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Povertà, la triste realtà dei giovani

L’Italia non è più il Paese delle opportunità del boom economico. Bisogna fare i conti con l’attualità e con il rischio povertà che ogni giorno affligge il 20% della sua popolazione, contro il 17% della media europea.

Numeri non incoraggianti, che diventano ancora più preoccupanti se si considerano quelli che riguardano i giovani: in questo caso a rischio povertà rientra il 25% degli italiani tra i 15 ed i 29 anni, quando in Europa mediamente sono il 20%. Quasi un ragazzo su quattro, dunque, vive in famiglie con un reddito netto inferiore al 60% della media nazionale.

Sono i dati ufficiali di Eurostat, risalenti alle ultime statistiche UE aggiornate al 2021, cifre che collocano il nostro Paese quinto in classifica, ma partendo dal basso, tra gli Stati in cui la vita per un giovane è più ardua. Incidono in questa triste classifica anche i NEET, giovani che non studiano e non cercano lavoro: in Italia si stima che siano circa 2 milioni e 800mila, vivono con le famiglie e gravano sul loro reddito. Rischio inevitabile? Povertà ed esclusione sociale.

Magra consolazione per quanto riguarda le cifre sulla deprivazione materiale e sociale, ossia la mancanza di alcuni fattori necessari per condurre una vita adeguata, come la possibilità di far fronte a spese impreviste, a mutui, affitti e bollette. In questo caso, i giovani italiani che versano in tale condizione sono il 5,6% contro il 6,1% della media UE.

Un territorio che consente un po’ di ottimismo?

Stringendo la prospettiva sul nostro territorio, la situazione sembra migliorare. A livello regionale, il 9,6% (dati Istat 2021-2022) dei residenti in Emilia-Romagna si colloca in fasce a rischio povertà, dato che fissa la regione seconda, dopo solo alla Valle d’Aosta, tra i territori in cui questo rischio è meno diffuso. Nonostante una situazione migliore, però, la regione non è comunque esente dagli effetti del generale scivolamento in povertà di fasce di residenti che si manifesta a livello nazionale. E neppure la provincia di Rimini.

Per fare chiarezza sulla situazione dei giovani sul tema del rischio povertà a Rimini ho interpellato Miriam, riminese di 24 anni, che si sta affacciando per la prima volta sul mondo del lavoro e che, dunque, deve fare i conti con una realtà che non è sempre facile. E che permette anche di avere uno spaccato sul rapporto che oggi i giovani hanno con il denaro, soprattutto coloro che si trovano all’inizio del proprio percorso verso un’indipendenza economica e di vita.

Ciao Miriam, come procede la tua prima esperienza nel mondo del lavoro?

“Mi sono laureata l’anno scorso e dopo una serie di tirocini ho finalmente trovato lavoro, però in un’altra città lontana da Rimini. Vivo con altre coinquiline e per ora sta andando tutto bene: mi sto immergendo un po’ alla volta nel mondo lavorativo. Non è facile, soprattutto all’inizio, lo stipendio non è molto alto e mi trovo lontana da casa”.

I tuoi genitori ti aiutano economicamente?

“La mia famiglia non ha mai versato in condizioni economiche ottime e, quindi, ho sempre cercato di arrivare ovunque solo con i miei mezzi. Ho vinto una borsa di studio all’università e ho lavorato per pagarmi gli studi: insomma, non mi piace starmene con le mani in mano e neanche gravare sugli altri”.

Come ti trovi a dover gestire tutte le spese da sola?

“Bisogna prendersi un po’ di tempo per pensare, tenere a mente tutte le scadenze e i relativi imprevisti. E soprattutto cercare di risparmiare, per quanto possibile”.

In che modo cerchi di risparmiare?

“Cerco di comprare materie prime in cucina, prediligendole a cibi già pronti, questo incide molto sul saldo mensile delle uscite. Esco con gli amici, come tutti, ci sta che qualche volta vada al ristorante o al cinema, però senza strafare e stando attenta. Sono un’amante della moda e spesso cerco qualche occasione, ma sempre su circuiti che permettono di comprare capi di seconda mano, a prezzi più accessibili”.

Com’è la vita da fuori sede?

“Gli affitti si sono alzati un po’ ovunque in Italia e questo non è positivo per noi giovani, dobbiamo fare i conti con questo canone mensile, le bollette e tutti gli imprevisti. Con stipendi che difficilmente sono in linea con il costo della vita. Io lavoro a distanza da casa e ogni mattina devo prendere la macchina, anche l’aumento dei carburanti non gioca a nostro favore. Insomma con un po’ di scaltrezza si sopravvive, e certamente i problemi veri sono altri, ma comunque non è facile trovare una certa indipendenza oggi”.

Ti pesa tutto questo?

“In realtà no: anche se ci sono difficoltà sto lavorando per costruirmi un futuro che mi possa dare, non dico la ricchezza, ma la tranquillità e magari qualche sfizio che ora in gioventù non ho potuto avere”.

Cosa ne pensi dei dati riferiti ai giovani di oggi e alle percentuali relative alle condizioni di povertà?

“Le categorie giovanili sono le più fragili economicamente, questa è una verità, bisogna prenderne atto. Ma questi dati devono essere un punto di partenza per non lasciare la futura classe dirigente in problematiche non da poco. Nel mio piccolo me ne rendo conto anche io, il rincaro dei prezzi di molti beni e prodotti stanno colpendo la maggior parte degli italiani, ma un ragazzo che sta cominciando la strada verso la propria indipendenza si trova vittima di tutto questo”.

 Un pensiero per tutti i giovani che come te si trovano ad affrontare tutte queste difficoltà.

“Molti dicono che i giovani sono dei fannulloni, ma non è la realtà. I tempi sono cambiati, non stiamo crescendo durante il boom economico e il futuro non ci sta aspettando a braccia aperte. Anzi, i giovani di oggi sono fin troppo coraggiosi a provarci e buttarsi verso un avvenire che, se lo guardi con razionalità, non riesce a dare conforto”.

 Federico Tommasini