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Recitando per le vie del borgo

C’è chi si scopre cantante, quando per tutta una vita aveva creduto di essere stonato. E chi si ritrova pittore, magari, anche se aveva sempre pensato di non sapere tenere una matita in mano. E poi c’è qualcuno che si ritrova a fare l’attrice anche se… sì, un po’ in realtà ci aveva sperato, ma non troppo. È la storia di Laura Caminati, cinquantenne santarcangiolese, felicemente sposata con Stefano e mamma di due ragazzi, Mattia di 27 anni e Sofia di 19. In città si parla molto, ultimamente, della sua “carriera”. Tutti di recente l’hanno vista girare scene con la Cucinotta e altri attori famosi per le vie del borgo clementino. Sono finite poche settimane fa, infatti, le riprese di Tutto liscio, il film – diretto da Igor Maltagliati – che a fine febbraio uscirà in 80 sale cinematografiche italiane.
La incontro per un’intervista in un caffè del centro un venerdì mattina d’autunno.

Ultimamente si dicono tante cose su di te. Raccontami come hai cominciato a recitare.
“Diciamo che questa vena artistica che ho scoperto di avere, forse era nel Dna: fin da piccola, alla scuola per l’infanzia, ero sempre in primo piano, mi piaceva molto mettermi in mostra. Poi, crescendo, mi sono trovata a rifrequentare l’asilo portandoci i miei bambini e ho cominciato a prendermi cura, come regista e attrice, degli spettacoli e delle recite organizzate a fine anno. Le prime storie le ho liberamente tratte dai libri per i più piccoli, poi ho iniziato a ‘metterci del mio’ anche nei testi”.

Dopodiché hai cominciato a recitare con la Filodrammatica Lele Marini.
“Sì, da lì a poco – era il 2003 o il 2004 – Liana Mussoni (regista e coordinatrice del gruppo, ndr) mi ha chiamata perché con la Filodrammatica avrebbe messo in scena un interessante spettacolo di Aldo De Benedetti: Due dozzine di rose scarlatte. Il ruolo propostomi era divertente, ho accettato e così sono diventata ‘Rosina la colf’. Sono stata con la Filodrammatica fino al 2016, divertendomi davvero molto. E, devo ammettere, i complimenti e gli apprezzamenti non mancavano a nessuno di noi”.

Poi cos’è successo?
“Niente di particolare, quello che accade a tutti, credo. Dopo tanti anni ero un po’ stanca di fare sempre le stesse cose e di recitare solo ed esclusivamente a livello amatoriale, così ho provato a cercare altro. Volevo vedere se fossi stata in grado di affrontare sfide più grandi e capire fino a che punto ero arrivata. Dal 2013 al 2015 avevo frequentato un laboratorio teatrale tenuto da Giovanni Moretti e fu proprio lui, dandomi bonariamente una pacca sulle spalle, a dirmi: ‘Laura, è ora che tu vada. Provaci’”.

E quindi ti sei buttata in qualcosa di più grande. È così?
“Come spesso si dice, forse le cose ci accadono proprio quando è il momento giusto. Nella primavera del 2015, infatti, ho visto la locandina pubblicitaria di un altro laboratorio, ‘La valigia dell’attore’, condotto da Samuele Sbrighi, attore e regista santarcangiolese. Molto comodo, si sarebbe tenuto a pochi passi da casa mia, così mi sono buttata. Al colloquio ero molto intimorita, soprattutto dall’esperienza e dalla fama che Sbrighi ha a Santarcangelo. Fin da subito Samuele non mi nascose che ero un poco matura per intraprendere la carriera dell’artista, e che la mia pronuncia tipicamente romagnola non mi avrebbe aiutato”.

Deduco, però, che tu sia stata scelta.
“Il laboratorio era a numero chiuso e alla fine, sì, sono stata presa. E ancora oggi lo ringrazio. Abbiamo tenuto duro entrambi: lui nel scegliermi e io nel tener botta, come si dice da queste parti. Sbrighi è stato un vero professionista, severo e capace. Io ero molto motivata, volevo capire se mi trovavo a un buon punto di partenza oppure se era meglio che lasciassi perdere e mi dedicassi ad altro. Già dal primo giorno insieme sono rimasta entusiasta, era proprio quello che cercavo. Trovo che Samuele sia bravissimo a tirare fuori da ognuno il proprio bagaglio di conoscenze”.

