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Rimini ailoviù. Ah dì!

Un bambino che vive la scoperta del teatro dimenticato, l’odio verso l’egocentrismo della città, l’imprevedibile rincorsa alle passioni, la determinazione figlia di ricordi: è Rimini per la prima volta raccontata da voci femminili. Tamara Balducci e Linda Gennari sono le attrici e autrici di Rimini Ailoviù (nella foto di Ilaria Scarpa), la rappresentazione teatrale diventata un dvd-libro edito dalla riminese NdA Press. Sette storie che svelano una Rimini non scontata, illustrate da Eron, il writer riminese di fama internazionale, e accompagnate da “Le piccole bellezze”, il racconto breve in cui Marco Missiroli svela i piaceri segreti della città dal forte egocentrismo.
La cornice creata dallo scrittore riminese è il racconto “di quel signore di novantaquattro anni che se ne andava in giro lento lento sulla sua Bianchi rossa per il centro e per il lungo mare e che un giorno di settembre, a ombrelloni chiusi, sussurrò le piccole bellezze della città del sentimento”. Il crepitio della ghiaia del Parco Marecchia, il colore dell’alba che mette a dormire le notti scalmanate, i numeri del lungomare nonché segni del destino di ogni riminese, lo stupore, il mare Adriatico, la nebbia, la distrazione che viene dalla memoria, “oscia” nonché il motto verbale che festeggia la vita, i granelli di farina e di sabbia, le speranze che la guerra ha portato via con sé: sono per ogni riminese tasselli di ricordi. “Quando abbiamo deciso di scrivere lo spettacolo non avevamo idea del risultato – racconta Tamara – . Abbiamo cercato sguardi diversi che raccontassero la Rimini lontana dagli stereotipi del passato: il mare, il divertimentificio, la vita spericolata. Rimini è una città in vetrina, ogni estate, soprattutto in passato, voleva essere attrice, nascondendo i suoi lati un po’ più aspri. Una città che vuole sempre apparire al meglio. Ma noi, nella stesura del racconto non siamo partite dai suoi aspetti ideali. Inoltre – continua l’autrice – , noi riminesi sentiamo un profondo attaccamento alla nostra città ma allo stesso tempo non manca il desiderio di fuga: questa dicotomia sta alla base dello spettacolo”. Una raccolta dei pensieri che attraversano quotidianamente la città. Per la messa in scena sono state indispensabili le parole dimenticate della raccolta di lettere tra Mario Cappelli, partigiano e martire della Resistenza, e la sua madrina di guerra. Oltre al carteggio nato nel periodo bellico, tra i documenti pubblicati con il dvd, anche l’intervista ad Alioù, un giovane immigrato senegalese che racconta quali sono i primi pensieri nel rapportarsi con la nuova città popolata da gente con la pelle bianca. Uno spettacolo che vuole disegnare lo scenario del cambiamento di vita a “Rimini grande abbastanza per avere sogni e desideri da città” ma i cui abitanti “si sono messi a sognare da villeggianti” scandendo la loro vita con semplici piaceri di natura culinaria e bisbigliando, forse troppo spesso, “Ah di!”, l’onomatopea riminese dell’accettazione.

Elena Bologna