BASKET. Biancorossi sconfitti in tre partite
Cantù festeggia davanti ai tifosi riminesi e agli sconsolati biancorossi di RivieraBanca. Finisce così la finale che metteva in palio il secondo pass per la A1: un secco 3-0 per i brianzoli che sommato alle due vittorie in regular season fa pendere la bilancia tutta dalla parte di Cantù, società storica che torna al piano di sopra dopo quattro stagioni nella seconda serie.
Resta dell’amaro in bocca per un epilogo reso ancora più triste da una chiamata arbitrale a 10” dalla fine che poteva rimettere tutto in discussione. Il sandwich di Riisma e De Nicolao (specialmente quest’ultimo, fuori dal suo cilindro) l’hanno visto anche i commentatori Rai, ma non gli arbitri. La massima di un grande allenatore di calcio come Vujadin Boškov: “ Rigore è quando arbitro fischia”, questa volta va presa al contrario.
Rimini ha perso la finale in tre partite dall’andamento molto simile. Biancorossi avanti per 30’ e poi in apnea. I parziali di Gara 2 e Gara3 stanno lì a certificarlo: 1-22 al Flaminio e 3-23 a Desio dicono di una difficoltà riminese a fronte di una Cantù che ha alzato il livello difensivo trovando sempre gli uomini giusti al posto giusto, nel momento giusto. Con due costanti: Grant Basile e De Nicolao, che con le sue giocate ha dato ritmo ai brianzoli e messo in ritmo i compagni, oltre che metterci del suo (13+7 assist in Gara3).
Per contro, nella serie finale, Rimini non ha trovato i suoi leader.
Robinson e Marini non hanno inciso, Tommasini ha faticato in Gara3, Johnson non è riuscito a tenere il ritmo per 40’, sparendo nei secondi tempi. Una bella sorpresa è stato, invece, Camara, il cui apporto si è fatto sentire nella serie. E se avesse ricamato questa finale play-off anche dalla linea della carità, con percen-tuali migliori del 50%, chissà…
La storia non si fa con i sé e con i ma, dunque meglio guardare quello che RivieraBanca Basket Rimini ha prodotto nella stagione 20242025. L’obiettivo dichiarato della società era di migliorare il risultato della precedente, traguardo raggiunto con la finale. Prima in A2 per lunghi tratti della stagione, Rimini si è vista superare da Udine, ma anche qui torneremmo a pensare con i sé e con i ma. Meglio pensare al basket scintillante di gran parte di stagione, con una batteria di esterni che spesso ha toccato quota 40% dall’arco, e lunghi come Johnson e Camara capaci (per motivi diversi) di infiammare il Flaminio.
Già, il “vecio” Flaminio. Teatro di mille battaglie, il palasport è tornato a ribollire di passione ( nella foto @Alfio Sgroi). E Rimini può vantare il più alto indice di riempimento dell’intero campionato: 98,4%, pari ad una media di 3.069 spettatori a partita con dodici sold out. Seconda per incassi medi, la Rinascita può davvero gongolare per la simbiosi che ha saputo creare con il territorio.
Sembra essere passato un secolo da quel maggio 2018, quando il Basket Rimini perdeva lo spareggio contro l’Orva Lugo retrocedendo in Serie C nell’indifferenza generale.