Rimini, Università alla… ricerca

    All’inizio erano due corsi e tante accademiche speranze. Era il 25 ottobre 1993. Sedici anni dopo, i corsi di laurea si sono moltiplicati (diventando 11), ci sono i master e i centri di ricerca, gli studenti sono aumentati in maniera considerevole e la città si è accorta di “ospitare” un Ateneo. Il prossimo passo – per Rimini – è di “essere” città universitaria a 360 gradi. Fatti gli studenti, insomma, adesso occorre fare l’Università, una scommessa da vincere a suon di laboratori, dipartimenti e laboratori di ricerca. “Nel bilancio universitario la ricerca pesa per l’80%, dunque Rimini deve ancora pedalare” faceva notare il prof. Attilio Gardini, uno che coi numeri ci sa fare. Alcuni risultati raggiunti sono comunque positivi. Appena tre lustri fa Rimini rischiava di rivestire i panni della cenerentola, ed esclusa dal multicampus bolognese, oggi è la sede romagnola con il miglior trend. “E si porta appresso altre soddisfazioni” ne è convinto il Presidente del Polo Scientifico-Didattico di Rimini, il prof. Giorgio Cantelli Forti. Bolognese (ma riminese d’adozione, “grazie” alla casa al mare a Viserbella), 65 anni, lavora in Università dal 1969 ed è al timone del Polo riminese dal 2004.

