Un incidente, un’ustione, un intervento chirurgico urgente, e la linfa vitale che ci tiene in vita è persa per sempre. Unica speranza, il sangue. Ma non esiste preparato artificiale che lo sostituisca. L’atto di solidarietà dei donatori e l’impegno dei volontari Avis rappresentano però una mano tesa indispensabile per la sopravvivenza.
“Siamo riusciti ancora una volta a raggiungere l’autosufficienza di sangue intero per Rimini e provincia” sbandiera soddisfatta la dottoressa Paola Piccioni, il direttore sanitario di Avis. Un risultato raggiunto grazie a 11.507 soci (erano 7.167 nel 2000), punto d’incontro tra nuovi donatori e chi invece ha abbandonato per sopraggiunti limiti d’età. “Il saldo è leggermente positivo, circa il 2% in più rispetto all’anno precedente, come pure è in aumento la raccolta di sacche: +179” esibisce i dati il presidente provinciale
Alfio Binotti. 48 anni, morcianese, guida l’Avis da tre stagioni e nonostante i risultati raggiunti, Binotti non si nasconde le difficoltà. “L’autosufficienza è un risultato importante ma non basta più. – spiega Binotti – La sfida è essere sempre pronti a rispondere alle necessità. Non servono grandi scorte di sangue indistinto quando c’è urgenza di gruppi particolari”. Il potenziale, sempre secondo Binotti c’è. Come pure la risposta ad un’altra sfida lanciata da Avis: prenotare le donazioni. “A Rimini il 60% delle donazioni oggi avviene su prenotazione”.
Il donatore si sente più responsabilizzato, e non va in sezione a vuoto ma sempre in un giorno stabilito ad un orario stabilito. Con il risultato di soddisfare le richieste precise che arrivano dal primario di Medicina Trasfusionale, dottoressa Simonetta Nucci, e dal suo staff. “Il sangue è sempre necessario ma donare quando è necessario è meglio”. In agosto per circa tre giorni, Rimini è andata in affanno: l’aumento di consumo di plasma ha costretto il Trasfusionale ha chiedere aiuto all’Area Vasta Romagna.
Rimini con i suoi 4.900 iscritti è sempre il comune più virtuoso in provincia. “Ma si può dare di più! – avverte il presidente comunale Severino Culiani – Se rapportiamo il dato alla popolazione, Rimini si ferma al 2,8%. Bisogna salire di un punto percentuale”. Il capoluogo è seguito da Riccione (1.600), e Santarcangelo/Verucchio (1.500). Più indietro Bellaria (700), Novafeltria e Coriano (500). La fascia d’età più virtuosa è quella tra i 40 e i 50 anni (35%), seguita da quella 20-30 anni e infine dai 50-60 anni. “Ci vorrebbe più riciclo – ammette Culiani – Bisogna puntare di più sui giovani, per questo lavoriamo molto sulle scuole”.
Paolo Guiducci