Home Provincia Pesci e polpi figli dei sacchi di sabbia

Pesci e polpi figli dei sacchi di sabbia

Anche il mare di Riccione ha i suoi “tesori nascosti”. Durante il monitoraggio
della barriera antierosione, posizionata a 200 metri dalla battigia nel 1987, è emersa una fantastica riserva marina, popolata da decine di specie di pesci e crostacei che hanno fatto dei sacchi di sabbia il loro habitat naturale. Lungo il tratto che dal confine con Misano scorre fino al centro, a due/tre metri di profondità si è formata un’oasi dove sguazzano almeno venticinque specie marine, alcune tipiche degli ambienti rocciosi come il Conero. Si tratta di triglie di scoglio, granchi corridori, nudi branchi, occhiate e tordi verdi, tra i quali è spuntato fuori anche un polpo. Poi piccoli paguri, le bavose (pavone e curiose), le lepri di mare, le seppioline, e altri piccoli crostacei e anemoni di mare, immortalati in una serie di immagini e filmati dell’istruttore e fotografo sub Alberto Petronio. Sono stati mostrati ai riccionesi durante l’incontro “Riccione sotto sotto… un mare nascosto”. È la prima iniziativa che la Cooperativa Bagnini, promotrice del monitoraggio delle barriere, intende mettere in atto con la Sub Riccione della Polisportiva comunale e la Fondazione Cetacea, riuniti sotto il marchio “Blennius”. Come preannunciato dai tre rispettivi presidenti, Enzo Manzi, Maurizio Borgognoni e Sauro Pari, s’intende dare corpo al progetto “Riccione, il mare nascosto, alla scoperta dell’oasi sommersa”. Patrimonio da sfruttare anche a fini turistici, badando bene di preservare l’oasi dai predoni.
L’idea è quella di costituire una vera e propria riserva marina che, come annunciato da Manzi, sarà arricchita con altri dettagli dai futuri monitoraggi. A proposito una serie di interessanti scatti, erano già stati pubblicati su Facebook, dal bagnino sub Renato Santi, a capo dell’altra Cooperativa bagnini, l’Adriatica.
In quanto allo stato della barriera soffolta, durante il monitoraggio commissionato alla Sub Riccione dalla cordata di Manzi per verificare l’integrità e la compattezza, si è appurato che il 30% dei sacchi di sabbia, “sono danneggiati per usura dovuta alle mareggiate e incuria dell’uomo”. La ricarica del 2011, eseguita senza sub, solo con il Gps e in fretta, è stata quindi lacunosa.

Nives Concolino