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Perché scegliere Rossini?

Una scena dello spettacolo - PH Riccardo Gallini

La cambiale di matrimonio, una farsa di Rossini, proposta dal Conservatorio Maderna-Lettimi 

RIMINI, 8 ottobre 2025 – Rossini non è un banco di prova particolarmente adatto a un saggio di conservatorio. E non basta la breve durata – un atto unico – a rendere più leggera la fatica di chi deve affrontare vocalità fra le più impervie che si possano immaginare. Anche se il compositore aveva appena diciotto anni quando scrisse La cambiale di matrimonio (fu il suo primo titolo ad arrivare in palcoscenico, al San Moisè di Venezia nel 1810) non pensava certo a cantanti suoi coetanei.

Hovanes Shakhnazarian (Tobia Mill) – PH Riccardo Gallini

Invece per l’annuale produzione operistica realizzata dal Conservatorio Maderna-Lettimi è stata scelta proprio questa sua ‘farsa in musica’, su libretto di Gaetano Rossi. Fra l’altro per Rimini la produzione assume un significato particolare, perché prolunga anche la magra stagione operistica del Teatro Galli e, soprattutto, cade in concomitanza dei duecento anni dalla nascita del Liceo Musicale Lettimi, dal 2024 unificatosi con il Conservatorio Maderna di Cesena.

Pur non avendo ancora esperienza di palcoscenico il giovane Rossini aveva guardato – facendone tesoro – ai capolavori del passato: in particolare al Matrimonio segreto di Cimarosa, modello imprescindibile di comicità, rintracciabile soprattutto nell’aria d’ingresso di Slook e nel duetto tra i due ‘buffi’. Per valorizzarli però sono necessarie voci mature e, soprattutto, rotonde. Un vero peccato, dunque, che il basso-baritono armeno Hovanes Shakhnazarian, pur fisicamente credibile nei panni del non giovanissimo Tobia Mill (uomo d’affari londinese e padre di una ragazza in età da marito), sia apparso del tutto estraneo alla vocalità rossiniana, disinnescando così la comicità del personaggio.
Tutti orientali gli altri interpreti maschili, a cominciare dal giovanissimo Yunhe Zhao, disinvolto e molto spiritoso nel ruolo di Slook, mercante arrivato a Londra dal Canada: nella partita di giro tra i due, la cambiale dovrebbe corrispondere all’assegnamento di una moglie (ovviamente la figlia di Mill, il cui cuore però batte per un altro).  Dal canto sempre preciso e fluido il tenore Qiusheng Zhao, interprete dell’immancabile amoroso, mentre il maggiordomo di casa era il corretto bassobaritono Yang Yang. Italiane invece le due donne: il soprano Elena Bertozzi, una Fanny Mill dai mezzi vocali non particolarmente pregiati, ma musicale e spigliata; Bianca Tomaselli che, come cameriera Clarina, si è destreggiata nella sua aria, dove al mezzosoprano sarebbero richiesti affondi gravi tanto ironici quanto sensuali.
Molto migliore la situazione in buca: l’orchestra, formata da allievi e insegnanti, era diretta con piglio e determinazione da Paolo Manetti, docente del Lettimi-Maderna, che ha saputo ottenere una buona risposta dagli strumentisti, imprimendo un andamento sostenuto e brillante all’esecuzione musicale.

Piacevole a vedersi la messinscena, con la regia di Alfonso Antoniozzi, realizzata dagli studenti del biennio del corso di Scenografia (indirizzo Teatro dell’Opera e Spettacolo Musicale) dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, coordinati dai loro docenti.
Il sipario si apre su una Londra vagamente vittoriana, anche se – a misura che l’azione prosegue – l’orologio corre in avanti per arrivare agli anni sessanta, ben riconoscibili in arredi, abiti, acconciature; e sono piacevolmente retrò le immagini di quella Swinging London (animazioni video di Filippo Tadolini) che scorrono sul fondale e appartengono ormai al nostro immaginario. Significarono non soltanto i Beatles, il mito di Carnaby Street, l’avvento della minigonna, ma soprattutto l’inizio di una vera e propria rivoluzione culturale: per la prima volta i figli – e soprattutto le ragazze – cominciano a ribellarsi all’autoritarismo e ai modelli comportamentali dei padri, rivendicando il diritto a decidere in maniera autonoma. Proprio come Fanny con il padre Tobia. E grazie alla collaborazione di un Nuovo Mondo, qui rappresentato da Slook, assai più illuminato del Vecchio Continente.

Giulia  Vannoni