Home Le parole del Vescovo “Su quella croce ci siamo tutti noi”

“Su quella croce ci siamo tutti noi”

Arco d'Augusto, la Via Crucis in partenza

Dall’arco d’Augusto al ponte di Tiberio, in migliaia alla Via Crucis per la pace

Si è pregato soprattutto per la pace, e c’è stato anche spazio per riflettere su tante delle questioni attuali, più o meno drammatiche, che affliggono la società e stanno a cuore al popolo cristiano. La Via Crucis che venerdì 15 marzoha solcato le vie del centro storico di Rimini ha messo a tema la difesa della vita e la cura dei malati, il sostegno alla famiglie, la salvaguardia del creato, gli ultimi, persone povere o immigrate, la dignità del lavoro, le donne ancora vittime di una violenza a cui ancora troppo spesso soccombono.

Il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi guida la Via Crucis accompagnato dal vescovo emerito Francesco Lambiasi

Seguendo la ‘Croce dei giovani’, portata a turno da sacerdoti, diaconi, stranieri cattolici in rappresentanza dei popoli del mondo, famiglie, giovani e operatori sanitari, la scia di luce segnata dalle fiaccole ha attraversato la città dall’arco di Augusto al ponte di Tiberio. Augusto e Tiberio, “i due imperatori sotto cui ha vissuto Gesù”, ha ricordato il vescovo Nicolò Anselmi che ha guidato la processione accompagnato dal vescovo emerito Francesco Lambiasi. Piazza Tre Martiri, corso d’Augusto, piazza Cavour, piazzetta dei Servi e Piazza sull’Acqua, le stazioni intermedie. Silenzioso e attento il lungo serpentone di fiaccole, qualche migliaio i partecipanti.

“Siamo qui in tanti in una serata così bella”, ha detto il vescovo Anselmi. “Il Signore dal cielo ci guarda ed è contento di vederci raccolti e uniti in preghiera seguendo la croce del suo Figlio. Appeso alla croce che abbiamo portato non c’è il Crocifisso, non c’è l’immagine di Gesù. È perché ci siamo tutti noi, i nostri amici, i nostri cari, i malati nel corpo e nello spirito. Lo abbiamo sentito nelle meditazioni: molti di noi portano la croce, direi tutti”.

La croce, “credo di poter dire che non appartiene al disegno di Dio, nasce dal maligno che ha scatenato e continua a scatenare in noi l’egoismo e l’invidia, che distrugge la famiglia, la società, la natura, il creato, l’umanità”. La croce “è un grande mistero. Il fatto che Dio permetta al maligno di operare è un grande mistero. Ma questa sera ci dobbiamo dire che qualcosa può sconfiggere la croce. L’amore può sconfiggere, illuminare e superare la croce, può renderla accettabile, portabile”.

Il vescovo Anselmi: “Possiamo affrettare la venuta della Pasqua attraverso gesti di amore, di pace quotidiana. La Croce realizza una grande unità di amore, il bene che ci vogliamo reciprocamente può illuminare le nostre sofferenze”

Prima di tutto, “l’amore di Dio per noi, che è più grande di ogni croce. Ci può essere disperazione, ma sentirci amati da Dio ci fa vivere sempre. Credo questa sia la stessa sensazione che deve aver provato Gesù sotto il peso della croce: sentiva l’amore del padre”. Certi di quest’amore, si può portare insieme le piccole e grandi croci della vita. “Il nostro amore reciproco, il bene che ci vogliamo, può illuminare le nostre croci. La croce realizza una grande unità di amore”.

Le guerre “in Ucraina, in Russia, in Terra Santa, le decine di migliaia di bambini morti, le donne, i giovani, gli anziani, i militari, i beni distrutti, le case, gli ospedali, le strade rendono la Via Crucis 2024 particolarmente dolorosa, insanguinata. Siamo tutti spettatori di una follia che ci fa soffrire e ci fa paura.

Vorremmo tutti essere là dove cadono le bombe per interrompere questa carneficina. Devo ammettere che non riesco a capire cosa stia accadendo, come sia possibile che le tenebre del male abbiano oscurato le scelte di persone che hanno responsabilità grandissime sulle nazioni”.

Il coro della Via Crucis, Piazza sull’acqua, Rimini
Fedeli riminesi in preghiera alla Via Crucis

E allora il vescovo chiede di immedesimarsi in Gesù. “I racconti del Vangelo sulla passione di Gesùfrequentemente parlano delle tenebre del male, della notte di Satana che entra nel cuore di Giuda. E Gesù non reagisce, soffre silenziosamente”. Aspettando il mattino di Pasqua. “Noi crediamo che la Pasqua di luce e di resurrezione verrà. Prima o poi la pace regnerà. Nel frattempo soffriamo in silenzio. Piangiamo con la beata vergine Maria”.

Nel frattempo, però, si può fare anche qualcos’altro. “Possiamo provare ad affrettare il giorno di Pasqua, la sua venuta attraverso dei gesti d’amore, di pace quotidiana. Piccole gocce che ammorbidiscono la durezza del mondo. Possiamo essere più accoglienti, più generosi, più attenti ai bambini, ai più anziani, a chi è povero, a chi è solo.

Questo possiamo farlo”.