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Papa-terapia per genitori

Ecco la Papa-terapia, che si declina, parola di Papa Francesco in Messico, in due azioni: l’affetto-terapia per i più piccini e l’ascolto-terapia per i ragazzi e gli adolescenti. Non c’è dubbio: i bambini hanno bisogno di amore. Il calore umano, il contatto intenso, fatto di scambi psicologici e biochimici, e la protezione che si sono impressi nell’intimo durante la vita intrauterina devono trovare continuità anche nella vita postnatale, specie nei primi anni di vita.
I bambini lasciati soli nelle culle e deprivati di affetto attraversano stadi di depressione sempre più profondi, fino a lasciarsi morire.
Ma i nostri figli soffrono anche per l’eccesso soffocante di attenzioni sbagliate, altra forma di non amore, che si caratterizza per la saturazione dei desideri e l’assenza di autentico amore. Sensi di colpa, frenesie della vita, turbamenti adolescenziali tardivi, assenze colpevoli trasformano alcuni genitori in bancomat automatico del desiderio non espresso dal figlio, ma anticipato o indotto dal genitore stesso. Insomma l’affetto-terapia non è legata alla quantità delle attenzioni riversate in eccesso o in difetto, ma alla autenticità dell’amore. Non è una questione secondaria: nell’epoca dei social, l’autenticità dei sentimenti è una faccenda decisiva. Patetici post annunciano amori eterni, cancellati dal click successivo.
Il Papa ha una parola anche per i più grandicelli. Inutile sottoporli a fiumi di parole, rimproveri, chiacchiere e consigli, meglio, molto meglio ascoltarli: è l’ascolto-terapia. E già, perché noi adulti siamo estenuati dai silenzi degli adolescenti: non ce ne siamo accorti, ma da molto tempo gli adolescenti hanno smesso di parlarci. Ignoriamo gran parte del loro mondo interiore e ci accontentiamo di controllarli attraverso i cellulari: ma i 2/3 dei ragazzi, secondo una ricerca, mente circa i propri spostamenti e le attività svolte rispondendo alla telefonata della mamma che implacabilmente chiede “dove sei?”, per placarsi grazie alla pietosa e scocciata mezza bugia del figlio. Alcuni genitori, con malcelato orgoglio, conquistano l’amicizia facebook con i loro figli per conoscerli un po’, coprendosi di ridicolo nel tentativo di socializzare on line con il figlio adolescente che chatta nella sua cameretta a pochi metri dalla madre e dal padre.
Ecco, l’ascolto-terapia parte dall’abc della relazione: innanzitutto esserci, ascoltare, avere un vero e reale interesse per il figlio. E anche qui entra in gioco l’autenticità. Affetto-terapia e ascolto-terapia vanno bene, anzi benissimo: ma chi farà l’autentico-terapia ai fragili adulti social dei tempi di oggi?

Tonino  Cantelmi