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Quei “cari” biglietti degli autobus

Nel 2009 erano 158 euro all’anno, nel 2013 sono diventati 175, mentre oggi la cifra è tristemente tonda: 200 euro. Per le tessere Mi muovo dei suoi due figli, Nadia Ercolani di Sant’Ermete, quest’anno è arrivata a pagare un totale di 400 euro. Versati a metà settembre, periodo d’inizio dell’anno scolastico, per un abbonamento valido dal primo del mese al 30 giugno, quando la scuola è già finita da settimane. Per la figlia che va a scuola a Riccione, dove arriva in un’ora e un quarto, cambiando due autobus, Manuela Fabbri ha, invece, sborsato 250 euro, 30 in più rispetto all’anno scorso.

Aumento non preannunciato. Il rincaro del trasporto pubblico scolastico per il 2014 sfiora il 15% e va dai 25 ai 60 euro in più in relazione ai diversi tragitti, raggiungendo cifre che, per i più sfortunati, arrivano a 415 euro a tessera. Un aumento non preannunciato, dicono i genitori, in molti casi scoperto direttamente alle biglietterie di Start Romagna, l’ente gestore del servizio che fa capo ad Agenzia Mobilità. Lecito chiedersi il perché.

La storia. Lecito chiederlo a chi può spiegarlo, come ha fatto Nadia, facendosi portavoce di almeno una trentina di “colleghe” mamme. Un reclamo il 25 agosto, un secondo il 12 settembre, nel mezzo qualche telefonata per sollecitare i vari uffici competenti. Finalmente la risposta: le nuove tariffe, spiegano AM e Start, sono il risultato di una delibera provinciale del settembre 2013, in applicazione alle linee guida stabilite dalla Regione. La quale, tra l’altro, prevede solo il titolo di viaggio Under 16 (min. 235 euro), e non il più economico abbonamento per studenti concesso invece dalla Provincia ai riminesi. Ma i genitori restano di malumore. Intanto per la precisazione, da parte degli enti, su come l’ultima variazione tariffaria risalga al 2011, smentita da chi ricorda un progressivo aumento già negli anni precedenti. E poi perché le risposte di AM e Start arrivano alla signora Ercolani il 16 e il 18 settembre, a scuola iniziata e ad abbonamenti pagati. “Abbiamo aspettato fino all’ultimo – spiega Nadia – poi abbiamo scelto di non mettere in difficoltà i nostri figli”.

Il calcolo delle tariffe.Ma come vengono calcolate le tariffe? La prima cosa da sapere è che non vengono calcolate in base ai chilometri effettivamente percorsi dagli autobus, ma in base alle “zone” attraversate. Un sistema che agevolerà certo i conteggi dei funzionari, ma che può in effetti creare qualche paradosso. Succede ad esempio che chi percorre 2 km da Corpolò a Villa Verucchio paghi 200 euro come chi da Sant’Ermete ne percorre più di 6. Ciascuno poi è vincolato alla zona per cui paga.
“Mio figlio va a Villa Verucchio, la sorella a Viserba: una zona a testa. Ma nessuno dei due può visitare la zona dell’altro, e nemmeno Santarcangelo, vicinissima a Sant’Ermete ma non contemplata dai loro contratti. Perché comprare un biglietto se si ha già un abbonamento che copre il tragitto corrispondente a una zona?”
Insomma, l’aumento dei prezzi non sembra corrispondere a un miglioramento dei servizi. Orari che costringono i ragazzi ad uscire prima da scuola per non perdere le coincidenze, autobus di linea vecchi e un po’ malandati, ma soprattutto mezzi sovraffollati (nella foto il mezzo che parte dal centro studi e va verso la Marecchiese) con un numero di persone in piedi superiore a quello consentito. Così pieni da dover lasciare a piedi qualcuno. “Dall’inizio della scuola, sono dovuta andare già tre volte a prendere mia figlia a Riccione”, racconta Manuela Fabbri.
Indiscriminato è l’aggettivo scelto dalle mamme per definire un rincaro che non tiene conto delle famiglie più disagiate, né del numero dei figli a carico. Ci sarebbe l’abbonamento “Famiglia”, previsto dalla Start al costo minimo di 400 euro, ma a detta dei genitori, non è un’alternativa valida. “Se in casa ne hanno bisogno i ragazzi, perché pagare per un servizio che non usiamo? Conviene forse a chi ha più di tre figli”, fa notare Manuela.
Criticità alla mano, cosa chiedono i genitori? Forse basterebbe intervenire anche su un solo punto per migliorare le cose. “Un titolo Under 18, o sconti a partire dal secondo figlio, o semplicemente, a parità di importo, una maggiore libertà negli spostamenti. Vorremmo che gli enti si rendessero conto del problema e dialogassero tra loro per rivedere la situazione”. Insomma, non più un prendere o lasciare.

Isabella Ciotti