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SOS tra i banchi

Il 75% degli studenti ha “sempre” o “spesso” episodi di stress causati dalla scuola. Il 44% di loro si sente inadeguato e insicuro a causa dell’ipercompetizione tra i banchi che rende più difficile imparare al 17% dei partecipanti. È quanto emerge dal sondaggio “Scuola e Benessere: oltre l’ipercompetizione e l’omologazione”, un evento nato dalla collaborazione tra Unisona Live e l’Unicef, patrocinato dal Comune di Milano e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, dedicato alle scuole secondarie di secondo grado e dell’ultimo anno delle secondarie di primo grado. Hanno partecipato oltre 25.500 studenti, studentesse e docenti, collegati online in diretta streaming, che hanno condiviso uno spazio di riflessione e discusso sul tema cruciale del benessere psicosociale degli adolescenti nell’ambiente scolastico. La scuola è l’ambiente in cui si manifestano più emozioni, come frustrazione, disagio e stress. Allo stesso tempo è il posto migliore in cui riconoscere e prevenire difficoltà, promuovendo lo sviluppo delle abilità e incoraggiando metodologie collaborative per contrastare il clima competitivo che spesso si crea in situazioni scolastiche. Le esperte dell’Unicef Maddalena Grechi ed Estella Guerrera hanno approfondito il concetto di stress e i rischi legati alla competizione e all’omologazione scolastica, evidenziando l’essenzialità di creare un ambiente favorevole per il benessere degli studenti. I giovani dello YAB ( Youth Advisory Board, l’organo consultivo composto da ragazzi e ragazze tra i 15 e i 21 anni che partecipa al PANGI, il Piano di Azione

Nazionale della Garanzia Infanzia) hanno portato il loro punto di vista sui cambiamenti necessari per rendere la scuola più inclusiva. “L’omologazione sta anche nell’idea che tutti debbano avere le stesse abilità per replicare le esigenze scolastiche; il punto è che siamo tutti diversi e abbiamo modi e tempi differenti di imparare. – sostiene Diana I docenti dovrebbero evitare di elogiare solo gli studenti più brillanti, cercando di valorizzare le capacità di tutti e di promuovere le attività di gruppo e i progetti creativi che permettono ad ognuno di esprimersi”.

Abbiamo chiesto il parere a qualche giovane riminese

“Ho svolto un test in cui ho scoperto di essere più stressato del 35% della popolazione. – spiega Luca (nome di fantasia), 17enne studente del Liceo Classico Dante Alighieri di Rimini – Tra le cause non c’è solo la scuola, ma questa è comunque una cosa che mi porto dietro da un sacco di tempo. Mi succede anche in attività extrascolastiche e la vivo pesantemente”. “Vivo lo stress causato dalla scuola. – si confida Giulia (nome di fantasia) – Quando sono nervosa, mi faccio dei graffi sulle spalle o nelle gambe per scaricare la tensione, per non parlare dei continui sbalzi di umore. Appena prima di verifiche o interrogazioni accuso delle fitte alla pancia, che poi passano appena comincio a scrivere o a parlare. Per fortuna lo stress da competizione non l’ho mai vissuto, penso molto al mio e a scuola non mi trovo in un ambiente che porta alla rivalità (intendo la mia classe); anzi, molto spesso si tende ad aiutarsi come si può. Purtroppo essendo così impegnata con la scuola, tanto da non aver tempo di fare qualche sport, faccio fatica a trovare un momento o un modo alternativo di scaricare le preoccupazioni. Fuori dall’ambito scolastico,

ho praticamente zero tempo per me. Credo sia causato dal fatto che in generale faccio fatica a vivere il presente e sono costantemente proiettata nel futuro, cioè su quello che deve succedere dopo”. Giacomo, studente riminese di 16 anni, frequenta il liceo Artistico e ha quasi sempre vissuto episodi di stress per motivi scolastici, pur soffrendone maggiormente al di là della classe. “L’angoscia e l’ansia che mi porto appresso mi tormenta, non mi permette di non potermi gustare neanche un momento di svago con i miei amici; spesso baso le mie capacità sulla competizione”. Un altro esempio in tal senso è Francesco, di 17 anni, che frequenta il liceo delle Scienze Umane “Maestre Pie” di Rimini e che ci racconta che avverte un importante peso dovuto alla competitività in ambito scolastico. “ Alle scuole medie, durante l’ora di ginnastica, mentre gli altri giocavano, io mi sentivo inadeguato ed escluso. Lo stress da competizione poi me lo portavo dietro anche fuori dalla scuola, soprattutto quando facevo sport di squadra. A scuola ho compreso che l’unica competizione che devi avere è contro te stesso”.

Gabriele Vezzali