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Sorpresi dalla gioia

Un ritorno alla sorgente
Il libro di uno specialista (teologo, filosofo, sociologo ecc.) è il temporaneo approdo di una ricerca personale: l’autore spera che, sull’argomento in questione, le sue parole sovrastino il coro delle cose già dette. Il libro di un vescovo, al contrario, è tanto più riuscito quanto più sa dar voce alla fede dei semplici: più che arricchire l’affresco del Cristianesimo con ulteriori, geniali pennellate, egli vuole scrostare la patina dell’abitudine (o del pregiudizio) che spesso nasconde, agli occhi degli stessi credenti, la sua impareggiabile bellezza. Sorpresi dalla gioia è un magnifico ritorno al nucleo sorgivo dell’esperienza cristiana, ossia all’inaudito incontro tra una duplice mendicanza: Dio mendicante della libertà umana, l’uomo mendicante della tenerezza divina. Commentando i vangeli domenicali dell’anno C, l’Autore ci mostra, con esempi audaci e provocanti, i “segni” esistenziali di tale incontro: una lucida capacità di giudizio culturale, il trasporto della carità, l’impeto della testimonianza.

Nevio Genghini
docente ISSR Marvelli

Un ascolto in tre passi
Uno dei frutti più preziosi della riforma liturgica che è seguita al Concilio Vaticano II è il Lezionario domenicale e festivo. Una ricchezza sovrabbondante di testi biblici che vengono offerti all’ascolto delle comunità cristiane riunite per la celebrazione eucaristica domenicale; una ricchezza tanto abbondante che qualcuno potrebbe rimanere confuso e smarrito.
Chi non conosce e non possiede i criteri di composizione e di lettura dei vari schemi che compongono le domeniche, rischia di rimanere sordo al messaggio della Parola di Dio consegnato alla Chiesa in ogni domenica. Si potrebbe verificare quanto evidenziato dai profeti e da Gesù durante la sua predicazione: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano”. (Cf Lc 8,10). È molto importante comprendere e il vescovo Francesco nel testo che ha voluto donarci, ci guida in questo ascolto attento in tre passi: sono quelli che compongono le schede di ogni domenica.
Nel primo passo siamo aiutati ad entrare nel testo così come lo ascoltavano i contemporanei dell’evangelista: ogni testo biblico è caratterizzato culturalmente dal tempo in cui è stato composto e per comprenderlo occorre sintonizzarsi sul linguaggio e la cultura di quel tempo.
Un secondo passo ci conduce a specchiarci nel testo del vangelo leggendo in esso la nostra vita: ogni parola evangelica ci provoca e ci chiama ad una conversione. Il secondo passaggio delle schede ci aiuta a meditare e a verificare la nostra vita con il messaggio forte di Gesù.
Ma non si può rimanere all’analisi, come un medico non può fermarsi alla diagnosi! Il terzo passaggio su cui siamo condotti per mano è quello delle scelte. Di fronte alla parola evangelica che Cristo stesso ci pone innanzi ogni domenica, anche noi come Zaccheo (Lc 19,1-10) dovremmo alzarci in piedi e dire: “io dò la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Anche noi ci sentiremmo rispondere:“Oggi per questa casa è venuta la salvezza”.

Don Andrea Turchini
rettore seminario Diocesano

Una ventata di speranza
Due sono le percezioni chiare che si ricevono, leggendo le pagine dei commenti al vangelo di Luca del Vescovo Francesco:
si viene investiti da una ventata di speranza, che scompiglia e vivacizza la vita;
si ha la certezza che seguire Cristo Gesù è il meglio che possa capitare a me, a ciascuna persona.
Con un linguaggio semplice e profondo, che non disdegna agganci con la letteratura, si è presi per mano e condotti a contemplare e adorare, a considerare le verità teologiche e a porsi le domande esistenziali. Il tutto si snoda nella quotidianità, dove la gioia trapunta, timidamente ma fermamente, il cammino feriale e dove lo sguardo, che si posa sulla realtà, è illuminato dallo stupore che solo un “cuore di bimbo” sa avere.
Molte sono le presenze, che si incrociano (e le sottolineature del commento le focalizzano bene), ma mi pare che la presenza di Maria di Nazareth sia quella incisiva, che in certo qual modo dà unità a tutto il testo di Luca, perché è colei che ha “continuato a generare Gesù attraverso l’opera educativa”, accompagnandolo da Betlemme al Calvario. Le braccia di madre che hanno accolto il Cristo alla nascita, sono le stesse braccia che lo accolgono ai piedi della croce; sono quelle braccia che portano ogni uomo nella sincera e onesta sequela di Cristo.

Madre Lina Rossi
Superiora Maestre Pie dell’Addolorata

Chiamati in causa
Non è certo un caso che io abbia pubblicato nel 1997/8 un imponente Sussidio Biblico patristico per la liturgia domenicale in 16 volumi per i tre anni liturgici: condivido infatti col Vescovo lo stesso innamoramento per la Sacra Scrittura, che fortunatamente è di molti (penso anche a laici come Erri De Luca).
Se togli alla Chiesa quelle “parole di vita eterna” di cui è depositaria, “dove andremo?” si domandavano i discepoli nel momento più critico del loro percorso di Fede. La tentazione di trovare mediazioni accettabili per tutti in un insieme di “valori condivisi”, di rinunciare a quella che il datatissimo Gramsci chiamava “la battaglia delle idee”, è spesso contrabbandata come il solo antidoto ad atteggiamenti “talebani”. Ma la verità è un’altra. “Io sono la Verità…”.
I discepoli del Signore, benché stanchi (e spesso lo sono!), non possono non sentirsi chiamati in causa dal Suo sguardo e dalla Sua commozione di fronte alla grande folla che addirittura lo precedeva: “perché erano come pecore senza pastore”, bisognose di essere istruite su “molte cose” (Mc. 6.30-34). Non possiamo non domandarci cosa vuol dire oggi essere sale della terra se poi si è insipidi nei rapporti col mondo: a null’altro serviremmo che ad essere gettati via; anzi, peggio, “ad essere calpestati dagli uomini” (Mt. 5, 13-16).
Cosa significa, oggi, per un cristiano, “insegnare molte cose” alle folle contemporanee? Il vescovo Francesco ce lo indica chiaramente con questa sua appassionata “Guida” alla parola di Dio generata dallo stupore. Significa indicare i ponti che sempre collegano la Parola immutabile di Dio con le mille mutazioni della società dell’uomo, come giustamente sottolinea Stefano Zamagni a nella sua introduzione. “Io sono la Via…”
Mi sentirei di proporre ai nostri parroci di voler utilizzare queste coraggiose incursioni nella realtà dell’uomo contemporaneo alla luce delle letture domenicali. Il popolo di Dio ha davvero bisogno di essere istruito, di essere abbracciato dallo sguardo amorevole di un Pastore capace di guidarlo ai pascoli erbosi della Parola… “Io sono la Vita…”

Mario Guaraldi
editore