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Quando la vela diventa strumento terapico

Quando la vela diventa un grande strumento terapeutico e di riabilitazione psicologica per i malati oncoematologici. Si chiama “Itaca Day”, è l’iniziativa voluta fortemente da Rimini Ail e Ausl, con lo scopo di sensibilizzare la gente sulle malattie del sangue. Alle 10.30, di un sabato di metà settembre, dal Circolo Nautico è partita una regata velica un po’ particolare. A bordo delle barche, infatti, sono saliti pazienti ematologici, adulti e bambini, che hanno vissuto l’ebbrezza di questa esperienza in mare aperto. Sono state 13 le barche scese in acqua e messe a disposizione dal Club Nautico, dalla Lega Navale Italiana e dal Circolo Velico Riminese. Imbarcazioni a vela con motore ausiliario, che vanno da 10 ai 16 metri di lunghezza e che possono accogliere da 4 fino a 10 passeggeri. Alla presentazione dell’evento, avvenuta subito dopo la conclusione della regata, hanno partecipato, oltre al dottor Piero Palloni, presidente del Circolo Nautico; il dottor Edoardo Pinto, presidente di Rimini Ail onlus; la dottoressa Gina Ancora, direttore dell’Unità Operative di Terapia intensiva neonatale-neonatologia dell’ospedale di Rimini e la psicologa, dottoressa Samantha Nucci dell’equipe di Oncoematologia pediatrica dell’Infermi. Il dottor Palloni, nel portare i saluti del Club Nautico, ha sottolineato che “non è la prima volta che come Club Nautico facciamo delle cose insieme a Rimini Ail. L’auspicio è quello di continuare a partecipare ancora a queste iniziative benefiche”.
Il dottor Pinto, presidente di Rimini Ail, ha illustrato gli scopi dell’associazione che presiede: “organizzare una lotta efficace contro le leucemie e le altre emopatie maligne a fianco delle istituzioni pubbliche e private che operano nel settore, promuovere e sviluppare la ricerca scientifica per migliorare le conoscenze e le strategie di prevenzione e terapia per le malattie del sangue. Rimini Ail è ora impegnata con l’Azienda Sanitaria Locale per la realizzazione del nuovo reparto di Ematologia che disporrà di quattro camere speciali, due doppie e due singole, tutte ad aria forzata per garantire un ambiente sano e protetto, fondamentale nei pazienti con ridotte difese immunitarie sottoposti al trapianto di midollo osseo con cellule staminali autologhe”.

Patrizio Placuzzi