Home Vita della chiesa San Nicola conduce a Betlemme Santa Claus vende…

San Nicola conduce a Betlemme Santa Claus vende…

La sua immagine è stata “rubata” e rivisitata dalla più famosa bibita del mondo, in 180 Paesi c’è almeno una chiesa intitolata a lui. San Nicola, vescovo di Myra, è tra i Santi più venerati della tradizione cattolica e ortodossa. Rimini vanta una preziosissima Reliquia di san Nicola, costituita dall’omero sinistro, custodita, come raccontano le antiche cronache, fin dal 1177 e oggi nella chiesa di San Nicolò al porto.
Le origini del mito di Babbo Natale risalgono a lui. Peccato, però, che questo ricordo sia stato dimenticato e annacquato nel Natale consumistico dell’Occidente. “La gente mi dice che il Natale non è religioso. Ma come no? Natale, Cristo. Puoi anche sostenere che non lo è, ma è così”. A dirlo è il reverendo James Rosenthal, vescovo anglicano e profondo conoscitore di san Nicola, in Italia nei giorni scorsi. Il reverendo Rosenthal si pone come missione quella di riscoprire una delle tradizioni più profonde della cristianità, quella nicolaiana.

Santa Claus è san Nicola. “Se non recuperiamo la storia di san Nicola perderemo il senso del Natale”. L’affermazione di Rosenthal dovrebbe essere ripetuta più volte. Non c’è Natale senza san Nicola: “C’è un problema – continua Rosenthal -. La fede cristiana, l’espressione cristiana del Natale sta perdendo il suo senso più profondo. Il problema sta nell’appeal del messaggio cristiano. Stiamo per perdere la gente perché il messaggio cristiano è troppo misterioso. Non si guarda verso il bambin Gesù che è una persona meravigliosa. Ma non c’è un messaggio senza il bambinello. E san Nicola è parte integrante nell’immaginario del messaggio cristiano”.
Nel profondo di ognuno, però, il valore della Natività è ben presente ma spesso non se ne ha piena coscienza: “La gente lo accetta senza neanche accorgersene perché, spesso, non si sente benvenuta in Chiesa. Ma quest’ultima è un regalo. Piuttosto va solo presentata meglio. Anche i cattolici, come i luterani o i protestanti, devono realizzare che non si deve perdere l’opportunità di rievangelizzare attraverso gli uomini, i Santi come Nicola. E le Chiese non devono giudicare gli uomini ma devono lavorare congiuntamente per attrarre i fedeli”. Ma qual è la differenza tra santa Claus e san Nicola? “È semplice: il primo inizia e finisce con il periodo natalizio. Vive il tempo della festa… San Nicola, invece, conduce a Betlemme. Ma anche il business che si genera attorno alla figura di santa Claus non credo sia una cosa cattiva. È la realtà, è un dato acquisito ma l’importante è che questo sia gestito nel modo migliore e più equo possibile”.

Il Santo dell’Occidente. Da Myra all’Italia, dall’Oriente all’Occidente. San Nicola è il collante di due popoli. Ma non solo. Egli è molto di più: “A Bari – afferma il reverendo Rosenthal – Nicola è l’immagine di un popolo, è la coscienza di esso. Ma la sua immagine, nel mondo occidentale, incute timore forse perché è un santo dalla pelle scura, è diverso. Io amo la sua immagine, credo sia eccezionale, e bisognerebbe allontanarsi dalla sua visione seriosa. Invece Nicola è la gioia. Lo dimostrano i milioni di pellegrini che, specialmente a maggio e a dicembre, affollano la basilica di Bari. La gente però non capisce che la devozione verso Nicola è il luogo ideale dove nasce la figura di santa Claus. Ecco, dobbiamo sentire il bisogno di ricreare questo legame tra le due figure che in realtà sono la stessa cosa”. È tra i Santi più venerati eppure la sua figura è poco conosciuta… “<+cors>Sai, quando viaggio e dico che vado a Bari<+testo_band> – annota il pastore – l<+cors>a gente mi chiede stupita perché vado lì. Io rispondo per san Nicola e mi sento dire: ‘Chi?’, ed è pazzesco questo. Per esempio nei Paesi latini, nonostante conoscano la figura di Nicola, non sanno che è legata alla figura di santa Claus. Abbiamo il grande bisogno di riprendere lo spirito di san Nicola che è qualcosa che deve entrare in comunione con noi<+testo_band>”. Ma Nicola è anche il protettore dei bambini, creature indifese e troppo spesso maltrattate. Una delle priorità del vescovo di Myra era aiutare i piccoli, doni del Cielo, il presente e il futuro del mondo. “<+cors>Abbiamo degli obblighi nei loro confronti<+testo_band> – precisa Rosenthal -. <+cors>Nel nome di Nicola dobbiamo amare i bambini. Ecco c’è la possibilità di promuovere l’immagine di un Santo dei bambini. Nicola è un dono di Dio e sarebbe folle non sfruttarlo per questo<+testo_band>”.

Andrea Dammacco