Quelle “care” spedizioni

    Rudy è un bambino adottato. Come tanti altri bamini è stato accolto a distanza da una coppia riminese, Francesco e Irene. Rudy e i genitori adottivi si scrivono in media tre, quattro volte l’anno. Questa corrispondenza d’amorosi sensi fino all’altro ieri godeva – in quanto gestita dall’associazione che garantisce l’adozione – di agevolazioni postali che permettevano alle associazioni stesse di far viaggiare la comunicazione affettuosa via lettera senza dissanguarsi. Ora non è più così. Le agevolazioni postali dal 1 aprile (e non era uno scherzo!) sono aumentate del 400%, passando da 0,0695 a 0,28. Dal 5 dicembre, anche tecnicamente le agevolazioni han lasciato il posto ad un contratto con Poste Italiane, fatto di “lacrime e sangue”. Solo i soggetti iscritti al registro delle comunicazioni possono godere di un leggerissimo sconto sull’incredibile aumento: 0,20 cent a spedizione.
    L’aumento del 400% sulle spese postali non mette in ginocchio chi – come le suore di don Masi – garantisce la comunicazione a decine e decine di bambini adottati in Indonesia almeno tre volte l’anno. Anche il Ponte è rimasto invischiato nell’aumento: con la formula bisettimanale, avrebbe comportato un maggior esborso, solo per spedizioni, di circa 60mila euro l’anno.
    Il decreto con le nuove tariffe postali per l’editoria colpisce anche quelle realtà già bersagliate dai profondi tagli del 5 per mille. Quel no-profit che cerca – anche attraverso la comunicazione – di instaurare un rapporto con i cittadini, per sostenere progetti e solidarietà, a tutti i livelli. “Con l’aumento del 400% ci tappano la bocca – è la triste immagine che utilizza Marco Panzetti, il responsabile per il found raising della comunità papa Giovanni XXIII – anche solo chiedere un aiuto, per noi associazioni diventerà un costo enorme.” La comunicazione, anche postale, è uno strumento importante, fondamentale per la ricerca fondi della papa Giovanni come di altri enti no-profit. “Il direct mailing – prosegue Panzetti – è uno strumento essenziale, decisivo anche per mantenere un filo diretto con gli amici e i sostenitori dell’associazione. A queste cifre, diventa un peso.” Speriamo non insormontabile. Facciamo l’esempio di Casa Marvelli e Amici di Alberto e Carla, due riviste che hanno spinto e spingono per la conoscenza del beato e della venerabile riminesi in tutta Italia e nel mondo. Il primo arriva nelle case dei lettori quattro volte l’anno per un totale di 8.000 copie, il secondo è spedito in 20mila copie. È frutto del volontariato. Prima del 1 aprile sborsava 1.820 euro di spedizione, ora arriva a quota 7.840. Capito che sberla?

    Rischiano i più deboli
    Il 5 per mille è diventato l’1,5 per mille, la decurtazione alle spese sociali è più che drastica (da 2.200 milioni a 350 milioni) e il Comune di Rimini purtroppo scimmiotta il Governo, facendo roteare la scure: ci sono da tagliare 1.600.00 euro sulla partita “minori”. Non sono solo le associazioni di volontariato, le onlus, le associazioni sportive dilettatistiche, l’università e gli enti di particolare interesse a soffrire le manovre in atto o quelle presunte. Sono 232 quelle riminesi che usufruiscono del 5 per mille, il numero più basso della Regione. A rimetterci maggiormente rischiano di essere i soggetti più deboli, quelli che contano sull’aiuto del buon samaritano di turno.
    Il cosiddetto terzo settore rischia di venire strangolato. Il taglio previsto del contributo, pari al 75%, rischia di fare terra bruciata. “È un diritto che deve essere confermato – fa notare Maurizio Casadei, presidente della storica cooperativa Il Millepiedi, 135 soci, in attività dal 1998 – è una libera scelta dei cittadini, quella di destinare il proprio contributo, che viene in pratica disattesa.” Con un bilancio annuo di 6 milioni di euro, che problemi può avere Il Millepiedi dal mancato introito del 5 per mille, un importo di circa 10mila euro? Semplice: quei soldi sono necessari per integrare progetti che non riuscirebbero altrimenti a stare in piedi. “La casa di Amina”, ad esempio, ovvero la casa per ragazze madri inaugurata una settimana fa: quei fondi servivano per finanziare il micro-credito offerto alle ragazze-madri in questione.
    Oltre ai tagli, c’è anche il problema dei tempi di erogazione: per contare materialmente su questi contributi, occorre avere la pazienza di Giobbe.
    “Non si sa mai quando arrivano questi fondi – spiega il vice presidente della onlus Crescere Insieme, Riccardo Gallini – Nella stragrande maggioranza dei casi, li utlizziamo per pagare progetti già realizzati.” Come l’educatore di Indipendentemente, o la piscologa de I primi passi.
    C’è un altro aspetto. Attualmente sono 14 milioni gli italiani che mettono la firma sul contributo alle onlus. “ma i contribuenti sono molti di più, – fa notare ancora Panzetti – il «montepremi» per il terzo settore può dunque aumentare.”
    “Se la limitazione dei 100 milioni fosse approvata (la somma che rispetto all’ammontare del 5 per mille andrebbe alle associazioni onlus, ndr) questo significherebbe non rispettare la volontà dei cittadini che liberamente decidono di versare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 per mille” fanno presente le Acli provinciali di Rimini, riprendendo una polemica del Forum del Terzo Settore. Una raccolta di firma in questo senso è avviata già da qualche settimana. E non sarà l’aumento del 400% della tariffa postale ad impedire di arrivare a destinazione.

    Paolo Guiducci