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Quelle bombe che ferirono l’ospedale

Ho documenti, fotografie, carte geografiche – sulla Seconda guerra mondiale – che ho messo insieme lavorando per oltre 30 anni in scuole di ogni regione (per allestire e vendere carte geografiche) che mi hanno consentito di passare sui luoghi in cui l’occupazione tedesca ha lasciato dietro di sé morte e distruzioni. Ho fatto ricerche negli archivi militari tedeschi, inglesi, russi, italiani. Ho fatto tanti acquisti nei mercatini dell’antiquariato (compresa la preziosa ristampa di tutti i giornali di guerra). Si potrebbe organizzare una grande importante mostra, per ricordare, far conoscere alle nuove generazioni quei drammatici giorni, che hanno fatto piangere tanta gente.

Per non dimenticare
Un’epigrafe si dovrebbe murare in uno degli edifici che circondano l’Abbazia di Scolca per ricordare che in tali locali di fortuna, a partire dal dicembre 1943, si trasferirono i resti dell’ospedale di Rimini colpito dai bombardamenti del 26 e 27 novembre.
In mezzo a un mare di difficoltà lavorarono i medici. Qui assistettero ammalati e feriti, vittime della lunga serie di bombardamenti. Dal 1° settembre 1944, con l’arrivo del fronte, la situazione divenne drammatica, perché il colle – che rappresentava per gli alleati l’ultima asperità da superare per mettere i piedi nella grande pianura padana – fu continuamente cannoneggiato dalle artiglierie della marina, di terra e bombardato varie volte.

L’ospedale: da Rimini a San Marino
Il 10 settembre l’ospedale fu costretto nuovamente a sfollare e finì per sistemarsi nei locali ospedalieri di San Marino.
Il giorno 12 con l’ospedale ormai sgombero il Prof. Silvestrini, che da chirurgo dovette affrontare la maggior mole di lavoro per curare i feriti dei bombardamenti, improvvisamente si vide arrivare due ragazzi, disperati, con un biroccio spinto a mano con sopra due ragazze gravemente ferite dallo scoppio di granate: Aldina Sarti e Elsa Bianchi. A Aldina Sarti, Silvestrini tagliò una gamba sul tavolo della cucina e medicò le altre gravi ferire. Aldina nella notte venne trasferita nell’ospedale di San Marino. Morì due giorni dopo.
A Elsa Bianchi, medicate le ferite la dimise a causa dei continui cannoneggiamenti e bombardamenti. Andò via di lì assieme ai suoi familiari. Giunti innanzi al grande rifugio che c’era più giù del piazzale Ruffi, vi si ricoverò ed ebbe la fortuna di trovare un’infermeria tedesca che la curò fino l’arrivo degli alleati. Lei si salvò.

Gli alleati a Rimini
Gli alleati sostarono a lungo a Rimini a causa delle piogge. È vero che fecero dei danni, ma trovo ingiusto considerarli come i tedeschi. Nonostante la guerra, imposta dall’Italia, provocò la morte di tanti dei loro soldati e civili, ci hanno dato da mangiare, portata la libertà e poi aiutato a ricostruire l’Italia .

Bruno Ghigi