Home La Settimana Raggi, una medaglia sbiadita

Raggi, una medaglia sbiadita

È la prima medaglia d’oro della Prima Guerra Mondiale ma rischia di non perdere la memoria sul territorio. La casa natale e la lapide mausoleo versano, infatti, in uno stato di degrado. Per Decio Raggi, insomma, c’è un’abitazione da salvare e un paesaggio da tutelare.
A lanciare l’appello dal titolo “Paesaggi sensibili” sulla deprecabile situazione di abbandono della casa di Decio Raggi e su Lucignano, ci han pensato le sezioni di Italia Nostra delle Vallate Rubicone e Uso. La casa di Decio Raggi è una grande struttura in pietra, situata in località Aia Bella, una casa padronale tra le più importanti del comune di Sogliano. Il suo impianto è ottocentesco anche se ingloba tracce ben più antiche. I Raggi, oriundi della riviera ligure, nobili di Genova e Sanremo, giunsero in Romagna nel XVII secolo: a Savignano di Rigo (ultima frazione del Comune) acquistarono notevoli proprietà.
In questa famiglia nacque Decio Raggi, eroe della Prima Guerra Mondiale, simbolo per tutta Italia di amor patrio e di abnegazione, fino al dono della stessa vita. Un imponente nocciolo plurisecolare dà il benvenuto ma l’abitazione di Raggi oggi assomiglia più ad un cumulo di macerie e la struttura muraria, con il tetto ormai sprofondato, rischia seriamente di crollare: il rischio è la perdita di memoria storica. Accanto alla casa si ergono granai e abitazioni contadine. Al piano terra, oltre all’ampia entrata, si trovano le cantine con le botti. Salendo le scale senza più ringhiere in ghisa e gradini probabilmente in pietra (tutto rubato), si giunge nelle stanze più importanti che portano ancora segni di dipinti. Scendendo da casa Raggi si arriva, dopo nepppure un km, all’abitato di Lucignano: un borgo di case in pietra, al cui ingresso si trova una chiesa del ’900. Una casa e un borgo da salvare. Il presidente Italia Nostra Olga Bandini lancia un appello a enti pubblici e privati perché tale patrimonio storico non vada disperso.
Non c’è comune in Romagna (ma non solo) che non abbia intitolato una via, una piazza, una scuola a Decio Raggi, un eroe che ebbe alle spalle una famiglia pronta ad accogliere sempre in casa propria il viandante affamato, chi chiedeva l’elemosina, chi non aveva un piatto caldo di minestra. Una porta sempre aperta a tutti. Queste le sue ultime parole: “Né le fatiche, né i pericoli, né la fame, né la sete, né le veglie, né i disagi hanno mai scosso la mia fede nelle nostre giuste apirazioni nazionali, l’amore agli Italiani oppressi, l’odio contro vecchi e nuovi oppressori. Quindi voi che mi volete bene, non abbandonatevi a inutili rimpianti ma coltivate l’amore per me, come l’animo mio si nutrirà di tale amore per voi. Il mio corpo, se è possibile, riposi nel mio paese presso gli altri miei cari. Date fiori a chi morì per la Patria”. Il 19 luglio 1915 Raggi fu ferito gravemente. Trasferito all’ospedale da campo, morì il 26 luglio. Anche la sua tomba, una sorta di mausoleo, è cadente. Sollecitato, il sindaco di Sogliano sta valutando “un intervento non solo sulla casa, ma anche sulla tomba mausoleo dell’eroe, – promette Enzo Baldazzi – per la quale studieremo presto una totale ristrutturazione. Savignano di Rigo e Decio Raggi meritano totale attenzione”. Non si può dimenticare la prima medaglia d’oro della Grande Guerra.

Ermanno Pasolini