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Rimini calcio, fuori la verità!

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Chiarezza. Di situazione, di bilancio, di obiettivi. Perché dopo aver mangiato e digerito il famoso panettone, la sensazione è che il Rimini abbia trovato nella calza della Befana più carbone che balocchi. E il motivo, paradossalmente, è proprio il venir meno di quello che è stato fino a poco tempo fa il fulcro fondamentale su cui si appoggiava l’avventura di Fabrizio De Meis  in biancorosso: la trasparenza.

“Oggi per me è un grande giorno perché ho coronato un sogno, diventare presidente del Rimini calcio. Prometto ai tifosi e alla città, viste anche le recentissime situazioni, la massima trasparenza. Ogni volta che ci sarà un problema, sarò il primo a parlarne”

Così disse nel giorno del suo primo insediamento. E così ha fatto fino a questa estate quando è stato travolto per vicende che con il pallone non hanno nulla da spartire. Se non fosse che la sua attività è strettamente legata alla floridità delle casse biancorosse. Dalla decisione di chiudere il Cocoricò per quei maledetti quattro mesi, De Meis ha iniziato un pericoloso gioco a nascondersi.

O quantomeno, a non dire tutta la verità come aveva promesso. Il primo “colpo a sorpresa” è stato quello di dimettersi (a ottobre) dalla carica di presidente adducendo come scusa che per motivi di lavoro non sarebbe stato sufficientemente vicino alla squadra come il suo ruolo imponeva. Poi c’è stata la modifica del capitale sociale passato da 100mila euro a 10mila. Guarda caso la decisione è coincisa con l’arrivo dei primi decreti ingiuntivi che, senza l’intervento dell’assessore allo Sport di Rimini, Gian Luca Brasini, avrebbero portato al fallimento della società.

Eppure quando gli si chiedeva se tutto andasse bene, De Meis rispondeva sempre a monosillabi, incolpando la gestione Amati.
Di pari passo è iniziata la telenovela con il gruppo inglese Luukap pronto a rilevare la maggioranza delle quote societarie. Anzi, a dire il vero, tutto era partito a fine estate con una scadenza ben precisa entro la quale il gruppo avrebbe dovuto versare la quota necessaria oltre i 100mila euro già anticipati. Ma non sul conto della Rimini calcio, ma su quello del Cocoricò. O almeno così hanno scritto in una nota i soci della Luukap, il tutto corredato da date e firme di notai. Un affare saltato dopo che gli inglesi hanno visionato per bene la situazione debitoria biancorossa. Un passo indietro che ha aperto una lunga querelle giudiziaria ancora in atto e che ha portato al congelamento del 30% delle quote della Rimini calcio. Nel frattempo arriva un’altra mossa a sorpresa, anche questa poco chiara. Durante la partita interna con il Teramo, il presidente biancorosso si fa vedere a fianco dell’emissario di uno sceicco che sarebbe pronto a investire sul Rimini. “Vogliamo il 50% della società e tutto verrà perfezionato entro dieci giorni”. Di giorni, da quell’annuncio, ne sono passati 60 e dello sceicco si è persa traccia anche se De Meis continua a parlarne. Poi è iniziato il balletto degli stipendi: verranno pagati o no? Anche qui, silenzio assoluto. Il De Meis del primo giorno e dei mesi successivi avrebbe convocato una conferenza stampa e avrebbe detto chiaro e tondo come stavano le cose. Invece nulla. Solo uno striminzito comunicato a tarda sera dove si diceva che gli stipendi erano stati pagati. Ma proprio sul gong.

Altro annuncio a sorpresa: “torno presidente del Rimini e correrò per un posto in Lega”. Cosa che poi è accaduta. Una mossa che, secondo alcuni, non fa altro che confermare le gravi difficoltà societarie.

Che sarebbero avvallate anche dalle tante voci di mercato che vorrebbero i big biancorossi con le valigie in mano. Dopo quelle circolate su Ragatzu e Di Maio, smentite dalla società, è arrivata la “bomba” Adrian Ricchiuti. Il quale, senza tanti giri di parole, ha detto a chiare lettere che potrebbe andarsene. E per uno che ha sempre detto di voler finire la carriera con il biancorosso sulle spalle e che ha rinunciato ancora a tanti soldini per il Rimini, significa che in pentola bolle acqua caldissima. Ultimo, ma non ultimo, restando sul campo: manca la chiarezza su quale sia davvero l’obiettivo di questa stagione. Prima era la salvezza, poi, dopo l’arrivo di Brevi si è addirittura parlato di premi play off. Con la situazione di classifica attuale bisognerebbe essere molto più chiari. Ma anche recentemente, De Meis, ha attaccato gli arbitri prendendosela anche con la Dea Bendata. Il rischio è quello di non capire che in questo momento l’unica cosa di cui si deve parlare è di salvezza. Perché con la scusa “tanto siamo forti, ne usciremo” si retrocede. Una risposta, da questo punto di vista, arriverà già sabato quando i biancorossi scenderanno ad Arezzo.

Francesco Barone