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Per una comunità aperta

Passato, presente, futuro, tutto si tiene direbbero i francesi. Per poter guardare avanti occorre saper guardare indietro, soprattutto quando compi 40 anni.

Icaro ci insegna che abbiamo saputo leggere il presente del momento quando abbiamo progettato le tappe di questa storia. Così è avvenuto nel 1981 quando i pionieri hanno pensato a Radio Icaro facendo nascere Comunità Aperta intorno all’idea di aprirsi nel voler essere comunità.

Poi nel 1994 quando il progetto è diventato diocesano. E ancora il primo nucleo di produzione audiovisiva chiamato Bottega Video, poi Newsrimini nel 2001 e la televisione subito dopo. Oggi, a un anno di distanza dall’inizio di questa pandemia, abbiamo scoperto ancora di più l’importanza dei mezzi di comunicazione.

Due anni fa in molti in Italia si preparavano o avrebbero voluto celebrare il funerale della televisione, poi il lockdown ne ha rilanciato con forza l’utilizzo tanto da farlo essere il media più utilizzato nell’ultimo anno con dati nuovamente in crescita. Del resto si era passati per l’annuncio della morte dei libri e della stampa in generale per riscoprirne invece una nuova vita.

Verrebbe da dire che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Letteralmente assume nuova forma. In questa prospettiva sta nascendo ad esempio IcaroPlay, il nuovo canale on demand per i contenuti televisivi e radiofonici di Icaro.

Ecco dunque le prossime sfide: guardare a questa storia per saper leggere il presente e guardare al futuro.

Alcune parole chiave. Multimedialità è la prima keyword. Sempre più saremo chiamati in questa sfida e la capacità vera per starci dentro non è fare del multimediale una moda, ma saper cogliere qual è il linguaggio e il canale migliore per dire quello che vogliamo dire.

Il medium è messaggio, scriveva McLuhan 50 anni fa, oggi comprendiamo meglio cosa intendesse dire proprio grazie alla multimedialità. L’altra keyword è relazione. Nel linguaggio tecnico si parla di transmedialità per intendere la partecipazione attiva dello spettatore alla costruzione del messaggio.

L’esplosione del fenomeno social media ci ha messo di fronte ad una evidenza con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro. Basti pensare alle rivoluzioni arabe scoppiate proprio 10 anni fa, alla diffusione a tappeto del fenomeno delle fake news o la preoccupante invasione delle parole di odio in rete, il cosiddetto hate speech.

Davanti a tutto questo, la sfida vera è saper creare comunità, fare comunità, fare comunicazione in una comunità di relazione aperta. Sembra quasi paradossale che il cerchio di questa sfida che in origine abbiamo chiamato proprio Comunità Aperta si trovi oggi a guardare avanti avendo queste due parole come sintesi del proprio futuro.

Francesco Cavalli