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Tante frazioni, ma di un solo corpo

La Visita pastorale non conosce soste; neppure la neve può fermare la puntale e sistematica corsa del nostro Vescovo all’incontro delle comunità parrocchiali.
E dopo il Vicariato Litorale Nord, che chiude i suoi appuntamenti in questa settimana con Viserba mare, già si apre l’immenso territorio del Vicariato Savignano-Santarcangelo, che si distende lungo le valli dell’Uso e del Rubicone: così vasto che non basterà il tempo fino a maggio per percorrerlo tutto, ma la parte ”alta” dovrà attendere il prossimo autunno.
Intanto si comincia con Castelvecchio a Savignano, parrocchia della Natività di Maria Santissima.
Dal 2009 è parroco don Giampaolo Bernabini, figlio spirituale del precedente parroco don Silvano Rughi. In questa parrocchia don Giampaolo ha fatto i primi passi della sua vocazione sacerdotale ed ora, dopo più di trent’anni, è tornato per servirla come parroco, dopo essere stato a Vergiano-Spadarolo.

Dalla campagna alla città. Hai trovato grosse differenze nel passaggio?
“Non più di tanto. Qualche abitante in più, ma fondamentalmente le risorse ed i problemi si ripresentano in ogni situazione. Posso però dire che il territorio della parrocchia si è profondamente modificato negli ultimi 15 anni. Infatti sono sorti nuovi quartieri nei terreni da secoli adibiti all’agricoltura, con un considerevole aumento della popolazione residente. La parte rurale è formata soprattutto da piccoli appezzamenti di terreno ben tenuti e lavorati a colture intensive.
La collina, sulla cui sommità sorge la chiesa parrocchiale, è il luogo preferito da professionisti e industriali. I nuovi quartieri hanno caratteristiche più simili a quelle delle grandi città: poco abitati di giorno, si popolano verso sera. Una delle sfide più importanti che la nostra comunità dovrà affrontare in futuro sarà proprio una presenza significativa in questi luoghi, una evangelizzazione di queste famiglie che vivono molto spesso la solitudine e l’anonimato”.

Dalle tue ultime parole siamo provocati a entrare subito nel vivo della vita pastorale. Quali scelte si possono fare per incontrare questa gente, un po’ massificata dal tipo di urbanizzazione e dal lavoro?
“Noi puntiamo su due linee fondamentali: da una parte il riferimento alla parrocchia con tutte le sue attività, dall’altra al decentramento di attività aggregative e di preghiera nelle vie, nei parchi e nelle zone in cui è suddivisa la parrocchia”.

E allora incomincia a raccontarci cosa fate in giro per la parrocchia.
“Stiamo dando molta importanza ad un lavoro sul territorio, nei vari quartieri, nelle vie, nelle piazze, nei piccoli parchi, con la proposta di momenti di aggregazione festosa, di cene insieme, di riflessione e di preghiera. È soprattutto nel mese di maggio che possiamo incontrarci all’aperto per la recita del rosario e poi per trattenerci insieme in conversazione. In questo mese si fanno celebrazioni serali nei quartieri e nelle strade della parrocchia. Questa iniziativa, presente già da molti anni, ultimamente ha ricevuto nuovo impulso, e sta diventando parte importante del progetto parrocchiale per l’evangelizzazione del territorio.
Ma la preghiera non si può esaurire in un mese soltanto. Così stiamo incoraggiando e preparando famiglie che si rendono disponibili per curare queste iniziative durante tutto l’anno. E già da adesso c’è una quindicina di famiglie disponibile ad accogliere i vicini di casa per la recita settimanale del Rosario.
Ogni anno poi viene fatta la visita e la Benedizione Pasquale alle famiglie personalmente dal parroco, visita che occupa tutto il periodo quaresimale e raggiunge ogni anno un terzo della parrocchia. L’incontro, seppure breve, permette di conoscere le famiglie, annunciare Gesù, proporre le varie attività parrocchiali, vivere un momento di preghiera. Anche se le nuove famiglie sembrano meno interessate ed è più difficile trovarle a casa durante il giorno, tuttavia riteniamo ancora opportuna e positiva questa pratica”.

E in parrocchia?
“In parrocchia si svolgono tutte le altre attività, con intenti e programmazioni specifiche.
La catechesi, per esempio, è uno di quei momenti che favoriscono tante altre iniziative. Infatti attraverso la catechesi dell’Iniziazione Cristiana le famiglie si conoscono e cominciano a frequentarsi, come pure attraverso la liturgia domenicale. Per gli incontri con i genitori dei fanciulli e ragazzi ci siamo orientati verso la proposta di “Domeniche esemplari”, in cui genitori e bambini insieme, nel pomeriggio domenicale, vivono momenti formativi in un contesto di preghiera, portato avanti dal parroco e dai catechisti. Ma ci sono anche altri momenti particolarmente opportuni per costruire un clima di vita fraterna: ci sono i gruppi di sposi, la vacanza estiva per famiglie, le feste parrocchiali, i pellegrinaggi, i ritiri parrocchiali. Si ha particolare cura che questi momenti vengano proposti a tutti”.

E la parrocchia, quale centro di vita cristiana, avrà sicuramente una particolare cura per la domenica.
“Senza dubbio. L’Eucarestia domenicale è la fonte ed il culmine della vita della nostra comunità parrocchiale. Siamo attenti a valorizzare con cura i riti di cui è fatta la Messa. Ogni Messa domenicale e feriale vede la presenza di alcuni fedeli e ministri che si rendono disponibili per i canti e l’animazione della messa. Ma il vero obbiettivo che abbiamo è il coinvolgimento pieno di tutta l’assemblea come popolo che celebra, come vero soggetto dell’azione liturgica. L’Eucarestia domenicale è anche il momento in cui si celebrano i riti e i passaggi dell’Iniziazione Cristiana: consegna e riconsegna del Padre Nostro, del Vangelo, del Credo, ecc…”.

Mi risulta che il parroco di Castelvecchio sia “innamorato” della Bibbia. E i parrocchiani?
“Un incontro settimanale sulla parola di Dio, con la lettura continuata di un testo biblico scelto all’inizio dell’anno, è il momento che garantisce una formazione continua, in un contesto di preghiera e confronto anche per i parrocchiani. Questo momento viene proposto a tutti gli operatori pastorali e aperto alla comunità. Quello che tentiamo di fare è di non trasformarlo in un semplice momento di studio e di approfondimento del contenuto biblico, ma vogliamo che diventi un vero momento di celebrazione della Parola”.

Da alcuni accenni già fatti possiamo pensare che ci siano tante famiglie giovani residenti in parrocchia e quindi, verosimilmente, anche bambini nati. Che approccio hai con queste giovani famiglie, quando chiedono il battesimo?
“Abbiamo quattro coppie di catechisti battesimali che si occupano della preparazione dei genitori che chiedono il Battesimo per i propri figli. Queste coppie si sono preparate attraverso incontri con il parroco, sussidi formativi, partecipazione alla scuola diocesana per Operatori Pastorali. Si tratta ora di dare inizio a gruppi di giovani famiglie che vengono convocate periodicamente anche dopo il Battesimo, nella cosiddetta catechesi mistagogica, volta a favorire l’approfondimento del battesimo e della vita cristiana nelle sue verità e implicazioni essenziali”.

Abbiamo raccontato qualcosa della parrocchia di Castelvecchio, ma la vita di una famiglia di cinquemila persone è molto più ampia e impegnativa di quanto possa trasparire da queste poche righe e solo chi la vive direttamente può raccontarla interamente.

Egidio Brigliadori