Rimini: un dilemma, due città

    “Soddisfarei bisogni di tutti i cittadini”. Ecco un altro obiettivo del Piano Strategico Rimini Venture 2027. Prosegue il viaggio de il Ponte lungo la strada che dovrebbe portare ad un disegno, il più possibile dettagliato, della città che si delineerà nei prossimi vent’anni. Dopo esserci focalizzati sul tema “la città delle imprese innovative e di qualità” accendiamo i riflettori sulla questione sociale, appunto sulla città che guarda alle esigenze concrete di tutti gli uomini e le donne che la abitano, indistintamente.
    Cosa vuol dire? Il gruppo diocesano ingaggiato all’interno del Forum delle associazioni ha riflettuto su questo concetto lo scorso 13 dicembre durante l’incontro presieduto, in Sala Manzoni, dal Prof. Michele La Rosa, docente di Sociologia del lavoro presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Lo abbiamo intervistato.
    Il concetto di “città che soddisfa i bisogni di tutti i cittadini” è sicuramente molto ampio. Quali sono le priorità principali che può indicare limitatamente a questo tema?
    “Innanzitutto occorrono alcune specificazioni di metodo e di merito che devono rappresentare delle scelte di fondo senza le quali qualsivoglia discorso ‘tecnico-strumentale’ può essere inteso ed interpretato nei modi più disparati (come peraltro oggi succede sovente a livello di politica in specie nazionale). Innanzitutto va fatto un richiamo forte per un ritorno ai valori in una società che ha ormai fatto dell’obiettivo dell’utile l’unico fine sia per l’uomo sia per le organizzazioni. Occorre, allora, che chiariamo il significato dell’azione umana e delle azioni degli individui insieme nelle organizzazioni. L’uomo è un essere sociale che deve perseguire il bene proprio e dei suoi simili e dunque le organizzazioni (soprattutto le imprese) devono essere a ciò finalizzate in un’ottica di etica sociale ed economica; questo deve dunque essere l’obiettivo di fondo anche delle città.
    In tale ottica occorre allora ribadire da un lato che tutte le azioni umane (anche quelle strumentali e per legittimi fini economici) sono azioni sociali (con tutte le implicazioni che ne conseguono) dall’altro che alla base di tali azioni devono esserci solidarietà, integrazione e bene comune. Se non partiamo da queste fondamenta ogni soluzione tecnica poi finisce per diventare ambigua e ambivalente”.
    Come può applicarsi il concetto di “città che soddisfa i bisogni di tutti i cittadini” nel caso specifico di Rimini?
    “Per la città vuole dire due cose precise: la fine dell’approccio alle due città (parte turistica a mare e parte a monte con la nota divisione) per costruire una città che serva contemporaneamente ai bisogni di tutti i riminesi come pure dei turisti. Fino ad ora si sono predisposte iniziative o per l’una o per l’altra parte; riuscire a concepire una politica per la città in termini unitari e ad essa informare tutte le scelte, sarebbe già un salto qualitativo enorme (per esempio non strutture per il mare ed i turisti e strutture per i residenti, ma opere che possano essere utilizzate da tutte le comunità).
    Ma ciò deve poter significare anche scelte locali, vicine alla singola comunità in una ottica di solidarietà e di complementarietà delle stesse.
    Innanzitutto, una priorità è quella di progettare quanto necessario in tale ottica unitaria e cercare di rimarginare tali fratture nelle opere già progettate ed anche già realizzate”
    Rimini, dal canto suo, ha già fatto qualcosa, a suo parere, in questa direzione? E cosa manca ancora da fare?
    “Certo, seppur in una ottica, diciamo così, monca, sono state realizzate diverse ed importanti opere e forse in questo senso Rimini è più avanti di tante altre città. E quanto esiste già a Rimini dovrà però essere riconvertito nell’ottica più sopra indicata.
    Quanto deve essere progettato va oggi fatto – ripeto – in tale ottica e dunque oltre ad avere un valore d’uso più o meno elevato (come tutte le città) deve avere anche un valore di scambio per essere competitiva. Non si va in vacanza in una città priva di qualità. Perciò gli standard qualitativi (viabilità, verde, parcheggi, teatri, ecc.) di una città turistica devono essere elevati e di essi deve fruire non solo il turista ma anche il residente. Ed in tale ottica devono essere progettati.
    Rimini poi ha un altro problema rilevante, quello degli immigrati, che non si risolve né rinnegando il problema né riducendolo a solo problema di sicurezza. Accanto alla certezza della norma e delle implicazioni per chi non la osserva va garantito il diritto di cittadinanza per chi lavora e vive nel territorio. Oggi le leggi rendono difficilissimo tutto ciò anche per chi vuole invece con-vivere in questa città pacificamente e solidarmente”.
    Un ultima considerazione sul Piano Strategico: secondo lei, fermo restando che è un progetto altamente innovativo nel metodo, porterà veramente a risultati concreti?
    “Ancora una volta come tutte le iniziative lodevoli porterà i suoi frutti a due condizioni: da un lato che non venga strumentalizzata a fini di parte; e dall’altro che non rimanga chiusa (sia in quanto a metodo, sia in quanto a contenuti) nel gruppo che l’ha promossa ma sia portata all’esterno fra la gente, fra la popolazione dando loro la possibilità di acquisirne le implicazioni. Ma non solo: dando altresì la possibilità che tutti, ma veramente tutti possano arricchire le riflessioni con ulteriori considerazioni. Solo così le scelte saranno poi veramente partecipate, comunitarie e solidali”.

    Alessandra Leardini