Home Ponte Giovani SCROLLING INFINITO, UNA TRAPPOLA (DOLOSA) PER I GIOVANI

SCROLLING INFINITO, UNA TRAPPOLA (DOLOSA) PER I GIOVANI

I social network sono pensati per tenere agganciati i giovani allo schermo quanto più tempo possibile. Perché? Perché a livello fisiologico il cervello degli adolescenti fa molta più fatica a staccarsi da contenuti ripetitivi. Il risultato? Ragazzi e ragazze che possono passare anche ore davanti allo smartphone, quasi ipnotizzati. È lo “scrolling infinito”, fenomeno preoccupante, soprattutto perché gli sviluppatori dei social ne sono perfettamente consapevoli, come dimostra il caso di TikTok 

Inutile negarlo: ormai lo smartphone è diventato una parte integrante della nostra quotidianità. Da semplice mezzo di comunicazione, questo strumento si è trasformato a poco a poco in una vera e propria piattaforma di intrattenimento personalizzato, sempre a portata di mano. Tanto che, nei momenti di noia, il primo istinto è quello di tirarlo fuori dalla tasca, controllare le notifiche ed entrare su uno dei nostri social network preferiti, perdendoci tra le notizie del giorno o le foto di amici e celebrità. Una pratica ormai talmente diffusa da meritare un nome: scrolling, che fa riferimento allo scorrimento ripetitivo del dito dal basso verso l’alto sullo schermo del cellulare. Se fatto con consapevolezza, lo scrolling in sé non ha nulla di male: il problema nasce quando questo gesto viene ripetuto in modo automatico decine e decine di volte al giorno, talvolta perdendo la concezione del tempo. In questo caso si parla di “scrolling infinito”, alludendo alle interfacce digitali che propongono contenuti uno dopo l’altro, in modo che gli utenti possano consumarli a profusione senza mai fermarsi.

Riuscire a sfuggire a questi meccanismi è tutt’altro che semplice: gli algoritmi dei social che usiamo quotidianamente sembrano progettati proprio per mantenerci incollati allo schermo il più possibile, perché più tempo trascorriamo sulla piattaforma più la stessa ne trae profitto, di norma da ricavi pubblicitari. Esempio lampante è TikTok, app nota per i contenuti brevi, dove passare da un video all’altro è di una facilità disarmante e l’intrattenimento è del tutto personalizzato in base agli interessi dell’utente: la combinazione di questi fattori ha dato vita ad un’interfaccia talmente efficace da spingere colossi come Instagram, Youtube e Snapchat ad adattarsi a tale standard.

Un fenomeno non casuale, ma studiato a tavolino

Le ragioni per cui TikTok funziona così bene, però, non sono solamente frutto di studi scientifici. Il fatto che sia rivolto e utilizzato principalmente da utenti giovani, purtroppo, non è un caso: secondo uno dei dirigenti dell’applicazione, “più gli utenti sono giovani, migliori sono le performance, perché non sono capaci di smettere”. Per ragioni neuroscientifiche, il cervello degli adolescenti, ancora in fase di sviluppo, risulta più manipolabile: di conseguenza, mantenerlo agganciato proponendo contenuti altamente personalizzati a raffica è un gioco da ragazzi. Insomma, TikTok ha creato una vera e propria trappola per i suoi giovani utenti, e la parte peggiore è che ne è perfettamente consapevole.

Di fronte a un’applicazione che sembra avere meccanismi realizzati ad hoc per lucrare sulla fragilità dei ragazzi non si può certo stare in silenzio: sia il governo francese sia diversi Stati americani hanno accusato Bytedance, azienda proprietaria della piattaforma, di compromettere la salute mentale dei giovani rendendoli psicologicamente dipendenti. La risposta di TikTok è stata l’inserimento di “break videos”, ossia dei promemoria che, dopo un certo numero di contenuti guardati, invitano l’utente a fare una pausa dallo scrolling infinito e dedicarsi ad altre attività, e di notifiche rivolte esclusivamente agli adolescenti per invogliarli a chiudere l’app quando è ora di andare a dormire. Delle misure che, però, hanno tutta l’aria di essere semplicemente un palliativo per ridurre le pressioni politiche, dato che secondo ricerche interne a TikTok la riduzione del tempo online dopo queste iniziative è stata di appena un minuto e mezzo. Nel frattempo, le dinamiche effettivamente responsabili dei danni annessi allo scrolling infinito rimangono immutate.

Giovani da proteggere

Ma è davvero così necessario proteggere i ragazzi da questi pozzi senza fondo di contenuti? Da giovane adulta di 23 anni, mi sento di affermare che la risposta è sì, senza dubbio. Fino a pochi anni fa, complice la quarantena per la pandemia, mi ritrovavo spesso e volentieri a trascorrere interi pomeriggi scrollando su TikTok e faticavo a controllarmi nonostante la triste consapevolezza di sprecare ore preziose del mio tempo. Il motivo per cui sempre più utenti si ritrovano in questa situazione non va ricercato soltanto nei complessi algoritmi della piattaforma, ma nel fatto che ormai lo scrolling rappresenta uno strumento per fuggire dalla realtà: la pioggia di stimoli brevi, leggeri e sempre diversi ci inibisce, senza lasciarci la possibilità di pensare ai problemi della giornata appena trascorsa. Per uscirne fuori diventano imprescindibili la forza di volontà e la motivazione di impiegare il proprio tempo in maniera più costruttiva: risorse di cui difficilmente bambini e ragazzi dispongono. Lasciandoli scrollare indisturbati, inoltre, si amplifica anche il rischio di esporli a contenuti dannosi, che possono alimentare insicurezze o problematiche ben più gravi. Pretendere di eliminare del tutto il richiamo allo scrolling è complicato, ma per limitarne i danni si può lavorare sulla consapevolezza, almeno con i ragazzi più grandi: per i bambini e i giovanissimi, invece, abbiamo la responsabilità di stabilire regole e limiti precisi, affinché gli spazi digitali possano essere vissuti e non subìti.

Giulia Cucchetti