Home Attualita Quante novità sulla tavola! Tutte buone o solo di facciata?

Quante novità sulla tavola! Tutte buone o solo di facciata?

Kiwi a polpa rossa, snack alla frutta secca aromatizzata, succo di zenzero fresco. Sono solo alcune delle novità presentate durante Macfrut tenutasi di recente a Rimini Fiera. Per ora solo alcune aziende hanno iniziato la produzione (o coltivazione) di questi prodotti ma il lancio è avvenuto perchè, soprattutto in tema di prodotti agricoli, il consumatore cerca sempre la novità.

Viva le novità. “Si cerca di introdurre questi nuovi frutti – conferma Giuseppe Battistini, imprenditore cesenate e pioniere in questo campo – perchè le persone vogliono sempre cose nuove. Il kiwi rosso ad esempio, che viene dalla Cina è molto dolce, di piccolo calibro, anche se non si conserva a lungo e con le alte temperature tende a diventare rosa. Io stesso sono andato in Cina diverse volte e ne ho segnalato la presenza. In Italia per ora c’è solo qualche grande azienda che sta iniziando le coltivazioni, ma è sicuro che questo tipo di alimento lo vedremo presto tra i banchi dell’ortofrutta, come il kiwi a polpa gialla presente già da tempo”.

Meglio brutti, ma buoni. Ma quali sono le qualità di questi prodotti? Proprio perché nuovi, gli studi sono in corso. C’è chi dice che le proprietà organolettiche sono migliori, chi ancora non si pronuncia e chi osserva con criticità.
“Si tratta di prodotti buoni per essere mangiati con gli occhi – risponde l’agronomo riminese, Diego Tombesi – alcuni sono presenti già da un po’ come il caco-mela e altri frutti colorati. Le persone, come per gli abiti, guardano molto all’apparenza, alla bellezza, dimenticando che un buon frutto non deve essere necessariamente bello come quelli lucidi nei supermercati. Un prodotto non trattato è spesso brutto ma quello che più dovrebbe interessare è la qualità”.

Forse la verità sta un po’ a metà. Tra l’amore per i frutti della tradizione e queste nuove produzioni capaci di smuovere un po’ il mercato, superando quell’immobilismo che ha caratterizzato il settore agricolo per tanto tempo. Sempre con un occhio attento alla salvaguardia della qualità e sicurezza alimentare.
Il kiwi rosso, presentato in fiera, è verde all’esterno e rosso al centro, dove la polpa forma quasi una stella. Ancora non è presente sui mercati, mentre la patata viola si sta già facendo apprezzare sia per l’aspetto originale sia per le proprietà che da alcuni studi risulterebbero benefiche anche a livello di prevenzione tumorale. Si trovano in negozi specializzati e supermercati di nicchia. Altra new entry, gli snack alla frutta e i primi piatti per l’ufficio a base di frutta e verdura, da consumarsi velocemente.
Tutto è orientato ad attirare il consumatore, adeguandosi alle abitudini dei tempi moderni. Per conquistare nuove fette di mercato, a volte per sopravvivere.
L’agricoltura punta all’internazionalizzazione, a nuovi mercati, spesso lontani, alla cooperazione. Il settore dell’ortofrutta è la seconda voce dell’export agroalimentare italiano, tra i primi al mondo come produzione (circa 10 milioni di tonnellate di frutta all’anno e quasi 6 milioni di ortaggi). Il trend dei consumi della frutta è in crescita nei primi sei mesi del 2015. Ma non bisogna dimenticare che questo settore, a fronte di un tanto proclamato ricambio generazionale che vorrebbe farne quasi una moda, resta in difficoltà.

Agricoltura, i dati locali. Guardiamo i dati locali. Al 30 giugno 2015 sono presenti in provincia di Rimini 2.484 imprese attive (dati Ufficio Studi CCIAA Rimini) a fronte di 2.918 aziende presenti nello stesso periodo del 2010. E il trend è in continua decrescita anche se nell’ultimo anno questa pare rallentare.
“Anche guardando l’imprenditoria dal punto di vista dell’età anagrafica – spiegano ancora dalla Camera di Commercio di Rimini – si può notare che vi è un calo di imprenditori in tutte le classi di età anche se la classe che va dai 18 ai 29 anni è l’unica che aumenta, nell’ultimo anno, anche se di poco. Il valore aggiunto agricolo è piuttosto basso rispetto agli altri settori economici e, anche se aumenta dal 2012 al 2013, la quota percentuale sul totale rimane pressochè costante”.
Insomma un quadro a luci e ombre, dove saranno le mini-angurie, i frutti senza semi, e i colori accesi a salvare il mercato o piuttosto l’occhio attento del consumatore e la professionalità di chi produce, l’attenzione alle novità, ma anche alla salvaguardia del territorio, dell’ambiente e del prodotto finale? Perchè come ha detto qualcuno “siamo quello che mangiamo”.

di Silvia Ambrosini