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Fraternità, l’eredità di Papa Francesco

Nel 2019 il riminese prof. Stefano Zamagni è stato nominato da Papa Francesco presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, primo italiano a ricoprire questo incarico. Durante il suo servizio alla Santa Sede, nell’ottobre del 2020, il Papa ha pubblicato l’enciclica sociale Fratelli Tutti. Sono stati certamente anni di intensa collaborazione, ma Zamagni non intende raccontare aneddoti personali, vuole soprattutto concentrarsi sui contenuti e le scelte del suo magistero.

Cosa resta della figura di Papa Francesco?

“Tantissimo davvero. Mi piace dapprima fare memoria della sua non comune capacità di accogliere la sofferenza come occasione di consolazione. Chi lo ha frequentato, negli ultimi mesi di vita terrena, può dare testimonianza della sua disposizione d’animo nei confronti della sofferenza. Fino all’ultimo ha mantenuto per sé e per chi gli era vicino una atmosfera di normalità; non ha permesso che la malattia occupasse interamente la sua esistenza e che colorasse di nero tutta la sua vita”.

Qual è il dilemma in cui si dibatte la Chiesa di oggi?

“È dall’inizio del pontificato che Francesco ha dimostrato di avere compreso cosa significhi la fine della cristianità – che è l’involucro storico del Cristianesimo – quale si è materializzato al temine della lunga stagione della modernità.

Celebre, al riguardo, il discorso rivolto ai membri della Curia Romana nel novembre 2019 nell’occasione degli auguri natalizi. In quella sede, sottolineò con forza la differenza tra Cristianesimo e cristianità, chiarendone le implicazioni concrete.

Se la Chiesa di oggi vuole restare ancorata al suo fondamento deve affermare che il Cristianesimo non è un’etica; d’altro canto, per convincere il mondo della sua cogenza, la Chiesa deve portare il suo messaggio sul piano dell’etica”.

Non è un dilemma facile da sciogliere…

“Sciogliere un tale dilemma è stato il suo sforzo continuo, uno sforzo non sempre apprezzato e non sempre compreso. Il fatto è che l’evangelo è un messaggio di speranza, ma non esclude, anzi esige che ve ne siano altri. Nello svolgere la sua missione, la Chiesa cerca e incontra la risposta di un uomo soggetto alle onde della storia. Come viva quest’uomo, quali siano le sue possibilità di realizzarsi non sono fatti estranei e indifferenti alla evangelizzazione, poiché da essi dipende la risposta che l’uomo darà. Ecco perché la Chiesa – insisteva Francesco – non può non interessarsi alla sorte dell’uomo in questo mondo e allo sviluppo della sua esistenza naturale. È questo il nucleo duro del realismo storico di Papa Francesco”.

Quale significato e impulso hanno dato le encicliche di Papa Francesco?

“Certamente uno straordinario impulso. l’Evangelii Gaudium (2014), la Laudato Sii (2015), e soprattutto la Fratelli Tutti (2018) hanno dato all’affermazione della fraternità come principio di organizzazione sociale e al progetto dell’ecologia integrale. La portanza della fraternità non è la medesima di quella della fratellanza e neppure della solidarietà.

Mentre la fratellanza è il principio che dice dell’appartenenza di un insieme di persone ad una specifica comunità di destino, la fraternità è un principio trascendente che ha il suo fondamento nel riconoscimento di una universale appartenenza. La fratellanza unisce gli amici, ma li separa dai non amici; rende soci – come si legge nella Fratelli Tutti – e chiude gli uniti nei confronti degli altri. La fraternità, invece, è universale e crea fratelli, non soci. Il gesto di Caino suggerisce che la fraternità non deriva dal sangue. Il suo presupposto è piuttosto nel riferimento al legame che ci rende custodi gli uni degli altri”.

Nella Fratelli tutti si distingue anche fra fraternità e solidarietà…

“Certamente non sono la stessa cosa. Mentre la solidarietà è il principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è il principio che consente ai già eguali, nei loro diritti e nella loro dignità, di esprimere in modo diverso il proprio potenziale di vita, permettendone la fioritura umana. La compresenza di eguaglianza e diversità (non già, si badi, differenza) è ciò che distingue in modo singolare il principio di fraternità, che è il vero presupposto della libertà in senso positivo, cioè della libertà come autodeterminazione”.

Ma cosa fa davvero la differenza?

“La buona società in cui vivere non può accontentarsi dell’orizzonte dalla solidarietà, dato che mentre la società fraterna è anche solidale, il viceversa non è vero. Cosa fa la differenza? La gratuità. Dove questa manca non può esserci fraternità. La gratuità non è virtù etica, come è la giustizia. Essa concerne la dimensione sovra-etica dell’agire umano; la sua logica è quella della sovrabbondanza e non quella dell’equivalenza come è il proprio della giustizia. Innumerevoli le volte in cui Papa Francesco ha insistito sul punto che la fraternità va oltre la giustizia.

In una società solo giusta non vi sarebbe posto per la speranza, dato che questa si nutre di sovrabbondanza. Riusciamo allora a comprendere il senso proprio di quella sorta di «Stele di Rosetta» dell’opera di Francesco che è il « Progetto dell’Economia di Francesco », da lui lanciato il 1° maggio 2019 e rivolto in primis alle giovani generazioni. Sono oltre novanta i paesi in cui tale progetto sta già avendo risultati concreti, anche se i media non ne parlano”.

Molti temono che Francesco sia abbandonato e dimenticato…
“Francesco non correrà certo il rischio dell’oblio, né quello della pietrificazione in un mito. Il suo messaggio e la sua testimonianza di vita si espanderanno, tanto più quanto meglio, fuori da pregiudizi ideologici, ne verrà compresa la forza profetica”.