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Parrocchie, comunità vive

Chi qualche anno fa espresse riserve sulla nascita del “parrocchione” del Centro Storico di Rimini (così venne polemicamente chiamato dai contrari al progetto) dovrà ricredersi. La scelta di mettere insieme il cammino delle parrocchie del comune di Coriano (ed in particolare Ospedaletto, Cerasolo, Mulazzano e Coriano stessa), come le recenti nomine dei parroci per Riccione e Cattolica sono tutte nel segno di una “pastorale integrata” che quella scelta anticipava. “Pastorale integrata”, termine un po’ tecnico per indicare una condivisione tra progetti comuni, un camminare insieme delle comunità parrocchiali, non intese più solo come campanile, ma come comunione, soprattutto in una prospettiva missionaria, oggi non più rinviabile.

Le scelte
della Cei

I documenti stessi dell’Episcopato Italiano indicano con decisione questa direzione. Nella Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, la parrocchia viene presentata come la forma storica privilegiata che dà concretezza alla dimensione territoriale della Chiesa particolare, e più puntualmente, in quel documento se ne parla come di “bene prezioso per la vitalità dell’annuncio del Vangelo”, di “avamposto della Chiesa verso ogni situazione umana”, di “figura di Chiesa vicina alla vita della gente”.
Ben lontani dunque dal dichiarare la morte della parrocchia (più volte celebrata da chi l’aveva pastoralmente abbandonata) i Vescovi ne indicano la nuova prospettiva missionaria: “Noi riteniamo che la parrocchia non è avviata al tramonto; ma è evidente l’esigenza di ridefinirla in rapporto ai mutamenti, se si vuole che non resti ai margini della vita della gente”.

Una Commissione
per aprire al futuro

Il tema sarà ora studiato, analizzato, approfondito da una Commissione, che il vescovo Francesco ha appena nominato (vedi a fianco chi ne fa parte). La riflessione verrà poi proposta all’intero Presbiterio e alla Chiesa riminese.
Nel documento di nomina mons. Lambiasi suggerisce già alcune piste di lavoro, indicando la necessità di alcune importanti premesse di metodo.

Tre premesse
irrinunciabili

“La ‘conversione missionaria’ della parrocchia – afferma il Vescovo – implica l’assicurazione di alcune premesse, che, di quella irrinunciabile conversione, garantiscano l’autenticità e la reale efficacia.
La prima premessa, del tutto imprescindibile, è la promozione di una spiritualità della comunione, che «ispira un reciproco ed efficace ascolto tra pastori e fedeli, tenendoli, da un lato, uniti a priori in tutto ciò che è essenziale, e spingendoli, dall’altro, a convergere normalmente anche nell’opinabile verso scelte ponderate e condivise», scriveva Giovanni Paolo II, nella Novo Millennio Ineunte (n. 45).

Inoltre una parrocchia missionaria richiede preti più pronti alla collaborazione nell’unico presbiterio, più attenti nel sostenere la formazione dei laici, nel promuovere carismi e ministeri, nel creare spazi di effettiva partecipazione. Al riguardo non si dovrà mai appannare la verità affermata con forza dal Vaticano II: «I sacerdoti costituiscono col Vescovo un unico Presibterio» (LG 28).

In terzo luogo, poiché non si dà missione efficace, se non dentro uno stile di comunione affettiva ed effettiva, occorre «integrare in unico cammino pastorale sia i diversi operatori pastorali che esistono oggi, sia le diverse dimensioni del lavoro pastorale»: così Papa Benedetto ha definito la pastorale integrata. Soltanto in tale quadro più ampio si possono pensare criteri di ridistribuzione del clero e di revisione dell’attuale organizzazione delle parrocchie sul territorio”.

Il coinvolgimento
del Popolo di Dio

Il Vescovo è cosciente che, “perché tale operazione, complessa e delicata, non risulti di pura “ingegneria ecclesiastica” – che rischierebbe peraltro di far passare sopra la vita della gente decisioni che non favorirebbero lo spirito di comunione né risolverebbero efficacemente il problema – occorre attivare un processo, che preveda il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio”.

La Commissione, che lavorerà in stretto collegamento con il Vicario Episcopale per la pastorale, ha un triplice compito: di studio, di proposta e di animazione.
Lo studio riguarderà i principi ispiratori e le radici mistiche ed etiche che fondano e sostengono la pastorale integrata; la situazione attuale del nostro presbiterio e quella prossima futura; le esperienze in atto nelle diocesi che per il loro profilo sociologico, culturale e pastorale sono più vicine alla nostra.
La proposta e l’animazione comprendono tutte quelle iniziative, esperienze, ipotesi, sperimentazioni, che sarà opportuno prendere in attenta considerazione, avviare e valutare per poter orientare e sostenere il processo indicato. (GvT)