorale e nella Scuola per l’Infanzia”.

    Istituto Maccolini
    “La casa di riposo iniziò la sua attività nel 1900 per l’intuizione della signorina Anna Maccolini di dare una sistemazione decorosa alle donne sole che vivevano miseramente nei sobborghi della città. – racconta suor Anna Enrica dall’Oglio – Con l’aiuto del fratello mons. Ugo, parroco di Santa Maria in Corte e della compagnia delle Dame della San Vincenzo, di cui era presidente, riunì in un piccolo caseggiato una decina di donne, dando alla nascente istituzione il nome di Ricovero Vecchie Abbandonate. Anna Maccolini condivise con le ricoverate la sua vita, ne fu la direttrice per oltre un trentennio, dando all’opera caritativa oltre i suoi averi tutto il suo essere. Il suo motto era: “Nei miei poveri vedo Gesù Cristo stesso”.
    La signorina Maccolini, nel 1905, richiese la presenza delle suore a madre Angela Ghezzi, così una suora, già operante nel Seminario Vescovile di Rimini, iniziò come pendolare il servizio di assistenza alle anziane ricoverate. La necessità di un’assistenza continua e l’ampliamento dell’opera condussero alla costituzione di una nuova comunità, distinta da quella del Seminario, nel 1909.
    Il ricovero fu anche sede provvisoria della Casa Provincializia.
    Alla morte di Anna Maccolini, nel 1939, la direzione e amministrazione dell’opera furono cedute all’Istituto delle Suore di Carità delle Sante Capitanio e Gerosa. Memorabile fu l’eroismo delle suore nel periodo bellico e post bellico della seconda guerra mondiale”.

    Attualmente come siete organizzate?
    “La conduzione dell’opera, rivolta a sole donne, è di proprietà della Congregazione, ed è affidata a personale laico (direttore, psicologa, fisioterapisti, infermieri professionali, responsabili Attività Assistenziali o RAA, addette all’assistenza, servizi generali) sotto la guida della superiora pro-tempore che ne è la diretta responsabile.
    L’ente è autorizzato per 128 posti letto.
    Parte della struttura è convenzionata con l’Azienda Unità Sanitaria Locale ed è in rete con le altre strutture pubbliche; 100 posti letto sono riservati ai ricoveri in regime privato, con diverse agevolazioni sulla retta e integrazioni da parte del Comune o di altri enti.
    L’opera è in ampliamento con la costruzione di una nuova RSA, che sarà accredita presso la Regione, ed è confinante.
    Accanto al personale dipendente o di cooperative o in libera professione, svolgono il tirocinio scolastico allievi del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche, educatori professionali, psicologi per il conseguimento del titolo di psicoterapeuti, alunni dei licei cittadini (liceo psicopedagogico, liceo della comunicazione ecc.).
    Nella struttura fioriscono anche forme di volontariato (AVULSS, A.V.O., San Vincenzo, volontari a titolo personale ecc.) ed è prevista l’accoglienza di giovani del servizio civile”.
    Le suore, impegnate in vari servizi a titolo volontario, insieme al gruppo delle religiose anziane e ammalate, vivono un ministero di amore e di preghiera.

