Secondo anniversario della morte di don Tonino Brigliadori. Il sacerdote sarà ricordato in tutte le messe della parrocchia del Sacro Cuore di Bellaria e della Cagnona, dalle prefestive delle 15 di martedì 14 agosto. Alle ore 21 di mercoledì 15 agosto in centro, presso la Chiesa del Sacro Cuore, presiederà la S. Messa il Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi. Al noto sacerdote, scomparso a 71 anni dopo lunga malattia, ilPonte ha dedicato il libro Sui passi di Tonino. Don Brigliadori, il “prete del fare”, ancora disponibile in libreria o presso la parrocchia (tel. 347 777 8245).
Lo chiamavano “Il prete del mattone”. E il nomignolo ben si adatta a don Tonino Brigliadori. Ovunque è stato chiamato, infatti, il sacerdote riminese ha scosso e ammodernato ambienti parrocchiali, apportando aria di rinnovamento. In realtà, don Tonino ha speso tutta la vita per costruire – più che una Chiesa di mattoni – relazioni interpersonali e indicare a tutti la via di Cristo. Figura poliedrica, sacerdote affascinato dall’idea di una Chiesa nuova, viva, più aperta, partecipe e comunitaria, don Brigliadori era nato a Rimini il 14 gennaio 1944. Ordinato presbitero il 22 giugno 1969. è stato parroco anche a Gesù Redentore di Riccione e al Crocifisso di Rimini, prima di ritornare nel suo paese d’origine, Bellaria, alla parrocchia del Sacro Cuore. Fino al giugno 2015 ha ricoperto per anni anche il ruolo di delegato vescovile per il diaconato permanente, ruolo che aveva svolto con passione e ardore.
In questo libro, edito da ilPonte – Rimini e scritto da Giulia Mauro, si ripercorre la vicenda di don Tonino (“Tonio” come lo chiamavano i familiari), attraverso tante testimonianze di chi lo ha conosciuto, frequentato, affrontato. Don Tonino ha acutamente riconosciuto l’evoluzione dei tempi, con il coraggio di rinnovarsi ma sempre alla luce del Vangelo. La Comunità Diaconale a cui ha dato vita in Diocesi (53 i diaconi permanenti attualmente in servizio) ne è una prova. Prete in bicicletta, sempre in sella per le vie della città, era instancabile nel visitare i parrocchiani, specialmente malati o chiunque fosse bisognoso d’ascolto. Nemmeno la malattia che lo ha colpito ne ha spento la fiamma ardente. Anzi, da vero “combattente” che agiva al motto: “C’è ancora molto da fare”, il sacerdote riminese anche nella sofferenza e nella prova ha lasciato un’indimenticabile testimonianza di fede.