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Sulle strade ferrate di casa nostra

Esplorare il passato di un territorio è un viaggio. Chi, in questo viaggio, sceglie di avventurarsi alla scoperta delle vie di comunicazione dimenticate, soprattutto delle strade ferrate, corre il rischio di perdersi. Per questo Giacomo Palma, giovane architetto urbinate, ha scritto Sui binari di un sogno. Dai treni scomparsi al futuro della mobilità nel riminese, un manuale per orientarsi nella viabilità del passato, ma anche per ragionare e affrontare i problemi della mobilità di oggi.

Il trenino bianco e azzurro
L’excursus ferroviario di Giacomo Palma parte negli anni compresi tra le due guerre mondiali, quando tra Rimini e San Marino viaggiava un trenino elettrico, bianco e azzurro come i colori della bandiera sanmarinese. Il treno garantì la comunicazione tra le due capitali (quella della piccola Repubblica e quella della vacanza balneare) per dodici anni, servendo anche piccoli centri lungo il versante adriatico. A San Marino, la nascita della ferrovia fu profondamente legata al fascismo. Già dall’inizio del XX secolo, la Repubblica sammarinese desiderava una ferrovia per raggiungere l’Italia e la costa. A Rimini, la ferrovia esisteva già dal 1861, ma San Marino era collegata alla costa soltanto da una corriera trainata da cavalli, o da muli o da buoi se c’era la neve d’inverno, che per raggiungere la vetta del monte Titano impiegava tre ore. L’anno di svolta fu il 1926, quando Mussolini visitò ufficialmente il Titano e decise di finanziare con capitali pubblici del suo governo la linea ferroviaria. La scelta del Duce funse da merce di scambio per evitare l’installazione, grazie ai capitali degli stati nemici, di una stazione radio nel territorio sammarinese, che avrebbe diffuso, verosimilmente anche al di fuori dei confini, messaggi sgraditi al regime fascista. Fu così che la costruzione della linea fu completamente finanziata dal governo fascista di Benito Mussolini dopo che era stata stipulata, il 26 marzo 1927, una convenzione di esercizio fra i due stati. Una sintesi efficace della soddisfazione degli abitanti del Titano per la linea ferroviaria San Marino – Rimini, è riportata nel quotidiano Il Popolo Sammarinese del 15 maggio 1927, dove si legge “Da quando la ferrovia elettrica San Marino – Rimini è passata nel novero delle opere realizzabili a breve scadenza, si fa un gran parlare ovunque sullo sviluppo edilizio e specialmente alberghiero a cui è destinato il nostro paese. (…) Sennonché la speranza, o meglio, la fiducia che volgarmente si ha nell’incremento prossimo della industria del forestiero, l’unica veramente fattibile nella Repubblica, viene fatta dipendere per intero nell’apporto di iniziative e di capitali d’oltre confine.” I lavori per la costruzione della strada ferrata iniziarono il 3 dicembre 1928 e la ferrovia fu inaugurata il 12 giugno 1932. Il trenino bianco e azzurro viaggiava su una linea elettrificata a 3mila volt in corrente continua e per la sua costruzione furono scavate diciassette gallerie, costruiti tre ponti, tre viadotti, un cavalcavia e un sottopasso. Veniva considerata un gioiello dell’ingegneria civile dell’epoca: basti pensare che per percorrere tutto il suo viaggio, con le relative fermate da Rimini a Città di San Marino, che è situata a 643 metri sul livello del mare, impiegava soltanto un’ora. Ma la vita della piccola ferrovia internazionale fu molto breve: danneggiata in parte dal bombardamento di San Marino del 26 giugno 1944, dal 4 luglio 1944 non effettuò più servizio regolare. L’ultima corsa risale al 26 luglio 1944, con un treno che trasportava sfollati da Rimini.

La Littorina a Novafeltria
Quella sanmarinese non è la sola linea ferroviaria perduta nelle pieghe del tempo. Non è necessario essere ingrigiti dall’età, infatti, per ricordare la Littorina, il trenino a vapore che partiva dalla stazione di Rimini Centrale, posta nei pressi di quella odierna, e proseguendo lungo la valle del fiume Marecchia, raggiungeva il centro abitato di Novafeltria, che allora si chiamava Mercatino Marecchia. La Littorina fu inaugurata il 21 giugno 1916, data in cui aprì la comunicazione tra Rimini e Verucchio. Nel 1921 fu aggiunta alla linea la tratta San Marino – Torello (poi semplicemente Torello a seguito dell’apertura della Ferrovia Rimini – San Marino) e fu completata l’anno dopo, con l’apertura, in data 18 giugno 1922, della rimanente sezione, che raggiungeva il capolinea di Mercatino Marecchia, nel 1911 un comune con circa 5.000 abitanti. La ferrovia subì danni notevoli durante la seconda guerra mondiale, ma fu ricostruita negli anni successivi al 1948. Nello stesso periodo, le locomotive a vapore della Littorina, furono trasformate a trazione diesel. Il viaggio della Littorina terminò il 15 ottobre 1960, quando la ferrovia venne chiusa e sostituita, dal giorno successivo, con un servizio su strada. Dopo la dismissione della ferrovia, la sede della strada ferrata è stata riutilizzata per allargare la strada statale 258. Del trenino che attraversava la Valmarecchia, oggi sopravvivono solo alcuni edifici, come stazioni e caselli, riutilizzati per gli scopi più diversi, e alcuni resti di ponti ad arco nel tratto Torello – Pietracuta.

Genny Bronzetti