Pubertà precoce: come affrontarla?

    Il mondo dell’infanzia vive ritmi sempre più accelerati; i bambini crescono sempre più in fretta, bruciando tutte le tappe, e questo non lo dicono solo le statistiche, ma anche esperti endocrinologi e pediatri. Negli ultimi decenni a livello mondiale, e anche in Italia, l’inizio della pubertà si è spostato in anticipo di 2-3 mesi ogni 10 anni.
    Ne abbiamo parlato con Alberto Marsciani, Pediatra Endocrinologo dell’Unità Operativa di Pediatria dell’Infermi diretta dal Prof. Vico Vecchi.
    “Oggi i primi segni dello sviluppo compaiono per i maschi intorno ai 9 anni ma non è una regola. Si parla di pubertà precoce nella femmina non a 9 ma a 7 anni e mezzo e le motivazioni, sulle quali sono state formulate diverse ipotesi, sono molteplici: la più accreditata pare siano le migliorate condizioni nutrizionali. È ancora il sesso femminile ad avere un approccio più veloce allo sviluppo ed a entrare nell’età adolescenziale in ragione di un 90% dei casi rispetto al 10% di quello maschile”.
    Ma cosa s’intende per pubertà precoce?
    “La pubertà è caratterizzata da un percorso di cambiamento con una gradualità di comparsa dei vari indicatori. Nella bambina il primo segno rivelatore è l’aumento di volume del seno ovvero della ghiandola mammaria assieme alla peluria ascellare o pubica che può essere anticipata o posticipata ma il vero marcatore è il seno. Questo primo avvertimento ci dice che nell’organismo stanno cambiando i livelli ormonali con aumento di produzione degli stessi (estrogeni) che favoriranno la pubertà. Nella femmina è molto più frequente la forma idiopatica cioè quella che non è causata da nessuna anomalia o patologia organica, solo il 5-10% si può ricondurre ad una qualche malattia. Altre importanti modificazioni sono date dall’accelerazione della crescita in altezza (staturale) e dalla distribuzione dell’adipe (grasso) soprattutto sui fianchi. In un lasso di tempo di circa 2 anni e mezzo compare il primo ciclo mensile (menarca)”.
    Quanti anni occorrono quindi perché il percorso dello sviluppo si completi?
    “Circa 4-5 anni, periodo nel quale compare anche un cambiamento dell’odore corporeo (sudorazione) più acido e non raramente si verificano atteggiamenti più aggressivi, capaci di ingenerare nervosismo, disagio relazionale o cambiamenti comportamentali (umore instabile) irrequietezza e senso di ribellione”.
    Quale importante modificazione corporea comporta lo sviluppo anticipato?
    “Un aspetto fondamentale nella pubertà precoce è anche questo: nella bambina si ha una produzione eccessiva di ormoni che provocano un’accelerazione dello sviluppo scheletrico e muscolare che comunque determina una statura definitiva inferiore alla norma a causa di una precoce chiusura delle cartilagini di coniugazione delle ossa per cui, parallelamente, potrà verificarsi una compromissione della statura definitiva rispetto al suo potenziale di crescita”.
    Come informare in maniera corretta e semplice i bambini su questa fase importante della vita?
    “Insieme al Professor Vecchi, ho stilato un opuscolo informativo sulla pubertà precoce, con consigli utili per i genitori; questa prima semplice guida informativa, in distribuzione gratuita presso tutte le Ausl nazionali, potrà offrire un piccolo aiuto chiarificatore sulla pubertà caratterizzata da frequenti conflitti psicologici connessi all’accettazione o al rifiuto della modificazione corporea che comporta una riconfigurazione della propria identità e del modo di relazionarsi al mondo circostante”.
    C’è un modo per sapere se nostro figlio o nostra figlia stanno sviluppando?
    “C’è ed è semplicissimo e per nulla doloroso. Gli accertamenti in prima battuta per valutare lo stadio di sviluppo consistono in una radiografia a mano e polso (preferibilmente sinistro) valido per entrambi i sessi; la lastra ci rivela l’età ossea. Durante la crescita si evidenzia un osso, detto della pubertà, posto nel pollice, è il sesamoide. Esso è un segnale preciso, ci rivela che il piccolo si sta preparando, a breve, allo sviluppo”.