    Istituto Maria Ss. Bambina
    “All’origine della Scuola dell’Istituto Maria SS. Bambina sta una scelta vocazionale: la signorina riminese Cleonice Perilli, a 49 anni, il 21 novembre 1914 si fa suora di Maria Bambina, portando in dote la casa paterna di via Cavalieri, 19. In quella casa nacque, nel 1915, la Scuola Elementare privata e vi fu trasferito l’asilo, già funzionante dal 1913 presso l’Istituto Maccolini. – è suor Paola Rado, Superiora dell’Istituto Maria SS. Bambina e Delegata USMI per la Diocesi di Rimini, che parla – Nel 1915 la nuova scuola inizia complessivamente con 50 alunni successivamente viene annesso il collegio-convitto per studenti delle scuole superiori della città. Alla fine degli anni Trenta viene aperta una scuola di avviamento professionale riconosciuta, con annessi corsi di dattilografia, taglio e cucito, ricamo, musica e la Scuola Elementare e l’Asilo registrano 160 alunni.
    Nel 1916, fra marzo e settembre, una grave epidemia e il terremoto colpiscono Rimini: le suore della Scuola, pur non sospendendo l’attività, collaborano con le suore del Maccolini nell’assistenza ai colpiti dalle due sciagure.
    Durante la prima guerra mondiale Rimini si apre all’accoglienza dei profughi di Caporetto. La casa di via Cavalieri offre rifugio alle Suore in fuga dal Veneto; l’Asilo accoglie i figli dei profughi e dei richiamati; per le ragazze profughe viene aperto un oratorio.
    La scuola di via Angherà, nel corso della seconda guerra mondiale, è occupata da truppe di colore che distruggono tavoli, sedie, porte; poi lo stabile viene requisito dagli inglesi per farne un centro-sfollati e la sede del comando. Le suore trovano a stento poco spazio per riprendere la scuola. Finita la guerra, la scuola conta ancora, quasi miracolo di risurrezione, 160 alunni.
    Nel 1993 la Scuola Elementare che, negli ultimi anni ha avuto la collaborazione dei laici, considerata una reale ricchezza, deve cessare il suo servizio.
    La comunità si interroga per capire verso quali destinatari rivolgere il proprio servizio di carità, valorizzando gli spazi rimasti vuoti.
    La risposta si fa chiara con l’apertura della nuova sede riminese dell’Università di Bologna, situata proprio di fronte alla nostra casa. Nel 1993 la Chiesa locale chiede al nostro Istituto e quindi al-la comunità, la disponibilità alla collaborazione nella pastorale universitaria.
    Un anno dopo si apre il Convitto Universitario femminile che accoglie giovani provenienti dalle diverse regioni d’Italia e dall’estero.
    Il resto dell’immobile viene messo a disposizione della Diocesi per il Centro Universitario Diocesano (CUD), per gli obiettori della Caritas (1996-1999), per la mensa gestita dalla Cooperativa Diapason (1999) e in seguito per l’Azione Cattolica Diocesana, la FUCI, il Centro Culturale Paolo VI e l’UCIIM (2004).
    Così la comunità si ritrova a continuare nel solco della dimensione educativa del carisma, che fin dalle origini ha caratterizzato l’attività apostolica dell’“Istituto Maria SS. Bambina”.

    Comunità San Savino di Montecolombo
    “La storia della Comunità delle Suore di Maria Bambina di San Savino ha inizio quando, dopo le tristi vicissitudini della Prima Guerra Mondiale, tante suore di carità si misero in cammino profughe nelle varie regioni italiane. – spiega suor Rosalia Mariani, Superiora della Comunità di San Savino – Il Parroco di San Savino e le signore Maria Casicci e Maria Massani, cercando un servizio di carità e di aiuto per i piccoli, gli ammalati e i giovani, bussarono alle porte dell’Istituto di Maria Bambina di Rimini ed ottennero il beneplacito dalla Superiore. Il 6 gennaio 1918 avvenne l’apertura della Casa delle Suore di Carità presso la famiglia Casicci. Così la Superiora suor Geromina Magni e altre due sorelle iniziarono il servizio di carità innalzando l’immagine di Maria Bambina. Inizialmente l’effige era un quadretto, ma suor Geromina si prodigò per raccogliere la somma necessaria ad ottenere un simulacro grande dell’immagine di Maria Bambina che arrivò da Milano e che tuttora si trova nella Cappella delle Suore. Nel documento storico che riporta la fondazione della Comunità si legge: “La gioia più pura brillò sul volto della superiora e del popolo, e da quel giorno fu un continuo accorrere di fedeli ai piedi della celeste Fanciulla”.
    Le suore diedero vita a una scuola di lavoro, di ricamo, e ad un maglificio a favore delle giovani del paese; organizzarono un oratorio ricreativo domenicale; si interessarono della cura degli infermi a domicilio e, nel 1927, aprirono un asilo infantile accogliendo i bambini dalle prime ore del mattino, custodendoli fino a sera tardi, dando la possibilità ai genitori di lavorare nei campi.
    Nel settembre del 2000 la Cooperativa Millepiedi ha rilevato la gestione della Scuola Materna mentre le suore continuano la loro collaborazione attiva in alcuni servizi.
    Oggi la comunità delle Suore di Maria Bambina offre il suo dono di carità e di amore, come punto di riferimento per l’assistenza ai malati, per i piccoli servizi sanitari, per la collaborazione pastorale soprattutto nella catechesi e nell’animazione liturgica. La comunità è una testimonianza di vita di fede, di preghiera, di donazione nella Chiesa per i fratelli”.

    Pagine a cura di Francesco Perez