L’esperienza con Sbrighi ti ha dato quello che cercavi.
“Il suo motto è ‘Non esistono attori bravi o meno bravi, esistono attori credibili o meno credibili’. Basandosi su questa affermazione, mi ha resa capace di dare il mio meglio. Uscivo dal laboratorio distrutta, stanchissima. Ma ne è davvero valsa la pena, rifarei tutto dall’inizio. Ancora oggi continuo a frequentare i suoi corsi intensivi, 3 giorni al mese, e trovo ogni volta un ambiente familiare e, allo stesso tempo, affidabile e professionale”.

A proposito di famiglia, in casa ti sostengono?
“Ovviamente sì, ma mi prendono anche in giro, chiamandomi scherzosamente l’attrice. Ma è bello, per tutti noi, pensare che una cosa cominciata per scherzo sia poi finita in qualcosa che mai nella vita avremmo immaginato”.

Come hai avuto la parte in Tutto Liscio, il film diretto da Maltagliati?
“Ho fatto dei provini in un albergo, a Rimini, direttamente condotti dal regista. Evidentemente sono piaciuta, perché sono stata scelta per il ruolo de ‘La Celli’: in Tutto Liscio c’è una band e l’unico elemento femminile, la Celli appunto, sono io. Il film è stato girato in Romagna: a Rimini, Santarcangelo e nell’entroterra riminese. Le ultime scene sono state registrate nella prima settimana di ottobre e, adesso, non vedo l’ora di rivedermi sul grande schermo. Ho recitato con attori molto conosciuti, tra cui Maria Grazia Cucinotta (protagonista femminile), il bolognese Bob Messini, Giuseppe Giacobazzi, Ivano Marescotti. Nonostante questi nomi altisonanti, il clima era davvero amichevole, mi sentivo a casa. Con la Cucinotta, poi, ci sono stati i presupposti per veder crescere un’amicizia: ci siamo scambiate opinioni e anche raccontate storie della nostra vita. Quando mi ha chiesto il numero di telefono, quasi stentavo a crederci”.

Hai partecipato anche alle registrazioni per L’allieva. Raccontami qualcosa. Per esempio, come sei stata scelta?
“Samuele, nei suoi laboratori, una volta all’anno propone uno stage con Stefano Rabbolini, direttore di casting di molte serie televisive italiane. Questo stage – che si chiama ‘Prepararsi all’obiettivo’ – insegna come comportarsi durante i provini, come proporsi. Insomma, ti dà le dritte per provare. E proprio durante una di queste giornate Sbrighi mi ha dato la bella notizia: avrei ricevuto una telefonata, perché Rabbolini mi aveva notata. Ho superato il test e ho girato pochi mesi dopo, in autunno. Mi hanno affidato una piccola parte e, lo confesso, sono quasi morta per la paura. Ma sono stata fiera di me stessa. Ho saputo controllare e gestire le emozioni, proprio come mi avevano insegnato. E il caso ha voluto che proprio nella registrazione della stessa puntata ci fossimo io e il mio maestro, Samuele”.

Laura, per concludere, hai sogni nel cassetto?
“Spero di migliorare, non sono mai abbastanza soddisfatta di me, pretendo sempre un po’ di più. Mi piacerebbe provare una parte drammatica e mi auguro di averne l’occasione, prima o poi”.

E con i ragazzi della Filodrammatica che rapporto hai?
“Un ottimo rapporto, ma non faccio più parte del gruppo. L’amicizia resta, le basi in fin dei conti sono nate lì. Mi sento come una bambina che è partita in prima elementare, poi ha proseguito da brava scolara, ed è andata avanti. Ora mi trovo all’università”.

Il nostro augurio per Laura è, ovviamente, quello di portare avanti il suo sogno e di continuare a credere in quello che fa. E di trovare sotto l’albero, magari, un’ulteriore esperienza in cui tuffarsi.

Roberta Tamburini