Dopo l’entrata in vigore nel 2006 della direttiva Bolkenstein, nel 2009 l’Italia veniva messa in mora con l’obbligo di mettere a bando le concessioni balneari. Il Governo assicurò che avrebbe preso in mano la questione. Nello stesso anno emerse l’ipotesi di far traslocare il Festival da Sanremo a Rimini. Più una provocazione nata da un commento di Bruno Vespa che ipotesi concreta, e infatti se ne parlò per un giorno e stop. Nel 2025 le spiagge non sono ancora andate a bando, si dice nel 2027 ma ci credo poco. Governi di varia natura hanno prima provato a evitare le gare, poi a farle a modo nostro, rimediando bocciature e infrazioni in serie.
Ormai dall’Europa manca solo un pronunciamento ufficiale recitante “ Ci siete o ci fate?”. Oggi l’ipotesi che Rimini ospiti il Festival di Sanremo non è così surreale.
Non si tratta più delle periodiche scaramucce coniugali tra la Rai e il centro ligure degli anni passati: la manifestazione va messa a bando, ha partecipato solo la Rai ma i rapporti col Comune di Sanremo sono parecchio tesi, se ne dovrebbe sapere qualcosa in questi giorni. Ma nel frattempo la Rai ha diffidato Sanremo dal concedere in licenza i marchi del Festival a beneficio di altre emittenti. Tra le alternative a Sanremo, Rimini è tra quelle in prima fila. Non succederà, ma ormai comincio a pensare che sia più facile che a Rimini arrivi il festival che la Bolkenstein.

