Piccoli birrai casalinghi crescono

    Alcuni la preferiscono bionda. Molti, invece, vanno pazzi per la rossa. Poi ci sono quelli che… come la scura non ce n’è. Tutti, però, concordano su due cose: che deve essere fredda, con due dita di schiuma (nel bicchiere) e consumata in allegria. Perché chi non beve birra in compagnia… Del resto alzi la mano chi, almeno una volta nella sua vita, non ha assaggiato un sorso di “pozione magica”. Anche perché recenti studi hanno scoperto che la birra fa bene (non ai minorenni, s’intende!). Per tutto. Corpo, fisico e mente. Chissà, forse proprio per questo, negli ultimi tempi, da Cattolica a Bellaria passando per Novafeltria, sembra che i birrai “fatti in casa” si siano moltiplicati. Del resto non è che poi sia così difficile autoprodursela. Certo, costerà qualcosina in più di quella del supermercato, ma vuoi mettere l’orgoglio! Impagabile.
    Ma cosa serve per diventare un mastro birraio?
    In realtà poche, pochissime cose. In commercio, per esempio, c’è un kit che comprende già la maggior parte dei ferri del mestiere. Barattolo di malto e lieviti compreso. Anche se, come sempre, dipende poi tutto dalla bravura del… birraio.
    La prima cosa da fare è la pulizia del kit. La regola principale della fermentazione casalinga, infatti, è la pulizia di tutta l’attrezzatura. Prima di utilizzare il fermentatore bisogna lavarlo accuratamente con dell’acqua calda e della soluzione detergente per poi risciacquare abbondantemente con acqua fredda. Successivamente si passa alla fase della sterilizzazione. In questo caso si utilizza una soluzione di potassio metabisolfito: circa 2 cucchiai disciolti in mezzo litro d’acqua fredda. Si butta dentro la soluzione, si chiude il fermentatore con il coperchio, si inserisce nell’apposito buco il gorgogliatore e si agita il tutto senza risciacquarlo. Lo stesso si deve fare con il mestolo. A questo punto si passa alla preparazione del mosto. Si prende il barattolo di malto e gli si toglie il coperchio in plastica con le relative bustine dei lieviti, si preriscalda la confezione ancora sigillata in acqua calda per una decina di minuti; si apre il barattolo e si versa il contenuto in una pentola capiente (5-8 litri) con 2-3 litri di acqua bollente, avendo cura di recuperare il prodotto rimanente con dell’acqua calda. In base alla gradazione alcolica che si vuole, si aggiunge dello zucchero e, successivamente, si agita il tutto con l’aiuto del mestolo. Se si vogliono accelerare i tempi basterà immergere la pentola in una vasca facendo scorrere dell’acqua fredda. Lo scalino successivo è quello del riempimento del fermentatore. Prima e dopo il travaso del mosto raffreddato nel contenitore in plastica bisognerà versare cinque litri di acqua fredda. In questo passaggio è di vitale importanza controllare la temperatura indicata nel termometro adesivo posto sul fermentatore. Quando questa è intorno ai 20°C, bisognerà aggiungere il lievito contenuto nelle bustine e mescolare energicamente per circa 30 secondi. Ma attenzione: oltre i 28°C il lievito può causare cattive fermentazioni mentre a temperature inferiori a 18°C il processo fermentativo non si attiverà. A quel punto si chiude ermeticamente il tutto, si posiziona il gorgogliatore e si lascia fermentare. Quando si noterà che il gorgogliamento è terminato (di solito servono dieci giorni) si dovrà allentare leggermente il tappo del fermentatore, aprire lentamente il rubinetto e versare la birra nel cilindro oltre i 2/3; quindi immergere il densimetro. La birra è pronta per l’imbottigliamento quando il valore indicato è in prossimità del valore 1002-1006. Se il valore è superiore bisognerà attendere ancora qualche giorno affinché la fermentazione si completi. Quando accadrà, la posizione magica sarà pronta per essere travasata nelle bottiglie. Non prima, però, di averle sterilizzate bene. A quel punto per ottenere la tipica schiuma bisognerà versare in ogni bottiglia 5/6 grammi di zucchero per litro. Una volta chiuse per bene, le bottiglie dovranno essere lasciate a riposo per dieci, quindici giorni. Poi non dovrete far altro che metterle in frigo e attendere l’occasione giusta per gustarvi la vostra birra. In compagnia, naturalmente.

    Francesco Barone