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PAPA FRANCESCO Sine glossa

Scrivere di Papa Francesco dopo tutto quel che si è letto e detto nell’ultima settimana, pensando poi di proporre qualcosa di originale, non mi si addice davvero. Però è doveroso anche da parte mia, perché io come tutti coloro che non l’hanno solo ascoltato, ma hanno anche cercato di mettere in pratica il sentiero indicato, non posso non essergli grato per avermi spinto a vivere, con gusto e gioia, il mio essere cristiano. Francesco, scegliendo quel nome e indicandone le motivazioni, ci ha portato una ventata di aria nuova. Come il primo Francesco, in un momento difficile di vita della Chiesa, Bergoglio ha scelto di vivere il “vangelo sine glossa”, senza troppi apparati, senza distinzioni, senza aggiunte che possano alterarne la freschezza o sminuirne la radicalità. Questo lo ha reso libero di esprimere giudizi senza alcun impianto ideologico, che non fosse il riferimento continuo al Vangelo. Era perciò difficilmente catalogabile, come è stato evidente in questi giorni, dove ognuno lo ha tirato per la giacchetta anche nella bara, quando è stato celebrato in morte da tanti che non hanno mai raccolto le sue raccomandazioni da vivo. Per me cristiano, nato con il Concilio Vaticano II, le sue posizioni erano assolutamente comprensibili e legittime, anzi necessarie, addirittura doverose per chi vuole vivere la fede oggi. Ci ha proposto, anche con la sua vita, le sue scelte, un cristianesimo che trova il suo rapporto con Dio anche nel volto del fratello. Ecco da dove nasce la lotta per il creato, la ricerca instancabile della pace, la denuncia della pazzia della guerra e degli armamenti, la difesa dei deboli, degli ultimi del mondo (e come avrebbe potuto, nella logica evangelica, escludere i bambini abortiti?).

Ci ha poi indicato la fede in un Dio che ha scelto di essere pienamente (“vero”) uomo e che dunque si esprime con tutto il bagaglio del sentire dell’uomo: il sorriso, la battuta, l’abbraccio, anche il fuori luogo, come certe sue esternazioni… Ha avvicinato la figura lontana e “sacra” del Papa a quella di un Gesù che cammina fra la sua gente, mette i bambini al centro, si ferma con lo storpio, tocca il lebbroso, sta con il suo gregge, tanto da averne l’odore. Una umanità che, alla faccia di chi l’ha combattuto con una determinazione da eretici, è entrata nel cuore della gente, di tanti, anche di chi ancora oggi non crede, ma che certamente è più vicino alla fede, proprio per averlo incontrato e sentito vicino, magari con una telefonata, un invito a dialogare, un documento bellissimo con la Fratelli Tutti.

Ma è proprio la sua proclamazione del Vangelo sine glossa che ha portato alcuni ad avversarlo… Del resto il Gesù del Vangelo continua a essere “segno di contraddizione”. E lui lo è stato per molti di noi, un po’ spenti, quasi addormentati nella fede, incapaci di cogliere la vera novità che quest’uomo anziano venuto dalla fine del mondo proponeva: il tornare al Vangelo, senza troppi se e senza troppi ma.