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Rimini, patria del futuro green

Televisori e computer opportunamente lavorati trasformati in bracciali.

Vecchi pc che diventavano collier e orecchini. 800 lattine possono far pedalare nuovamente con la “ricicletta”, 10 kg di peso, perfettamente funzionante e dal design accattivante. Mettere insieme, una dopo l’altra e con precisione millimetrica, 6900 lattine per bevande e issare un coperchio formato da 1100 coperchi per lattine, può dare come risultato la più grande caffettiera mai realizzata con materiale da riciclo. Si potrebbe continuare questa galleria del “ritorno alla vita” con la felpa in pile realizzata con 20 bottiglie di plastica, o il cerchione d’auto rinato grazie a 640 lattine di alluminio opportunamente trattato.

Se qualche stagione fa il mondo del riciclo era principalmente popolato da oggetti da passerella realizzati da grandi designer o da curiosità poco utilizzabili, i tempi ora sono più che maturi per innovazioni strettamente legate all’economia green.

Un ventaglio virtuoso di ricerca e tecnologia in grado di fornire un prezioso contributo alla Green Economy è sventolato a Ecomondo (e Key Energy), la più importante manifestazione europea di settore, organizzata da IEG ed ospitata per la 23esima edizione alla Fiera di Rimini. Aziende pubbliche ma soprattutto private, offrono prodotti e soluzioni che se utilizzate su larga scala potrebbero contribuire alla lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale, e contribuire alla economia anche circolare.

Ma Ecomondo è oggi un appuntamento irrunciabile per quanto concerne la transizione ecologica, e non a caso il ministro per l’ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha definito la manifestazione come “ la più importante occasione di confronto, proposta, vetrina di tutto ciò che in Italia ruota attorno al futuro, perché il nostro futuro non potrà che essere verde, con un modello di sviluppo sostenibile e circolare”.

L’Italia gioca un ruolo di primo piano sul fronte

della circolarità dei rifiuti: negli ultimi quattro anni, è il Paese europeo che ha destinato al riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali provenienti da industrie e aziende (75%), e sul fronte del totale degli imballaggi immessi nuovamente al consumo con il 73,3% conferma il trend in crescita, superando dello 0,5% il risultato già significativo del 2020 e superiore alla media europea. Ma se gli indicatori confermano una buona posizione dell’Italia nell’economia circolare del Vecchio Continente (nel 2020 ha guidato la classifica della produttività delle risorse con 3,5 euro di Pil per ogni kg, +60% della media europea), il BelPaese finisce dietro alla lavagna per le emissioni di Co2, un consumo di suolo che sembra inarrestabile e le rinnovabili che crescono troppo poco e troppo lentamente.

A stilare il referto dello stato di salute dell’Italia green ci hanno pensato proprio a Rimini gli Stati Generali della Green Economy.

La fotografia “scattata” nella Relazione sullo Stato della Green Economy, restituisce un paziente perlomeno convalescente. Paese dove ancora manca una legge sul clima, l’Italia paga dazio. Nel 2021 le emissioni di gas serra, con la ripresa economica, sono tornate a crescere del 6,8%, annullando la gran parte della diminuzione della stagione precedente dovuta alla pandemia: un aumento superiore a quello europeo, fermo al 6%.

Sul fronte delle rinnovabili, il consumo nello scorso anno è cresciuto del 3%. Poiché i consumi di energia sono aumentati, la quota di rinnovabili sul consumo finale di energia è però diminuita: dal 20,4% del 2020 al 18,9% del 2021.

Nel 2021 la produzione di elettricità da fonte rinnovabile è stata la stessa del 2020, perché la crescita dell’eolico e del fotovoltaico è stata appena sufficiente a compensare il calo di quella idroelettrica e geotermica. Dovendo fronteggiare l’aumento dei consumi di elettricità, la quota di fonti rinnovabili è scesa dal 42% nel 2020 al 36% nel 2021 e i dati del primo semestre del 2022 sono addirittura

peggiori. All’orizzonte si stagliano nuovi impianti eolici e solari che porteranno un aumento ma comunque non in grado di rispettare la traiettoria del nuovo target europeo al 2030. Anche i consumi di energia sono aumentati, raggiungendo il livello più alto dal 2012: 114,8 milioni di tep.

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, è però ottimista: “ L’aumento dei costi dell’energia, la scarsità delle materie prime, possono fare da acceleratore nella direzione green”.

Paolo Guiducci