L’Europa ha messo a disposizione 194 milioni di euro da spendere entro il 2026. Cosa accade a Rimini?
A fine 2024 i progetti in ballo erano 1.226, di cui 746 nei comuni costieri, per un importo di 852,4 milioni. Ma le risorse spese rappresentano solo l’11 per cento delle somme disponibili
Purtroppo, al di là della propaganda governativa, l’economia italiana degli ultimi trimestri praticamente si è fermata e per tutto il 2024 la crescita è andata poco oltre il mezzo punto percentuale. Le prospettive non sono rosee nemmeno per l’anno in corso tanto che le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale parlano di una crescita di appena lo 0,4 per cento: la più bassa tra i paesi sviluppati. Questo capita nonostante i 194 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa per il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), da spendere entro il 2026. In genere si dice “non ci sono i soldi”, ma anche quando ci sono non pare che le cose vadano meglio. Perché la verità, dopo rimodulazioni, cancellazioni e cambi di ministri, è che alla fine del 2024, quando mancano due anni dalla scadenza, è stato speso, in circa 270.000 progetti, appena il 35 per cento delle risorse disponibili, per un ammontare di 63,4 miliardi di euro. I maggiori ritardi riguardano i progetti per la digitalizzazione, dove sono stati spesi solo il 23 per cento delle risorse disponibili, la salute il 15 per cento, la scuola e l’università il 26 per cento, la transizione ecologica l’8 per cento, la cultura e il turismo l’11 per cento, l’inclusione sociale il 14 per cento, l’efficientamento della pubblica amministrazione il 7 per cento (per paradosso, dove tutti chiedono maggiore efficienza!). Vanno meglio i fondi spesi per infrastrutture il 46 per cento, per la giustizia il 43 per cento, per impresa e lavoro il 47 per cento, per fisco e revisione della spesa il 49 per cento. Questo il quadro nazionale.
Ma cosa accade in provincia di Rimini? A fine 2024 i progetti in ballo erano 1.226, di cui 746 nei comuni costieri, per un importo complessivo di 852,4 milioni di euro: 736,2 milioni provenienti dal Pnrr e 116,1 milioni da altre fonti. I progetti più numerosi in ballo riguardano digitalizzazione (300) e infrastrutture (377), mentre le cifre più consistenti sono state investite nella transizione ecologica (395,8 milioni di euro) e solo in secondo luogo nelle infrastrutture (158,2 milioni di euro). Nell’insieme, però, la situazione riminese è persino peggio di quella nazionale, perché le risorse spese, cioè i pagamenti effettuati, relativi ai lavori avviati, si fermano addirittura all’11 per cento delle somme disponibili. A fronte di una media regionale del 17 per cento. Le cose vanno un po’ meglio per la rubrica impresa e lavoro, dove sono stati spesi il 54 per cento dei fondi, scuola, università e ricerca il 25 per cento, inclusione sociale e salute il 22 per cento. Per tutto il resto i ritardi sono imbarazzanti:digitalizzazione 11 per cento, infrastrutture 2 per cento, transizione ecologica 3 per cento (https://openpnrr.it/territorio/099/rimini).
Turismo e cultura
È il settore dove in teoria Rimini dovrebbe primeggiare. Ma non è così. Su 90 progetti dedicati ad interventi di riqualificazione alberghiera e 7 alla cultura, per un importo complessivo che supera i 30 milioni di euro, 16,4 milioni provenienti dal Pnrr e 14,1 milioni da altre fonti, quelli effettivamente spesi si fermano ad un magro 7 per cento. Al netto di lavori avviati o ultimati, ma non ancora rendicontati, che potrebbero far salire la percentuale, è indubbio che ci sono troppi ritardi. In tema di cultura i due progetti che hanno speso di più sono i musei Met e Musas di Santarcangelo, rispettivamente il 93 e il 43 per cento delle somme messe a disposizione. Un’eccezione. Nel recente passato i comuni, soprattutto i più piccoli, oltre a lamentare gli scarsi margini di bilancio cui attingere per il cofinanziamento, hanno sottolineato la carenza di personale esperto, che sommato ad un certo carico di burocrazia, e probabilmente all’incertezza nel trasferimento delle risorse, possono essere tra le cause di questi ritardi, quando non rinunce. Conclusione poco accettabile visto lo stato dell’economia e il rischio di dover restituire le somme assegnate per incapacità di spesa. Sarebbe imperdonabile. Oltre ad uno smacco per l’intero Paese.