Home Editoriale Servizio civile ko, una scelta miope

Servizio civile ko, una scelta miope

C’era una volta il servizio civile. Non è purtroppo l’inizio di una favola, ma potrebbe esserne la fine. Nei giorni scorsi il ministro Riccardi ha affermato che se non arrivano nuove risorse, i fondi rimasti dopo i tagli degli ultimi anni non consentono l’avvio delle partenze dei giovani in servizio civile nel 2013. Già poco più di un mese fa commentavamo l’ennesimo schiaffo a questa istituzione con il rinvio di mesi delle partenze del contingente 2012. La situazione non sembra essere migliorata. Anzi.
Onestamente, almeno in questo caso, i continui richiami ai tagli predisposti dai Governi precedenti rischiano sempre più di apparire un alibi per questo governo tecnico. E certamente sarebbe una bella responsabilità per Monti e C., che dicono di avere i giovani al centro della propria azione di governo, presentarsi nel 2013, per la prima volta dal 1977, senza nessun partenza di questo servizio sociale.
Una scelta che appare ancor più incomprensibile se si considera la diffusa coscienza dell’importanza di questo istituto dal punto di vista sociale, culturale ma anche economico (ogni euro investito ne produce ben quattro in termini di servizi).
Non riconoscere il valore di un’esperienza educativa alla partecipazione e alla cittadinanza e alla difesa non violenta, che ha un ritorno quattro volte l’investimento che lo Stato ha fatto, credo sia una scelta miope in termini di politiche giovanili e di sviluppo oggi.
Non si tiene conto che le spese in questione non sono improduttive, ma sono spese d’investimento. Il servizio civile produce effetti importanti sulla coesione sociale e sulla crescita culturale e antropologica dei giovani, che sono un vantaggio umano ed economico per il Paese.
Invece che parlare di ulteriori tagli semmai occorrerebbe domandarsi: come aiutare a sviluppare questa scelta libera di migliaia di giovani oggi mortificata; come fare in modo che anche i giovani meno scolarizzati la scelgano; come raccordare il servizio civile nazionale con quello regionale; come connettere il servizio civile con la cittadinanza europea, che oggi vede presenti migliaia di giovani europei provenienti, ad esempio, dalla Romania, dalla Bulgaria, ma anche migliaia di studenti della Spagna e di altri Paesi grazie all’Erasmus?
Triste assai sarebbe, fra qualche anno, cominciare la favola “c’era una volta il servizio civile” e finire con il tradizionale “la favola insegna”: attenzione a buttare via con l’acqua il bambino. Il servizio civile volontario è un’opportunità data ai giovani di crescere dentro, servendo fuori.

Giovanni Tonelli