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Smart, non per tutti. E non per sempre

Secondo una recente analisi, lo smart working può aiutare l’azienda a risparmiare diversi euro l’anno per dipendente. Ma in termini di redditività operativa e aziendale aumentata, porta vantaggio oppure i “furbetti” si agitano anche nel lavoro da casa?

Chi alla digitalizzazione e al lavoro agile da del ‘tu’ è la riminese Bluenext di Bonfiglio Mariotti, azienda che sviluppa software, capace di superare i 17 milioni di fatturato (bilancio 2019) con 130 dipendenti in squadra.

Nato a Mondaino nel 1956, Mariotti lavora da sempre nel settore informatico, ha creato il Gruppo Bluenext nel 2012, che ora guida e ispira, ed è presidente di AssoSoftware.

Mariotti, lo smart working non trova certo impreparato la sua azienda. Risorsa o di necessità virtù?

“È necessaria una premessa che sembra scontata. Ma che in tempi di crisi conclamata e i cui effetti reali sono ancora nascosti ma arriveranno è fondamentale: i posti di lavoro sicuri al 100% sono davvero pochi, per questo vale la pena che i lavoratori dipendenti facciano attenzione ai segnali che provengono dall’azienda per cui lavorano, soprattutto per il settore in cui opera e per l’atteggiamento del management nei suoi confronti.

Piccolo non è per forza bello così come grande non è proprio il posto più sicuro in cui lavorare.

Di solito le imprese familiari di media dimensione come Bluenext fanno molta più attenzione al valore umano, più delle piccole che a volte sono schiacciate dalla mancanza di liquidità e risorse e più delle molto grandi in cui il management è obbligato a rincorrere il risultato ad ogni costo, a far quadrare i budget imposti dalla proprietà o semplicemente approfitta dei momenti critici conclamati per tagliare costi senza guardare in faccia nessuno. Fattori che rendono il lavoro in certe realtà stressante e quasi disumano”.

Scusi se insisto: lo smart working al tempo del Covid.

“E io rilancio. Sgombriamo in modo anche drastico il campo da un equivoco su cui molti ci marciano, a cominciare dalla classe politica nostrana o statale, perché l’inglesismo è evocativo e quasi magico. Lavorare da casa come in quasi tutto il pubblico si deve chiamare telelavoro, e il tele lavoro non è smart working, né welfare: è stata una risposta obbligata ad una emergenza.

Per poter fare il lavoro Agile o Smart, imprese e lavoratori devono tenere conto dei fattori abilitanti dello smart working: l’organizzazione del lavoro che deve essere necessariamente diversa da prima, e diversa dal semplice lavorare da casa.

L’infrastruttura tecnologica deve corrispondere in tutto alle caratteristiche che il lavoratore si ritrova generalmente in ufficio, e le politiche relative alle risorse umane e del welfare debbono tenere in conto dell’ambiente di casa e della composizione delle famiglie.

Lavorare in smart working può avere molti vantaggi sia per l’impresa che per lo smart worker ma l’organizzazione aziendale deve essere capace di modificarsi velocemente e lavorare per obiettivi, controllare da remoto non il tempo di lavoro ma l’avanzamento dei progetti e degli obiettivi”.

Lei ha un punto di osservazione privilegiato, essendo anche presidente di AssoSoftware, l’associazione che raccoglie le aziende produttrici di software gestionale contabile e fiscale.

“Dal mio punto di osservazione posso vedere molto bene quello che succede in Bluenext ma anche quello che avviene in tutte le aziende di informatica in ogni parte d’Italia.

L’associazione che presiedo ha appena completato un sondaggio interno alle 250 imprese iscritte. Questi i risultati: 1) aumento della produttività -15% 2) riduzione dei costi logistici -25% 3) riduzione tasso di assenteismo -60%.

Per quanto riguarda i lavoratori la percezione è la seguente: 1) miglioramento del bilanciamento lavoro-vita privata +46% 2)maggiore soddisfazione e motivazione +40% 3)risparmio costi annui: 1.200 euro 4) risparmio tempi morti e trasferte: 172 ore annue.

Questi dati mi portano a rispondere alla domanda di cosa cambia lo smart working applicato dalle aziende più avanzate tecnologicamente o il semplice telelavoro che viene fatto generalmente nel pubblico e nella aziende meno organizzate: i costi che risparmiamo noi e i nostri collaboratori sono ricavi in meno per gli altri settori come la ristorazione o i bar che attorno ai dipendenti avevano creato una vera e propria economia. I negozi di ogni tipo, salvo i brand del lusso, soffrono in modo importante perché le persone sono sempre davanti al computer e vien loro facile ordinare cose on line. I distributori di carburanti, i trasporti pubblici in genere, senza contare gli affitti di appartamenti per gli studenti che subiranno una contrazione (molti restano a casa e a Rimini hanno già spostato una delle nostre facoltà a Bologna), o gli immobili di città cui saranno preferiti quelli in campagna o periferia”.

Smart, ma non per tutti, insomma.

“Nella nostra azienda alle Celle, ma anche nelle sedi di Catania e Bergamo, abbiamo anche notato un sentimento anche ‘critico’ degli smart worker a causa di stanchezza mentale nel dover gestire insieme lavoro e famiglia, figli e coniugi.

Distrazioni dovute all’ambiente di casa non consono ad un lavoro efficiente, come la mancanza di uno studio o locali magari piccoli condivisi con più persone”.

Durante il lockdown, nonostante avreste potuto lavorare ‘di persona’, vi siete affidati allo smart working. Ma ora?

“Nel periodo di lookdown la nostra azienda poteva rimanere aperta ma abbiamo preferito, per la sicurezza delle nostre persone lavorare in smart working, lo sapevamo fare bene perché è parte del nostro mestiere produrre software che consenta ai nostri clienti di poter lavorare da ogni parte del mondo sui propri archivi e in contatto con i propri collaboratori: commercialisti e imprese hanno potuto condividere documenti e procedure attraverso i nostri portali, firme di contratti senza muoversi dagli uffici.

Ora, però, i colleghi sono tornati in ufficio affinché il senso di isolamento venga sconfitto, il coordinamento aziendale sia più efficace, la circolazione delle notizie immediata.

Vogliamo però rientrare in ufficio e fare gioco di squadra in sicurezza: metà dell’organico di ogni sede a rotazione a casa per una settimana e in ufficio quella dopo, distanziamento e igienizzazione dei locali diventano più facili”.