    Elena sta osservando sua figlia mentre si guarda allo specchio. Silvia, che ha solo 9 anni, scuote la testa e lei finalmente capisce che i piccoli segreti, le fughe improvvise, quelle gote che prendono fuoco sono lo specchio nel quale è riflessa la verità. La madre intravede sotto la canottiera due piccole rotondità che pochi mesi prima non c’erano e capisce che sua figlia si appresta a diventare donna. “Cosa c’è, Silvia?”. “Non voglio! Perchè non posso restare come prima?” dice correndo fra le braccia della madre, al sicuro. “Mamma allora diventerò grande?”. Elena l’accoglie fra le braccia stringendosela al petto, la accarezza, la bacia, la rassicura, la rincuora.
    “Piccola mia, è una cosa naturale, te l’avevo spiegato poco tempo fa; anch’io sono diventata donna un po’ troppo presto, ma non ti devi fare dei problemi, so cosa provi!”.
    “Ah, allora mi capisci?”.
    Con queste parole, Silvia si rasserena, il suo viso corrucciato si apre ad un piccolo sorriso. Tra madre e figlia sta nascendo un rapporto nuovo, sta sbocciando un’intima, delicata, intesa, basata sul sostegno, la solidarietà, la confidenza. I vissuti e le esperienze di Elena, condivisi con la figlia Silvia, diverranno le basi per aprire le porte ad un dialogo, mai finito, sulla vita.
    Ma quante bambine, giovani donne o mamme hanno avuto la fortuna di avere una madre come Elena, che ha preparato la figlia al suo futuro di donna? Quante ragazzine, nella pubertà, hanno avuto le giuste informazioni su quello che si preparerà, a breve, ad accadere nel proprio corpo? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Daniela Pesaresi, Psicologa e Psicoterapeuta.
    In quale modo viene affrontata una tematica così importante dai genitori? In maniera convenientemente utile, sufficientemente naturale oppure viene del tutto trascurata ?
    “L’idea che la bambina ha di sé è quella di rapportarsi ad un corpo infantile, asessuato, mentre la percezione del proprio corpo è in continua evoluzione; uno sviluppo precoce (che si intende compreso tra i 7-9 anni) o una pubertà anticipata (che va dai 9 agli 11 anni) comporta spesso, per la bambina, grandi difficoltà nell’accettare il corpo che cambia. Essere diversa dalle coetanee, dalle compagne di scuola o le amichette, confrontarsi con ciò che si era prima è del tutto spontaneo e naturale. Il parallelo che la piccola fa a livello mentale e fisico è quello che, mentre le altre sono ancora delle bambine, il suo corpo assomiglia ogni giorno di più a quello di un’adulta, con le fattezze di un corpo di bambina. In questa fase emergono, assieme al desiderio di essere grandi, che si proietta sempre nel futuro, lo scollamento tra quello che la bimba percepisce di sé e la sua immagine reale. L’improvviso contatto con una realtà nuova porta alla non accettazione e può sfociare in una reazione di disagio e di impotenza, fondendosi con la consapevolezza che non si potrà più tornare indietro, che non si sarà più come prima”.
    La bimba quindi è portata a focalizzare l’attenzione sul proprio corpo?
    “Sì, e se da una parte lo rifiuta, dall’altra vi si pone davanti con molta attenzione, in maniera ostinata, anche nel voler nascondere quelle parti che mettono in luce le caratteristiche della sua femminilità”.
    Qual è la reazione delle adolescenti? Potrebbero celare questi cambiamenti?
    “Certamente, spesso l’atteggiamento è quello di stare con le spalle incassate, per nascondere il seno e ho riscontrato più volte che alcune di loro cercano di sembrare più piccole di età, mimando anche voce e comportamenti infantili”.
    Abbiamo parlato di alcuni comportamenti che derivano da turbamenti a livello psicologico, ci sono altre reazioni?
    “Quando una bambina sviluppa a 7-8 anni vive il senso della solitudine perché si sente diversa. Emotivamente ha molto bisogno di avere vicino un adulto, una persona di fiducia che possa trasmetterle delle sicurezze, delle certezze, che sappia capire ciò che sta vivendo perché intimamente, nella bambina, c’è il desiderio di bloccare questa evoluzione che le crea un conflitto interiore. Può succedere che la bambina metta in atto una serie di comportamenti che richiamano l’attenzione dei genitori come l’enuresi notturna (pipì a letto) e il rifiuto del cibo. Non è infrequente scoprire che ragazze con problematiche di anoressia hanno avuto alle spalle uno sviluppo precoce nel quale si fa strada anche il rifiuto per il cibo. Anche la bulimia potrebbe rappresentare un punto di estremo disagio psichico così come si potrebbero verificare attacchi di panico, dolori sparsi non meglio definiti, mal di pancia, emicranie; tutte condizioni che sfociano anche nel disagio familiare, portando a tensioni, litigi, insofferenza”.
    Quindi la pubertà precoce potrebbe essere vissuta in maniera traumatica?
    “Sì. La madre, soprattutto, dovrebbe essere un’informatrice sufficientemente preparata, presente, deve cercare maggior confidenza per sostenere una bimba che si sente diversa, si isola, si vergogna, ha paura. Il ruolo centrale della madre nel fare chiarezza aiuterà a crescere e a vivere positivamente questa fase delicata della vita”.

    Laura Prelati