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Ragnatele

Come per molti, anche per me – usando un’espressione scontata ma vera – con la scomparsa di Stan Lee, il creatore dei personaggi dei fumetti della Marvel, se ne va un pezzo di gioventù. Nella limitata offerta di cartoni animati della mia epoca, dopo i Barbapapà da bambini il primo cartone animato da ragazzi era Spiderman, con l’epica sigla orchestrale dove il nostro eroe passava da un grattacielo newyorchese all’altro gettando le sue ragnatele. Ma siccome ero ancora un po’ bambino, a volte immaginavo il supereroe nella mia città. E mi chiedevo perché gli avessero fatto solo un grattacielo e basta. Come faceva a muoversi per dare la caccia al crimine? Gli alberghi sul lungomare non avevano abbastanza gioco per le sue ragnatele: rischiava di partire da un albergo a otto piani dal nome altisonante ma di incartarsi alla pensione Luisellina. E poi ho scoperto che c’era un altro grattacielo, ma a Cesenatico e pure quello solitario nel suo skyline che ancora non si chiamava così. E con rammarico ho capito che non ci saremmo mai potuti servire dei superpoteri dell’Uomo Ragno per colpa della nostra urbanistica incoerente. Poi con gli anni me ne sono fatto una ragione, l’Uomo Ragno era fatto per agire a New York. Ma perché da noi abbiano fatto quei due grattacieli per poi lasciarli lì in mezzo solitari, caro Stan, quello non l’ho ancora capito.