Home Vita della chiesa Sradicare la cultura di morte che c’è in ogni abuso

Sradicare la cultura di morte che c’è in ogni abuso

In corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana ha istituito per il 18 novembre La 1ª Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti. Una giornata di preghiera e di sensibilizzazione.

“Un’occasione da valorizzare nelle chiese locali, perché siano coinvolte tutte le componenti della comunità cristiana. – è l’auspicio di mons. Lorenzo Ghizzoni, vescovo di Ravenna-Cervia e presidente del SNTM – Siamo invitati alla preghiera per sostenere i cammini di recupero umano e spirituale delle vittime e dei sopravvissuti, da chiunque siano stati feriti, così gravemente, dentro o fuori dalla Chiesa, per le famiglie e le comunità colpite dal dolore per i loro cari”.

L’invito è stato immediatamente raccolto dalla Diocesi di Rimini, che – oltre a sensibilizzare parrocchie e associazioni – ha organizzato una messa domenica 21 novembre presso la parrocchia della Colonnella durante la quale saranno recitate intenzioni e preghiere specifiche, preparate dal Servizio Nazionale Tutela Minori. I sacerdoti della Diocesi di Rimini in ritiro a Loreto, celebreranno la messa il 18 novembre con le intenzioni particolari. A coordinare la giornata riminese è il Servizio diocesano tutela minori, attivato dalla Diocesi già dal 2019. Betty Tanzariello (nella foto) è una componente del Servizio.

Sfruttamento e abuso. C’è dunque da costruire una cultura della tutela e del rispetto dei minori e delle persone vulnerabili?

“«Stiamo sereni!». La serenità è la condizione per proporre buone attività nelle nostre parrocchie, zone pastorali, associazioni, comunità… in un clima fiducioso, senza troppe preoccupazioni!

Tuttavia proprio per evitare apprensione, e stare sereni, occorre anche far sì che gli ambienti e le condizioni in cui si svolgono le nostre attività – soprattutto quando sono rivolte ai minori – siano effettivamente sicure e custodite.

È necessario coniugare un sano realismo e prudenza alla generosità e passione con cui viviamo la nostra pastorale.

Tutti noi desideriamo che la Chiesa, incarnata nei vari contesti locali, sia un ambiente sano nel quale ogni persona, a prescindere dall’età o dalla propria capacità di proteggersi, sia protetta e trovi la libertà di espressione di se stessa.

Il SDTM (Servizio Diocesano Tutela Minori) ha il compito di collaborare strettamente con il Vescovo nell’adempimento delle sue responsabilità pastorali nel campo di tutela dei minori e delle persone vulnerabili”.

Cosa significa il servizio diocesano in termini educativi, prevenzione, formazione per la nostra diocesi?

“Il Servizio Diocesano di tutela minori è nato da circa due anni, come nelle altre diocesi italiane sotto lo stimolo di Papa Francesco e della Cei, per rinnovare l’impegno della Chiesa italiana nella lotta contro gli abusi verso i minori e le persone vulnerabili.

Siamo un’equipe di esperti in vari campi (pastorale, psicologico, psichiatrico, pedagogico, giuridico) al servizio ed in collaborazione con la Chiesa diocesana. L’obiettivo è quello di promuovere e sostenere la cura e la custodia dei minori attraverso l’informazione e la formazione.

Oggi la tutela dei minori e delle persone fragili sta diventando sempre più un aspetto centrale ed importante negli ambienti ecclesiali e nelle associazioni e movimenti. Questo non perché prima non lo si facesse, ma perché oggi c’è una consapevolezza nuova rispetto a questi temi ed un forte desiderio di offrire sempre più spazi positivi di crescita ed esperienze belle e sicure ai bambini e giovani.

Parlare di lotta all’abuso significa creare nuove strade che impediscono lo svilupparsi dell’abuso di potere, di coscienza, spirituale e sessuale.

La presenza di questo servizio si inserisce all’interno di una diocesi, quella di Rimini dove la cura e tutela dei minori è una priorità che vede da sempre impegnati tutti i soggetti che la compongono dalle parrocchie ai movimenti, alle associazioni.

In questi due anni il servizio ha già al suo attivo vari incontri presbiteriali, momenti di formazione per operatori pastorali ed educatori, eventi di formazione con associazioni giovanili nella nostra diocesi.

Lavorare in rete deve diventare una delle nostre priorità per sottolineare sempre più che nel servizio educativo è decisivo che tutta la comunità ecclesiale e civile si senta compartecipe e corresponsabile della custodia dei più piccoli e così facendo si cambia lo sguardo, il cuore e il proprio operato attivando circoli virtuosi”.

Come coniugare la tutela dei minori in una chiesa sinodale, come proposto da Papa Francesco proprio all’inizio di questo nuovo percorso?

“Si apre per tutti noi che facciamo parte del Popolo di Dio, il tempo del Sinodo! Il Sinodo sarà sicuramente un tempo generativo perché con questa convocazione, Papa Francesco invita la Chiesa intera ad interrogarsi su un tema decisivo per la vita e la sua missione: «Sinodo – cioè camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».

Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II, è un dono e un compito: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Il nostro ‘camminare insieme’, infatti, è ciò che più attua e manifesta la natura della Chiesa come Popolo di Dio pellegrino e missionario» (DP, 1).

In questo compito che è il ‘camminare insieme’ ci sentiamo chiamati in prima persona come servizio diocesano perché non a caso nei documenti preparatori, Papa Francesco pone l’accento sulle tematiche proprio della tutela dei minori (punto 6 documenti preparatori Sinodo 2023) sottolineando che questo tempo, deve essere da una parte un spazio dove poter ascoltare, comprendere, lenire le ferite ma anche momento privilegiato per esaminare come vengono vissuti la responsabilità e il potere e le strutture con cui sono gestiti soprattutto per discernere piste di rinnovamento e di rafforzamento della «cultura di cura e di custodia» del minore in tutti gli ambiti di vita quali la società, la famiglia e la Chiesa stessa.

Combattere ed estirpare questo male oscuro è possibile solo se assumiamo questo come un problema di tutti e non come il problema che riguarda alcuni. Possiamo risolverlo soltanto se ce lo assumiamo collegialmente, in comunione, in sinodalità”.