Ti laurei a Rimini? Il lavoro t’aspetta

    Cameriere in estate per pagarsi gli studi, universitario nel resto dell’anno. Giacomo si è laureato sfruttando la scia tutta riminese (qui il percorso di studi, dati alla mano, è più corto di undici mesi e spiccioli rispetto al resto dell’Alma Mater) e – grazie alla sua tesi sperimentale – si è lanciato nel mondo del lavoro. Oggi Giacomo, dopo un primo periodo a San Francisco, si occupa di neuro fisiologia molecolare in un laboratorio di Los Angeles, California.
    Laurearsi a Rimini è un bel passaporto per il lavoro. Giacomo non è un caso isolato: chiedetelo a quell’85.7% di “dottori” che nel Polo riminese han tagliato il traguardo della laurea tra il 2003 e il 2006 ed ora sono felicemente occupati. Anche invertendo l’ordine dei fattori il risultato (positivo per l’università di via Angherà) non cambia: la percentuali dei laureati disoccupati è appena del 6.1%, mentre la media italiana raggiunge il poco confortante 8%.
    Certo, nel 2003 le cose andavano ancora meglio, il 91.1% dei laureati trovava lavoro (e i disoccupati rappresentavano solo il 4.1%) mentre dei “dottori” del 2006 lavora nel 79.4% dei casi: si è perso per strada un bel 10%, ma nel mezzo c’è anche la crisi.
    Studia a Rimini, dunque, e troverai un lavoro? Gli slogan sono sempre pericolosi. L’indagine (commissionata dal Polo universitario di Rimini) realizzata da AlmaLaurea, la società di studi e statistiche dell’ateneo di Bologna, una delle più qualificate in Italia, lascia ben sperare, per la gioia di Luciano Chicchi. “Era necessaria una indagine scientifica, per comprendere quali sbocchi occupazionali trovino gli universitari” puntualizza il presidente di Uni.Rimini.
    La ricerca di AlmaLaurea è la seconda del genere realizzata a Rimini, ed “è interessante anche per vedere quali modificazioni si sono verificate dalla prima indagine” commenta il direttore dell’istituto di ricerca Andrea Cammelli. Il primo dato positivo è l’alto tasso di risposte: oltre l’82% degli studenti che si sono laureati a Rimini tra il 2003 e il 2006 ha risposto ai quesiti posti da AlmaLaurea, in totale 3.085 contro i 2.165 della ricerca targata 2006. Inoltre, gli intervistati sono “dottori” in una forchetta più breve rispetto al passato, tra le due e le cinque stagioni contro i tre e sette.
    Il lavoro non è uguale per tutti. C’è facoltà e facoltà, insomma. Chi si laurea in Economia (è occupato l’85.8% degli intervistati) o Statistica (90.6%) ha meno problemi a trovare un impiego rispetto ai colleghi di Scienze Motorie (la disoccupazione media è attorno al 20%) o nella triennale di Moda (13.2% di disoccupati). La palma del corso di studi più redditizio è Infermieristica: ha lavoro garantito il 99.4% di laureati! Anche Farmacia è un buon viatico: trova lavoro il 95.3% di laureati. I numeri totali sono più bassi ma la percentuale è da urlo anche per i “dottori” in Controllo di qualità dei prodotti per la salute: tutti possono vantare un’occupazione.
    Il posto di lavoro cambia anche a seconda della provenienza degli studenti. Se tra i riminesi ha già un impiego l’88.2%, per i laureati di altre province dell’Emilia Romagna il tasso sale al 90.2%, mentre scende considerevolmente (79.1%) tra i laureati originari dell’Italia meridionale. A Rimini poi solo l’11/12% degli studenti prosegue il percorso di studi (dopo la laurea triennale), contro il 60.8% nazionale, un dato – secondo il direttore di AlmaLaurea – che starebbe a rinforzare la tesi della laurea riminese che conduce all’impiego. Altra dato in controtendenza: le donne dottoresse alla riminese sono più impiegate che i maschietti.
    Gli economisti e gli analisti però ci vogliono vedere chiaro. Va bene lavorare, ma non tutti gli impieghi sono uguali. Che reddito fa, ad esempio l’occupazione figlia della laurea al polo riminese? E l’impiego è in un ramo conseguente allo studio effettuato? Anche in questo caso i numeri inducono all’ottimismo. Oltre il 52% è infatti assunto a tempo indeterminato, il 9.6% è autonomo a tutti gli effetti (cioè svolge libera professione o è imprenditore), il 19% ha un contratto a tempo determinato e solo il 17% è impiegato senza alcun tipo di contratto. E gli stipendi? I guadagni non sono elevati ma in media con le indagini a livello nazionale. Per chi ha conseguito la laurea con il vecchio ordinamento la media è di 1.311 euro mensili, che scende a 1.242 per chi ha frequentato la triennale. “Il territorio deve «sfruttare» al meglio i laureati del Polo riminese. – fa notare il segretario della Camera di Commercio di Rimini, Maurizio Temeroli – Si tratta di un valore aggiunto: forse è partito in ritardo, ma ora l’Università è radicata aumentando iscritti e offerta formativa, molto «specializzata». Rimini non può non tenerne conto”.

    Tommaso Cevoli