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Sant’Agata benedice il suo oro bianco

Secondo Brillat Savarin, uno dei padri della gastronomia, “se i tartufi costassero meno, nessuno vorrebbe saperne, e il loro profumo diventerebbe puzzo”. Saranno dello stesso avviso le decine di migliaia di visitatori che nelle domeniche autunnali prendono d’assalto S. Agata Feltria? Questa fetta di Valmarecchia rappresenta un caso singolare nel’ambito del tuber magnatum pico, il tartufo bianco pregiato, esclusiva italiana e pezzo forte delle tavole fin dai tempi degli antichi romani.

Se il tempo è clemente, la Fiera feretrana è capace di convogliare in quattro domeniche 200mila visitatori, un record che neppure Alba, forte di una tradizione più antica, riesce a eguagliare (mentre Acqualagna è la prima piazza in termini di vendite). In Piemonte resiste però il primato per i maggiori affari commerciali. Gli stand servono migliaia di pasti e la rivendita del tartufo fa registrare ottimi incassi. “Dati precisi non esistono ma solo per il tartufo si ipotizza qualche milione. – ammette sottovoce Franco Vicini, ex sindaco e uno degli ideatori della Fiera”. I commercianti, timorosi, di cifre non parlano ma è indubbio che “dopo la Indel, il tartufo rappresenta la più importante industria del paese, anche per l’indotto”, assicura l’esperto Marco Davide Cangini.

Numeri di vendita pochi, ma all’ombra di Rocca Fregoso l’oro dei boschi si è immediatamente trasformato – da quando 34 anni fa è partita la Fiera Nazionale – nell’industria trainante per l’economie locali, forte freno alla progressiva corrosione abitativa e lavorativa.

Quest’anno, per la prima volta l’oro dei boschi sarà “battezzato” alla luce del sole. Un emendamento della Finanziaria ha messo fine ad un diatriba che durava da quarant’anni. Fino a ieri il tartufo era praticamente illegale: oggi con l’autocertificazione autorizzata, i commercianti possono perlomeno documentarne l’acquisto. Nell’ombra restano i cercatori… “Il tartufo è un ambasciatore di gastronomia e cultura nel mondo” gongola il presidente di Confcommercio Pesaro Amerigo Varotti.

Sistemata – o quasi – la questione fiscale, cosa ne viene in tasca al consumatore? “Sarà una stagione discreta. – ne è certo Cangini – Le piogge di settembre e inizio di ottobre e il caldo aiutano la fioritura. Siamo moderatamente ottimisti di portare in tavola una buona quantità e ottime pezzature”. E i prezzi? Resteranno in pratica invariati, al massimo un leggero aumento in queste prime settimane: un kg di bianco pregiato verrà battuto tra 700 e 800 euro, prezzo non proprio popolare ma in gran ribasso paragonato ai 6 milioni di lire di qualche anno fa.

I boschi sono la cassaforte del Montefeltro: quasi la metà delle palline pregiate viene da qui. I “cercatori” con le carte in regola scatenano gli indispensabili cani da tartufo, tanto preziosi che a Sant’Angelo sono protagonisti di un monumento all’ingresso del vivaio forestale mentre a Sant’Agata si sfidano in una gara in cui vengono premiati i più veloci nel ritrovamento del tartufo ma anche quelli dal miglior portamento e stile nella ricerca.