    Come si colloca complessivamente l’offerta didattica del Polo di Rimini, in termini di qualità complessiva di corsi, strutture e servizi, rispetto alle altre sedi distaccate dell’Università di Bologna?
    “L’Universtità della Romagna ha appena una ventina d’anni di vita, partita dapprima a Forlì e Cesena, in seguito a ravenna e solo nel 1993 a Rimini. Allora erano 77 le pionieristiche matricole, quest’anno sono 1.618, ben oltre le 1.481 registrate nel 2008.
    Anche il numero di iscritti continua ad impennarsi: se lo scorso anno erano 5.717, quest’anno attualmente è stata superata la soglia dei 6.500. Di conseguenza aumentano anche le lauree: nel 2008 rimini ha «sfornato» 856 nuovi dottori, mentre quest’anno il numero supererà il migliaio.
    Il Polo riminese dunque ha il miglior trend di crescita rispetto ai cugini romagnoli. Ma la peculiarità riminese è data da un’offerta didattica originale, che possiamo definire concentrata sul wellness. Moda ed Economia del Turismo sono presenti solo a Rimini, e altri corsi l’Alma Mater non li può più ospitare, come Infermieristica.
    Rimini poi è una città ben servita, che offre molti servizi, ad insegnanti e studenti, i quali vivono l’esperienza universitaria con meno stress rispetto ad altre sedi. Ciò si traduce, ad esempio, in un percorso studentesco (il tempo impiegato per arrivare alla laurea, ndr) più breve di 11 mesi e 3 giorni rispetto all’ateneo bolognese. Un dato che ha catalizzato numerosi studenti trentini iscritti a Farmacia.
    Dalla ricerca del Censis degli ultimi due anni, inoltre, risulta che la Facoltà di Economia di Rimini si colloca ben prima sia di Bologna che di Forlì, dodicesima assoluta in Italia su quaranta facoltà”.
    Quanti sono, e di quale qualità, le strutture e i servizi che la città di Rimini mette a disposizione dell’Università?
    “Rimini e il territorio hanno creduto all’Università e grazie anche al lavoro di Uni.Rimini e di pionieri come l’avv. Manzi, saranno messe a disposizione dell’Università sedi prestigiose e confortevoli come il palazzo di via Angherà, il Navigare Necesse, l’ex Convento dei teatini, il L. B. Alberti, il Palace Hotel (in accordo con la Provincia di Rimini, 5.800.000 euro per la trasformazione in studentato, ndr), l’ex Convento S. Francesco e Palazzo Lettimi.
    Le strutture (alcune già attrezzate, altre in via di (alcune già attrezzate, altre in via di definitivo recupero come Alberti, Teatini e San Francesco, per questi ultimi due 20milioni investiti dal Ministero dell’Università e dall’Università di Bologna, ndr) ci sono, ma chiaramente si può e si deve fare meglio, perché l’offerta sia sempre più adeguata alla crescita del Polo. Sostenuti in maniera fattiva da Uni.Rimini (nel 2008/9 ha investito 2.720.000 euro), l’idea è quella di realizzare tre grandi concentramenti che andranno a costituire il campus universitario: il tecnopolo (Farmacia, Chimica dell’Ambiente, Moda), il polo umanistico e il polo economico e statistico.
    Le novità in campo sono molte, a cominciare dalla nuova sede della presidenza del Polo. Il management si trasferirà, infatti, a Palazzo Ruffi, a due passi dal Ponte di Tiberio e a fianco della Provincia: oltre agli uffici di presidenza (primo piano), sono previsti laboratori e aule per Scienze Motorie. È importante che l’Università abiti nel cuore della città, a fianco delle altre istituzioni.
    Si creerà così un effetto catena: il palazzo di via Angherà temporaneamente accoglierà altre aule per Economia, in attesa del trasferimento definitivo nel complesso Leon Battista Alberti; a questo punto, via Angherà diventerà sede delle Scienze Umanistiche (Moda, Educatore sociale, Formazione e cooperazione). E in futuro l’utilizzo di palazzo Lettimi.”
    Passiamo ai tempi di attuazione.
    “Il primo intervento riguarda Palazzo Alberti, e la sua aula sferica: via ai lavori nel 2010. Seguirà il cantiere nell’ex convento San Francesco, tra il 2010 e il 2011. Senza dimenticare l’ex Palace, il primo intervento pubblico a favore dello studentato.”
    L’Università non è soltanto didattica ma anche ricerca: quali risultati riporta la sede riminese in termini di ricerca scientifica, in termini di quantità e di qualità delle pubblicazioni scientifiche prodotte dai docenti incardinati nel Polo riminese?
    “Partiamo da un’analisi esterna, cioè quella realizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla ricerca: i dati dicono che nel caso della Facoltà di Economia, la produzione scientifica è di livello alto.
    Ancora: una ricerca realizzata da due studenti della Facoltà di Farmacia, insieme ad un’azienda privata, e relativa alla sicurezza del cibo senza perderne le proprietà, è stata premiata dalla UE e dal Ministero delle Politiche Agricole con 500mila euro. Sono solo alcune testimonianze del fatto che Rimini fa ricerca. D’altra parte la ricerca è il motorino della formazione universitaria. Senza contare i molti corsi in inglese tenuti da Economia e i tanti convegni internazionali che il Polo ospita.
    Certo, non neghiamo che la strada sia ancora in salita: Rimini deve fare meglio e di più. Ma non dimentichiamo che l’università è presente in città appena da quindici anni, e per fare ricerca sono necessari tempi e soldi. Se facoltà come Statistica o Economia non necessitano di strutture particolari, Farmacia, Chimica industriale e Moda abbisognano di spazi, tecnologia e sicurezza. Nel frattempo i docenti non se ne stanno con le mani in mano, ma si appoggiano ovviamente a Bologna, ma anche alle aziende, all’ospedale di Rimini e agli enti. Siamo un cantiere aperto, dove è ben visibile il disordine, ma se l’architetto ha ben progettato, il risultato finale sarà un bel palazzo. Il Polo non è un esamificio, nel quale i docenti transitano, distribuiscono voti per ritornare in tutta fretta a Bologna: i risultati fin qui ottenuti, e certificati da agenzie nazionali, confermano una realtà in crescita”.
    Intanto le voci circa la riforma dell’università del ministro Gelmini, portano a uno scenario fosco, con Bologna intenzionata a tagliare sedi e facoltà.
    “Rimini e le altre sedi della Romagna, sono Poli istituiti dall’Alma Mater ma non per decentrare. Bologna con oltre 40mila studenti, aveva necessità di sdoppiarsi. Il rettore Fabio Roversi Monaco lanciò l’idea: facciamo un multicampus con marchio Bologna. Questa possibilità di fare una grande, moderna università è diventata legge dal 1996.
    Inoltre, come potrebbe oggi Bologna accogliere i 23mila studenti e gli 800 docenti dei Poli romagnoli?
    Anche l’altro scenario ipotizzato è irto di problemi. Il Polo unico romagnolo, infatti, se da una parte è tecnicamente fattibile, porta con sé due questioni. La prima è di campanile: quale città ospiterà la sede dell’università? La seconda comporta il rischio di fare due università, proprio ciò che si è voluto evitare nel 1996.”

    Paolo Guiducci